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Cinema in Cammino: Reporter e fotografi secondo Hitchock

Cinema in Cammino: Reporter e fotografi secondo Hitchock

Titolo della settimana: La finestra sul cortile  di Alfred Hitchock, 1954.

Quando arriva l’estate o il suo profumo, ci sono film che tornano sempre alla mente richiamando la bella stagione in arrivo. Uno di questi è Rear Window, la finestra sul retro, da noi La finestra sul cortile, anno di grazia 1954 e secondo dei tre film consecutivi che il grande regista, a cui diamo il benvenuto in questa rubrica, girò con protagonista femminile “Ghiaccio bollente”, Grace Kelly; gli altri due sono, sempre del 1954: Il delitto perfetto e Caccia al ladro, quest’ultimo girato nel Principato di Monaco, dove la donna di ghiaccio si sciolse davanti alla Corte del Principe Ranieri che la sposò nel 1956 portandosi via una delle stelle più luminose dello star sistem hollywoodiano, facendola diventare come nelle fiabe, la Principessa Grace di Monaco. Il resto è storia, purtroppo triste. Ma torniamo al 1954,tratto da un romanzo di Cornell Wooldrick la pellicola fu girate interamente negli studi della Paramount in un teatro di posa a Los Angeles.

La storia è arcinota. Estate a Manhattan, caldo torrido, il fotoreporter Jeff è bloccato a casa causa una frattura ad una gamba, davanti a lui un vasto e variegato cortile, che osserva munito di teleobiettivo dalla sua ampia finestra  che pian piano si trasforma in palcoscenico che anche noi spettatori cominciamo ad osservare via via in maniera più ossessiva e passiva insieme al protagonista, un monumentale James Stewart, uno dei preferiti di Hitch insieme a Cary Grant e quasi ci serviamo dei suoi strumenti, teleobiettivi, binocoli e macchine fotografiche. “Scommettiamo che 9 persone su 10 se vedono dall’altra parte una donna che si spoglia prima di andare a letto o semplicemente un uomo che mette in ordine una stanza, non riescono a trattenersi dal guardare? Potrebbero distogliere lo sguardo, dicendo non mi riguarda, potrebbero chiudere le persiane e invece non lo fanno, stanno lì a guardare“. Questo era l’Hitchock-pensiero riguardo al film e così faceva James Stewart, spiava, per noia per curiosità ma spiava. Zio Alfred, per me che ci sono cresciuto e subito amato, gioca sull’effetto cinema-cinema, trasformando la realtà virtuale in visione cinematografica. Come lo spettatore guarda la vita del protagonista sullo schermo, che a sua volta guarda le vite degli altri e il tutto sotto lo sguardo del genio che guarda il pubblico guardare Jeff guardare Raymond Burr, tutto  come in un gioco di specchi. Vite, racconti e piccole storie si susseguono con un unico comune denominatore: l’Eros, ed anche lo stesso Jeff non ne è immune, perché si trova a fare i conti con la corte serrata della bellissima Lisa Carol Fremont, sofisticata donna dell’alta società di Manhattan. Altra figura fondamentale della pellicola è Stella, anziana infermiera del reporter, interpretata da Thelma Ritter, la miglior caratterista femminile della Hollywood degli anni d’oro, che ammonisce di volta in volta Jeff dandogli del guardone. Il film è ancora oggi un esempio di modernità assoluta e messa in scena cinematografica in grado di creare tensione psicologica alternandola al thriller e alla miglior commedia, l’arte di  Alfred Hitchock trasforma il condominio su cui si affaccia la finestra il simbolo del microcosmo umano, accompagna il tutto la stupenda colonna sonora di Franz Waxam.

In questa piccola e variegata comunità Jeff non si annoia, anzi sceglie di volta in volta cosa guardare o su chi posare la sua attenzione, fino a quando un giorno accade qualcosa. Anche in questo film tra le tante scene passate alla storia c’è tempo per una fugace e ormai abituale apparizione di Htch che si fa riprendere mentre sistema un orologio nella casa di un pianista. Dal 1926 con L’inquilino è stato un crescendo di emozioni. Zio Alfred ha creato macchine di divertimento puro, regalando pagine immortali Notorius, Rebecca, Caccia al ladro, La donna che visse due volte, Intrigo internazionale, Psycho, Gli uccelli e Mi voglio fermare. È stato soprannominato il mago del brivido, io lo definirei mago del cinema, per la sua capacità di far irrompere l’orrore nella vita quotidiana, ma attenzione, mai gratuitamente e sempre con classe e ironia. Questo capolavoro ne è la riprova .

Arriva l’estate, lasciate le finestre aperte e buona visione

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