La voce della chiesa del silenzio ha risuonato nel cammino della Chiesa del Novecento con un’energia invisibile che ha certamente contribuito a far crollare una delle più grandi utopie che la storia abbia mai conosciuto

Un cammino lungo e travagliato che ha segnato indelebilmente non soltanto il cammino dell’Est europeo, ma le pagine di storia della Chiesa universale, è quello vissuto dalla Chiesa del silenzio. Decenni di silenziosa sofferenza vissuta in situazioni inimmaginabili per custodire la verità della fede in Gesù Cristo. I credenti dell’intero blocco dell’Est europeo, dominato dalla politica del comunismo imposto dall’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) hanno vissuto persecuzioni di ogni genere rivolte a tutte le chiese cristiane e, in particolar modo, alla Chiesa cattolica perché venisse scoraggiato ogni possibile intervento di Roma. I Paesi sottomessi dal dominio dell’URSS (Polonia, Romania, Ungheria, Cecoslovacchia) economicamente e schiacciati in ogni libertà con l’unico intento di azzerare ogni segnale di adesione alla fede cristiana. Nella stessa Russia, paese intessuto al suo nascere dal segno sacramentale del Battesimo voluto, come narrano le cronache del tempo, dal principe Vladimir, nipote della regina Olga già convertita al cristianesimo nel 957, nel 988 sulle rive del fiume Dnepr.

L’avvento dei regimi comunisti fu accompagnato dalla scelta politica di una guerra assoluta al cristianesimo al fine di consentire un controllo assoluto del regime e imporre l’ateismo di Stato . Il cattolicesimo venne considerato acerrimo nemico dello Stato comunista che temeva ogni tipo di influenza da parte della Santa Sede e per tale ragione perseguitò in ogni modo tutti coloro che si dichiaravano cristiani. Decenni di aperta caccia agli uomini di fede. Vescovi e sacerdoti arrestati con l’accusa di complotto contro il governo comunista senza alcuna prova, incarcerati con le accuse più false quali attività di spionaggio, tradimento allo Stato… e vergognosamente vessati. Chiese distrutte o requisite dallo Stato, spogliate da ogni bene, trasformate in magazzini o abbandonate. La persecuzione religiosa non escluse i fedeli laici. Licenziati dai posti di lavoro o declassati a ruoli inferiori negli stessi. Un chirurgo, ad esempio, veniva dichiarato incapace di svolgere il proprio lavoro e destinato a lavori ausiliari di pulizie; lo stesso accadeva a dirigenti, professori, ingegneri… Chi non sottostava rigorosamente ai dettami della politica sovietica doveva essere eliminato in vari modi: perdita di ogni diritto, dal declassamento al licenziamento, alla prigionia in ospedale psichiatrico dove le torture erano all’ordine del giorno, al campo di lavoro, alla morte che sopravveniva per disperazione e stanchezza. Famiglie intere ridotte in assoluta povertà. La storia deve ancora consegnarci parti importanti di settanta anni di regime sovietico. Ma la fede trova sempre strade nuove, alternative, silenziose, clandestine. La fede cristiana, di per sé generativa, da sotto i massi (espressione cara ad Aleksandr’ I. Solženicyn), continuò la sua opera evangelizzatrice. Scrittori, teologi, intellettuali iniziarono a scrivere, rimanendo in clandestinità e diffondendo, con un sottile metodo di vie artigianalmente clandestine, manoscritti, romanzi, documenti su quanto accadeva, testi poetici e di altro genere. Nacque così la letteratura del samizdat, una letteratura che camminava su corsie alternative per giungere in Occidente. Si consegnavano di mano in mano gli scritti ad amici e conoscenti per farli giungere dove fosse possibile la pubblicazione. Così, ad esempio, giunse in Occidente il famoso scritto di Boris Pasternak ‘Il dottor Živago’, importante romanzo a carattere storico che rivelò passaggi fondamentali sulla prima rivoluzione russa del 1905. La letteratura clandestina del samizdat diede voce a testi di insigni studiosi (filosofi, storici, intellettuali di vario genere) che  divennero pietre miliari, per decenni, solamente nell’Occidente europeo e che, ancora oggi, sono considerati studi imprescindibili per comprendere la ricerca filosofico-religiosa della Chiesa del silenzio.

La Chiesa Cattolica, in particolar modo la diplomazia vaticana, ha sempre seguito con apprensione quanto accadeva nel blocco dell’Est europeo attraverso le nunziature (che vennero chiuse!) e le testimonianze dei responsabili delle Chiese. Era comunque dovere della Santa Sede muoversi con prudenza per evitare ulteriori accanimenti verso tutti i cristiani. Si dovette attendere il disfacimento dell’URSS per iniziare a sapere quanto accadeva nelle carceri, negli ospedali psichiatrici e nei campi di lavoro. Diverse associazioni e comunità si sono adoperate instancabilmente per decenni con l’intento di dare voce ad un silenzio ricco di contenuti imprescindibili per la riflessione teologica e il cammino di fede dell’Europa intera. All’ambito prettamente intellettuale si affiancarono centinaia di uomini e donne, vescovi, sacerdoti e laici che offrivano il loro contributo per aiutare la chiesa del silenzio ad andare avanti. Da un lato l’aiuto economico per le famiglie che rimanevano isolate ed escluse dalla normale vita sociale ed alle quali spesso venivano portati via i figli per educarli alla cultura atea; dall’altro lato l’aiuto ad avere testi liturgici, copie del Vangelo, dei principali documenti della Chiesa, di testi di studio per i seminari e le facoltà teologiche. Ogni occasione diventava opportunità per dare aiuto. Viaggi turistici vedevano i partecipanti coraggiosamente muniti di piccoli vangeli tascabili, immagini sacre, testi del magistero ben nascosti nei bagagli e camuffati (fra questi il nostro compianto direttore don Giuseppe Lombardo, ndr). Alcuni sacerdoti riuscivano persino a celebrare la Messa clandestinamente munendosi di piccolissimi frammenti di particole consacrate e sostando silenziosamente all’interno di chiese trasformate persino in museo dell’ateismo come, ad esempio, la cattedrale della Vergine di Kazan a Pietroburgo. La voce della chiesa del silenzio ha risuonato nel cammino della Chiesa del Novecento con un’energia invisibile che ha certamente contribuito a far crollare una delle più grandi utopie che la storia abbia mai conosciuto, quella dell’URSS.

È straordinario pensare come tanti uomini e donne, religiosi e laici, abbiano dedicato tempo e passione per liberare dall’imposizione del silenzio e dal rischio della clandestinità fratelli di cui non si conoscevano direttamente storie e volti. È dovere di tutti rileggere le tante testimonianze giunte a noi, continuare il lavoro di scavo far emergere la verità e ascoltare la voce di chi ha pagato personalmente per custodire la verità del vangelo di Gesù.

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