Carissimi,
mi è gradito indirizzarvi questo breve messaggio allʼinizio dellʼAvvento (*), per augurarvi un fecondo cammino spirituale di crescita nella fede, nell’amore e nella santità di vita, per giungere così rinnovati nello spirito e nella missione al Natale del Signore.
Desidero invitarvi a vivere il tempo di Avvento ponendovi in ascolto della Parola di Dio e disponendovi all’accoglienza del Verbo, il tempo di Natale come dono della presenza di Dio, il tempo della nostra esistenza come partecipazione del Suo amore infinito al nostro limite.
- Avvento: un cammino per accogliere il Verbo nellʼatto di una fede che ascolta
LʼAvvento ci indica il senso della vita cristiana che è, prima di tutto, accogliere il Verbo nellʼatto di una fede che ascolta. Se la fede è ex auditu, essa implica lʼascolto, lʼaccoglienza del Verbo, affinché Egli stesso operi in noi ciò che chiede.
Lʼascolto e lʼaccoglienza del Verbo rimangono il compito essenziale e unico per tutti, affinché si realizzi attraverso tutto il nostro essere la nostra trasformazione in Cristo e la proclamazione dellʼunità e della gloria di Dio.
Il cammino sinodale che abbiamo intrapreso ci invita a vivere lʼascolto come tappa ecclesiale imprescindibile per «contribuire a mettere in moto le idee, le energie e la creatività di tutti coloro che prenderanno parte all’itinerario, e facilitare la condivisione dei frutti del loro impegno» (Documento Preparatorio, 3). Tale «cammino di ascolto reciproco può essere un’autentica esperienza di discernimento della voce dello Spirito Santo» (Vademecum, 1), per avviarci «a diventare la Chiesa che Dio ci chiama ad essere» (Ib.).
- Natale: vivere ora e qui il dono di Dio con noi
Celebrare il Natale non significa soltanto commemorare lʼevento di un giorno in cui, duemila anni fa, Dio si faceva uomo, viveva la nostra piccola vita e moriva sulla croce. Questa è una cosa grande, ma non è tutto, perché la cosa più grande è il fatto che la Sua vita, la Sua morte e la Sua resurrezione non sono avvenimenti che rimangono chiusi nel passato. Vivere il Natale vuol dire vivere oggi e qui questo dono di amore, vuol dire vivere oggi e qui il fatto che Egli si fa presente nella nostra vita e ci sceglie per Sé per compiere il nostro cammino di adesione e trasformazione in Lui. Nulla è passato! Si tratta per noi di vivere questo mistero infinito di amore, in ogni giorno, in questo giorno presente che viviamo. Egli è con noi, Egli è tutto per noi, ora e qui. Ovunque tu sei Egli è con te. Egli è dove ama, e siccome Egli ti ama, Egli rimane con te e vuole che tu rimanga con Lui, nellʼameno giardino dello Spirito.
Ecco la grandezza del Natale: come Lui è con te, così tu sei con Lui. Importa poco essere qui o essere altrove. Ciò che conta è che tu sia con Lui come Lui con te; così tu realizzi questa presenza di amore che è veramente tutta la vita del cristiano.
- Nella nostra esistenza Dio viene a visitarci per farsi partecipe del nostro limite e rimanere con noi
L’evento del Natale, cui ci prepariamo, è una rivoluzione del modo di pensare umano: il grande si fa piccolo, l’onnipotente si fa bisognoso di tutto, l’infinito entra nel tempo. Potremmo dire che attendiamo il trionfo della piccolezza, della povertà, della finitezza. Ogni anno, preparandoci al Natale, ci ricordiamo, dunque, che Dio si fa partecipe del nostro limite che, talora, nemmeno noi vogliamo accettare.
Penso, in questo momento, alla sofferenza che continua a prostrarci a causa del Covid, delle recenti alluvioni che hanno danneggiato le case di tante famiglie, tante attività produttive, distrutto terre e mietuto vittime, delle molte povertà che affliggono il nostro popolo. Anche in tutte queste concrete circostanze Cristo viene a visitarci e a farsi nostro compagno di viaggio, povero fra i poveri, ultimo fra gli ultimi, per annunciarci che Egli è venuto per colmare di grazia ogni nostra piaga, ogni nostro limite, innalzandoci a una nuova dignità: quella dei figli di Dio. Egli si fa povero per mostrarci la vera ricchezza, piccolo per indicarci ciò che è veramente grande ai Suoi occhi, ultimo perché sia sconfitta la “cultura dello scarto”, bisognoso per farci comprendere che solo in Lui è vera libertà, entra nel tempo per acquistarci l’eternità.
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La Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, ci aiuti a riconoscere il mistero del Figlio di Dio fatto uomo, per vivere alla Sua presenza, per ravvivare lʼimpegno di custodirlo nel nostro cuore e per annunciarlo in un tempo di rinascita con fede integra, speranza viva e carità operosa.
Vi abbraccio tutti nel Signore e vi benedico di cuore.
Siracusa, 28 novembre 2021 Prima Domenica di Avvento
† Francesco Lomanto
(*) – L’avvento è il tempo liturgico che precede e prepara il Natale: nei riti cristiani occidentali segna l’inizio del nuovo anno liturgico. La parola Avvento deriva dal latino adventus e significa “venuta” anche se, nell’accezione più diffusa, viene indicato come “attesa”.
“… La teologia dell’Avvento ruota attorno a due prospettive principali. Da una parte con il termine “adventus” (= venuta, arrivo) si è inteso indicare l’anniversario della prima venuta del Signore; d’altra parte designa la seconda venuta alla fine dei tempi. Il Tempo di Avvento ha quindi una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi…” (FamigliaCristiana.it – approfondimenti).
- Nella immagine in evidenza: il più antico presepe del mondo, si trova a Siracusa ed è scolpito su un sarcofago che custodiva i resti di una sposa, all’interno di un cubicolo delle Catacombe di San Giovanni.