Applaudite ma non esultate”: questo è il messaggio delle autorità giapponesi al popolo in occasione della ripartenza della fiamma olimpiaca per i prossimi giochi estivi.

Per quanto possa sembrare paradossale è un invito in perfetto stile nipponico: garbo e pari rispetto di chi si ha accanto, in questo caso evitando comportamenti che possano compromettere le necessarie precauzioni igieniche.

Ritardata di un anno per l’esplosione della pandemia, adesso, la più antica competizione sportiva dell’umanità ancora praticata, ritornerà a celebrarsi con le adeguate misure di sicurezza sanitaria, prima fra tutte l’assenza di ospiti dall’estero.

Occorre ripartire, quindi, è l’esempio che ci viene dal Giappone, ma con responsabilità e … con “memoria” ci permettiamo aggiungere noi.

Un anno fa abbiamo vissuto la Pasqua con gli occhi lucidi per le immagini dei camion militari che trasportavano bare di morti per covid-19, del presidente Mattarella armato di mascherina davanti al milite ignoto, di papa Francesco da solo a baciare il crocifisso posto in piazza san Pietro.

Adesso che la parola “vaccini” ha superato come citazioni la parola “covid-19” e si incomincia a vedere la luce oltre il tunnel, non bisogna dimenticare quanto è stato e soprattutto quanti hanno dato il proprio contributo per superare quest’ardua prova per l’intera umanità.

Dietro i numeri dei contagi ci sono storie di persone morte, di sanitari e volontari in prima fila, di lavoratori ed imprese piegati economicamente; si sono raccontate anche vicende di coraggio e di pari meschinità nel cercare di approfittare del momento.

“… la testimonianza è trascinante” amava dire Giovanni Paolo II, soprattutto adesso, aggiungiamo noi, perché è proprio in questo delicato momento di disorientamento per l’improvviso scenario in cui ci siamo trovati impreparati, che ogni singola azione sprigionata dal più piccolo dei nostri gesti si fa luce e può diventare faro per un’intera comunità. Con questi sentimenti dunque accettiamo l’invito ad applaudire per i tanti segnali di “ripartenza” ed il pari monito a “non esultare” per i tanti insidiosi pericoli che ancora possono corromperci.

Per quanto ci riguarda, nel dare la nostra piccola testimonianza, dunque, accogliamo il paterno invito dell’arcivescovo Lomanto a vivere la Pasqua nella consapevolezza che il sacrificio della morte sarà vinto dalla resurrezione, perché “Gesù desidera stare con noi”.

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