Titolo della settimana: Notizie dal mondo, di Paul Grengrass, 2020.

Non muore mai il genere cinematografico per eccellenza e ogni tanto ritorna per farci respirare a pieni polmoni l’aria della frontiera.  Noi, come l’Alfredo del Nuovo Cinema Paradiso, siamo pronti a riavvolgere il nastro e tornare al tempo dei pionieri, dove il Capitano Jefferson Kyle Kidd, reduce della guerra di secessione, come John Wayne in Sentieri selvaggi. Kyle è un newsman che legge e porta notizie dal mondo nei villaggi e nei posti più sperduti di un’America post guerra divisa in etnie e soffocata da imprenditori senza scrupoli, povertà e razzismo.

Durante uno di questi spostamenti si imbatte in un carro distrutto, il cadavere di un soldato di colore e nell’unica superstite, una ragazzina bionda, cresciuta dagli indiani Kiowa come una di loro. Dai documenti trovati tra i resti del carro il Capitano apprende che il suo nome è Johanna, perché la ragazzina non conosce l’inglese. Quando i soldati se ne lavano le mani, tocca a lui il difficile compito di riportarla alla famiglia di origine, in un lungo viaggio non privo di difficoltà e pericoli, compresa l’incomunicabilità con Johanna.

Convincente la prova di Tom Hanks nel primo ruolo western della carriera, ogni grande attore che è tale dovrebbe confrontarsi con il padre di tutti i generi, un po’ per gioco un po’ per mettersi alla prova. Ovvio che parlando di western si parla del mondo d’oggi, e qui si sente la mano di un regista che in un recente passato con Capitan Phillips, sempre con Hanks, e soprattutto con 22 Luglio ,sulla strage di Anders Brievik si è dimostrato attento all’attualità toccando scottanti episodi internazionali. Grengrass non dimentica però che sta pur sempre girando un western, quindi tra le pieghe della storia non mancano le linee guida del genere, anche se bisogna sottolineare che è la parola a farla da padrone, condita da momenti epici come solo la frontiera sa regalare. Una su tutte l’apparizione in lontananza degli indiani, probabilmente la famiglia adottiva della ragazza, visti come figure mitiche appartenenti ad un passato impossibile da dimenticare e cancellare, come una macchia indelebile sulla coscienza americana, e affida al personaggio di Hanks, che da sempre rappresenta la faccia pulita di essa, il ruolo di tramandare il mito e la speranza, cercando di portare in salvo una creatura indifesa e innocente. In questa confusione e incertezza diventa fondamentale l’uso della parola e l’importanza del giornalismo inteso come notizia e sulla divulgazione delle informazioni e sulla loro manipolazione come minaccia alla democrazia, ieri come oggi. Un film che coinvolge creando empatia con i due protagonisti, Helena Zeng, brava per davvero e con la sua chioma bionda ci riporta alla mente la Candice Bergen di Soldato blu 1970, con la quale Tom Hanks stabilisce un rapporto a volte duro a volte paterno, due culture che cercano di comunicare, a sottolineare ancora una volta come la comunicazione sia l’elemento chiave della pellicola.

Arrivati alla fine del lungo viaggio, Grengrass supera la prova-western parlando della società di oggi, nel rispetto del genere, con un occhio a Ford e uno al western revisionista dei 70 soprattutto Penn per approdare agli anni 2020. Se vi capita date un’occhiata a questa bella e interessante opera metaforicamente attuale a dimostrazione che il cinema western ha sempre mille cose da dire.

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