Yin e yang. L’energia positiva e la luce negativa. L’armonia e il conflitto. Anche con una mascherina << per far riflettere sulle contrapposizioni generate dalla pandemia nella nostra società. Fra chi ha vissuto il virus in prima persona e chi continua a negare strenuamente; fra i no mask e i no vax e chi ha dedicato tutto il proprio sapere per trovare l’antidoto, il vaccino>>. La foto del sortinese Luca Pizzuto è fra quelle selezionate da Oliviero Toscani per il progetto “Cúcú” – «come la sorpresa dell’inatteso, come il cuculo che fa le uova nei nidi altrui», dice il grande fotografo -: immagini che testimoniano il nostro tempo in una campagna di affissione sui pannelli digitali sparsi per Milano, di immagini che non “vendono niente” ma fanno pensare, accendono una idea. Nel regno dominante di Instagram e della bulimia delle immagini, bombardati da milioni di foto “usa e getta”, ecco la sorpresa. In un “manifesto”, la forma di comunicazione più semplice e “antica”,  «il mezzo più proporzionale ed efficace di comunicazione: ciò che si vede per strada e nei luoghi pubblici, semplicemente alzando lo sguardo, mentre si cammina, senza filtri», dice Toscani, che sarà a Siracusa per il concorso “Elogio della bruttezza” organizzato da connessioni studenti Siracusa e della parrocchia san Paolo apostolo.. Così fra le pubblicità di auto e moto, integratori alimentari, scarpe e vestiti, il prossimo evento (online) e il “Go” del Comune per «la città che si muove», ecco che in trenta luoghi di Milano è apparsa una fotografia. Curiosa, intrigante, sorprendente. Senza parole. Solo “Cúcú” e la firma dell’autore dello scatto. Un viso dietro un’agenda, una mucca “spezzata” da un muro, una batteria di facce strane, una ragazza che conta i giorni, il tenero abbraccio a una nonna, azioni bizzarre, la mascherina in stile “yin e yang”… Quella di Luca. Il bianco e il nero. Che ci invita in fondo a scegliere da che parte stare. Se semplicemente e timidamente credere o fare di più. Essere credibili. Farci testimoni, pietre vive. In questo numero di “Cammino”, sono tanti gli esempi che vanno in questa direzione. A cominciare dal giudice “beato” Rosario Livatino. Ma anche dalle preziose parole dell’Amoris Laetitia per una famiglia realmente lievito e anima della società. La famiglia dimenticata dallo Stato e dalle politiche sociali al punto da condannare l’Italia (e Siracusa) alla povertà demografica. Un Paese povero di figli. A noi la scelta, allora. Decidere da che parte stare, quali politiche attuare, quale città e società vogliamo. A noi far valere la “differenza cristiana”. Non solo a parole, nei buoni propositi. Ma nei fatti. Con la nostra testimonianza. Perché <<non basta – aveva ragione Livatinoessere credenti. Occorre essere credibili>>. Facciamo simbolicamente cadere la mascherina. E mettiamoci la faccia.

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