Il filo di Arianna
“Non basta essere credente, occorre essere credibile“, questa citazione di Rosario Livatino vuole essere il filo conduttore di questo numero di Cammino.
Partiamo da una Siracusa tanto bella quanto impossibile, che con tenacia lotta per riavere le rappresentazioni classiche e quindi trarre forza dal suo passato ma che vede compromesso il suo futuro da un sempre più evidente calo demografico.
Una diocesi che si stringe attorno al suo arcivescovo per riflettere sul significato stesso di “comunità” e che con la sua guida, in occasione dell’anno dedicato alla famiglia, continua un percorso di riflessione e maturazione alla luce dell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”.
Anche la chiesa di Siracusa è impegnata, infatti, a dare dimostrazione della sua “credibilità” nelle opere messe in campo per rispondere alle esigenze del momento e quindi come non parlare dell’assistenza delle persone che stanno pagando il prezzo più alto alla pandemia: gli anziano. Lo sforzo messo in atto, con le difficoltà del caso, che ci viene dal centro Ain Karim più rappresentare un significativo punto di riferimento per fare meglio e di più.
Sappiamo come questa nostra terra viva e soffra da tempo grandi contraddizioni – le tensioni sulla crisi industriale i diversi approcci alle istanze ecologiste ne sono un esempio – tuttavia il suo essere “provincia” non ha mancato di renderla protagonista a livello nazionale del cosiddetto “sistema Siracusa”, la grave ferita che ha coinvolto l’amministrazione della Giustizia, e che ha trovato al suo interno la forza per contrastare l’incredibile potere distorcente e condizionante di pochi a danno di molti. Per questo abbiamo dedicato uno spazio all’esempio di Rosario Litavino proprio con i contributi di chi, con ruoli diversi, fa rivivere a Siracusa la testimonianza del Giudice ragazzino.
Consapevoli che è comunque nella cronaca di tutti i giorni che matura la “santità”…