“ (…) Con la conseguenza che l’aver mancato una bella opportunità per rivivere quella storica giornata – e farla conoscere a chi è più giovane – oggi ci rende tutti, inevitabilmente un po’ più poveri. (…)”.
Lo scrivevo in uno dei miei Ex Post di un paio di settimane fa a proposito del fatto che la Città non avesse minimamente ricordato – nonostante la fresca, allora, frenesia olimpica – lo storico primo approdo sul suolo italiano, proprio a Siracusa, sessantuno anni fa della Fiamma Olimpica in occasione dell’Olimpiade di Roma 1960.
Sono assolutamente consapevole che auto-citarsi non è mai bello. Nella migliore delle ipotesi si passa per narcisi imbevuti di “io”. E’ un rischio che scelgo di correre consapevolmente perché questo passaggio relativo all’occasione mancata torna, forse in maniera ancora più prepotente, oggi nel giorno in cui ricorre il 30/mo anniversario della scomparsa di Concetto Lo Bello, uno dei figli più illustri della storia recente della città. Lo Bello l’arbitro (per antonomasia); Lo Bello l’uomo che a metà degli anni sessanta fu tra i primi a intuire quanto l’impiantistica sportiva potesse essere una poderosa leva per far crescere un territorio (e la Cittadella che sulla Balza di Akradina porta il suo nome lo sta a testimoniare); Lo Bello il sindaco – anche se solo per un breve periodo in un momento storico nel quale i governi nazionali e, a cascata, quelli cittadini osservavano una sorta di turn over accelerato -; Lo Bello parlamentare e, da ultimo, Lo Bello presidente della Federazione Italiana Giuoco Handball capace di dare lustro a una disciplina sportiva “minore” – la pallamano – che ancora oggi, in certi momenti, sembra vivere di quella straordinaria rendita che seppe costruire negli anni Ottanta.
Così, una Siracusa che appare sempre più distratta, ha mancato oggi un’altra bella opportunità. Il resto, poi, l’ha fatto la pandemia: la cerimonia alla quale i familiari – con il figlio Rosario in testa – hanno lavorato a lungo, con impegno e passione (assieme ad un gruppo di amici) e che avrebbe dovuto avere come straordinario scenario il Parco archeologico della Neapolis, alla fine è stata rinviata. Se ne parlerà, con ogni probabilità, il prossimo anno. Una scelta dettata dal senso di responsabilità considerata l’attuale evoluzione della pandemia sul nostro territorio.
La mia strada si è intrecciata diverse volte, e in diverse occasioni, con quella di Lo Bello. Uno dei primissimi ricordi risale a oltre 50 anni fa quando “l’arbitro Lo Bello” piombò un pomeriggio dei primi anni settanta al campo-scuola “Pippo Di Natale” dove frequentavo il centro di addestramento al calcio. Naturalmente l’allenamento venne sospeso, lui si fermò a parlare con noi bambini. Anche se la cosa più bella fu poi raccontare a papà e mamma di quell’incontro avuto con quel personaggio così importante che soltanto pochi giorni prima avevano visto in tv in qualche spezzone di partita alla Domenica sportiva (programma cult di mio papà). Gli altri incroci avvennero molto più avanti, furono più frequenti e si articolarono tra la sua agenzia di assicurazioni presso la quale andavo a pagare il premio annuale per la mia auto e gli incontri nella sede romana della federazione di pallamano, nei palazzetti dello sport in giro per l’Italia, nei tornei estivi che si moltiplicavano e che fecero ad un certo punto dell’Italia uno degli snodi principali del movimento sportivo internazionale dell’handball giovanile. Io giovane arbitro di pallamano, lui i “presidentissimo”. Incroci continuati anche quando, giovane cronista, frequentavo Palazzo Vermexio, a caccia di qualche notizia, di qualche anticipazione. Tutto ciò senza dire delle tante occasioni legate a convegni e congressi, iniziative di partito, visite di alti esponenti delle istituzioni e, non da ultimo, alla Cittadella dello Sport per seguire l’Ortigia approdata frattanto nell’élite della pallanuoto tricolore.
Indelebile, naturalmente, anche l’ultimo frame, la sera di lunedì 9 settembre del 1991. Mentre Rosario, intervenendo al telefono in tv a “Il processo del lunedì” di Aldo Biscardi, annunciava che il papà aveva preso commiato dalla vita terrena, io ero sotto casa di Concetto Lo Bello. Oggi mi sembra evidente che fossi lì, probabilmente, non tanto per fare il cronista quanto per non mancare la possibilità di un ultimo, sia pur indiretto, incrocio. Ricordo il febbrile arrivo di tanti, lo spargersi in un baleno di quella notizia, il mio telefono che iniziò a squillare e dall’altro capo del filo colleghi, redazioni, che da tutta Italia volevano notizie, aggiornamenti. Scrissi i miei pezzi provando a tenere a bada la marea montante della commozione che i tanti ricordi personali mi provocavano.
Ed è la stessa commozione che oggi, 30 anni dopo, scrivendo queste righe mi coglie ancora. Sono assolutamente convinto che ricordare, fare memoria, sia assolutamente imprescindibile e che questo non possa mai “liquidarsi” come una mera operazione-nostalgia: peccato che Siracusa, oggi, con Concetto Lo Bello non lo abbia fatto e sia malamente finita… in fuorigioco.
[*] Ex Post (nel senso che volevo scrivere un post ma è venuto troppo lungo…)