Sarò pure provinciale (ma, almeno a giudicare dalla quantità di post che sto scorrendo vedo di essere in numerosa compagnia) ma la prospettiva di potermi spostare, restando comodamente seduto sul divano di casa, in lungo e in largo per la mia città mi ha attratto subito: vuoi mettere la comodità di non dover cercare parcheggio?
È stato dunque con questo spirito che martedì sera ho messo da parte il telecomando per rifuggire ad ogni tentazione di fare zapping restando inchiodato su RaiUno per seguire l’appuntamento con Alberto Angela e “La Penisola delle Meraviglie” che ha fatto tra l’altro tappa a Siracusa. Non avevo visto le puntate precedenti e, dunque, il mio giudizio è da una parte circoscritto a questo unico appuntamento e dall’altra fortemente viziato dal fatto di essere siracusano e di avere dunque una percezione di ciò che è stato mostrato e raccontato certamente differente rispetto a chi Siracusa (e la sua storia millenaria e ricchissima di stratificazioni) non la conosca direttamente o la conosca poco.
Per intenderci: mi ha intrigato tantissimo il racconto che Alberto Angela ha fatto, nelle prime due parti della stessa puntata, di quel tripudio di colori e immagini che è il Lago Maggiore, e Isolabella in particolare, e di quella magnificenza che è il Duomo di Orvieto e del sorprendente pozzo di San Patrizio. Mi ha avvinto – è convinto – perché si trattava di luoghi a me quasi sconosciuti (in verità avevo visitato entrambi i posti ma in un caso da bambino e nell’altro da adolescente: inutile dire che in entrambe le circostanze i miei interessi non erano focalizzati sulle bellezze dei territori).
Nel caso di Siracusa, invece, pur immaginando la necessità di dover puntare su un paio di luoghi – latomie, una spruzzatina di Ortigia e castello Maniace – ho trovato invece il racconto assai meno coinvolgente. Anzi, in alcuni casi decisamente lacunoso, specialmente a confronto con la generosità di particolari offerti nella ricostruzione di luoghi e contesti storici effettuati nelle altre due “tappe” del medesimo viaggio. Non dimentico certo che si tratta di programmi televisivi proposti da una rete generalista, tuttavia probabilmente la squadra degli autori (tra di loro ho riconosciuto anche importanti firme siciliane) in tal senso avrebbe potuto forse fare qualche passo in avanti in più con minore timidezza. Ho poi trovato un po’ forzato il coinvolgimento come “testimoni” di Ficarra e Picone (che restano tra i miei preferiti): negli altri casi sia Renato Pozzetto che Pino Strabioli hanno parlato con trasporto dei loro luoghi del cuore, dei loro luoghi di nascita (Lago Maggiore e Orvieto) mentre in questo caso i due attori palermitani hanno potuto solo fare leva sulla loro esperienza di alcuni anni fa nella monumentale cavea del Colle Temenite dove hanno messo in scena “Le rane” nell’annuale appuntamento con gli spettacoli classici. Questi ultimi, tra l’altro, sono rimasti fuori dal perimetro del racconto tv nonostante uno dei luoghi esplorati siano state le latomie, a un tiro di schioppo dal Teatro Greco. Infine, non mi è piaciuta, e non riesco a capire il perché di questa scelta, la rappresentazione di uno scorcio di quotidianità del tempo legandola al breve dialogo tra due donne intente a lavare i panni nelle acque che solcavano le latomie. Quel dialogo tra due bravi attrici siracusane (Doriana La Fauci e Simonetta Cartia, quest’ultima nei titoli di coda “ribattezzata” per errore Catria…) incentrato sulle mutande di Cleopatra mi ha dato l’impressione che, in qualche misura, si sia scivolati indietro nel tempo tra stereotipi decisamente superati (anche grazie ad alcuni intelligenti programmi televisivi). E dire che tra racconti di regine e artisti, come avvenuto nelle altre due tappe del viaggio tv di martedì sera lungo “La Penisola delle Meraviglie”, magari un incontro a Siracusa con un Platone – ad esempio – non ci sarebbe stato male,
Ho spento il televisore con la sensazione di aver visto qualcosa di interessante (a cominciare dal richiamo alle perimetrazioni visibili in superficie di ciò che è custodito nelle viscere di piazza Duomo, elemento questo non molto conosciuto nemmeno da noi stessi siracusani) ma non esattamente ciò che immaginavo. Mi aspettavo di avere il massimo, ho trovato… l’Alberto.
[*] Ex Post (nel senso che volevo scrivere un post ma è venuto troppo lungo…)
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