Oggi il 43.mo anniversario dell’uccisione a Palermo del cronista siracusano, vittima della mafia

Non un gesto qualsiasi, men che meno un mero adempimento burocratico. La scelta di intitolare una via, una piazza, uno slargo, un’aula, un edificio, comunque uno spazio significativo di un territorio a una personaggio, a una figura notabile (sempre nell’accezione latina del termine, e dunque nel senso di considerevole) é un atto importante. E’ un modo per fare  memoria, per non dimenticare. Chiaramente non servirà mai a restituire la vita a chi l’ha persa, a riconsegnare agli affetti più cari chi quella vita l’ha vista brutalmente strappata. E allo stesso modo quel gesto, così (apparentemente) semplice ma dal forte valore simbolico, non servirà nemmeno a cancellare nei familiari ferite che sono incancellabili, cicatrici profondissime che nemmeno il tempo può riuscire a rimarginare.

Ricordare è, però, necessario. Di più: é indispensabile. Soprattutto quando si tratta di uomini e donne che hanno pagato il prezzo più alto che si possa immaginare, quello della loro stessa vita, soltanto per aver fatto per bene e fino in fondo – senza arretrate mai di un solo millimetro – il proprio lavoro, per aver tenuto fede al proprio ideale, per aver saputo tenere la schiena dritta.

È la triste condizione, ad esempio, di tanti che, ieri come oggi, hanno combattuto a viso aperto la mafia, ne hanno denunciato i perversi intrecci affaristici, ne hanno scritto come quei giornalisti  che, sull’altare della verità, hanno finito con l’immolare la loro stessa vita. Tra questi Mario Francese del quale oggi anche a Siracusa, la città che gli ha dato i natali e dove ha vissuto sino a circa 15 anni prima di trasferirsi da una zia a Palermo per proseguire gli studi e successivamente formarsi professionalmente, si ricorda il 43/mo anniversario dell’uccisione. Ma, a parte la sobria cerimonia che anno dopo anno (encomiabilmente anche in questi anni nei quali la quotidianità é resa tremendamente più complicata dalla pandemia) Ordine dei Giornalisti, Associazione Siciliana della Stampa e Unione Cronisti promuovono coinvolgendo mondo dell’associazionismo e comunità scolastica (sempre con i limiti che impongono le regole di contrasto al coronavirus), come Siracusa ricorda questo suo figlio?

Siracusa negli anni scorsi ha dedicato una via a Mario Francese, individuandola, però, nella zona del così detto “Villaggio Santa Lucia”, un’area che sorge non distante dalla frazione di Belvedere nella quale si trovano una settantina (a occhio) di abitazioni alcune delle quali lungo la via Mario Francese che per certi tratti corre parallelamente alla strada provinciale Priolo-Solarino. Una zona della quale i residenti – non di rado – hanno denunciato la distanza (non soltanto in termini di chilometri) dal “centro” della città. Tutto ciò per non dire che la via dedicata a Mario Francese è indicata da targhe che non riportano nulla oltre alla pura denominazione: non un riferimento all’attività di giornalista, men che meno al fatto che si tratti di una vittima della mafia. Va da sé che questa assoluta lacunosità della denominazione, sommata all’oggettiva marginalità rispetto al contesto urbano, finiscono quasi con il vanificare lo stesso intendimento che – immagino – animò la città nel momento in cui decise di dedicare una strada a Mario Francese. Quella individuata, infatti, è una zona della città che appare assolutamente slegata dal, sia pur breve, vissuto siracusano di Mario Francese che, sostanzialmente, è stato tutto imperniato sulla Borgata. Prima nell’abitazione di via Bignami, poi in quella di via Montegrappa, sino almeno alla sua partenza per Palermo mentre i suoi genitori restarono in città.

Lo ammetto, questa mia segnalazione non é inedita, ma non demordo anche se sin qui é però caduta nel vuoto. Non ha avuto seguito. L’omaggio della città alla memoria di Mario Francese  continua a rimanere confinato in una parte di territorio fortemente decentrata. Provo a riformulare una proposta avanzata anche n anno fa in questo stesso giorno, partendo da una semplice constatazione:  c’è un altro luogo che lega plcronista siracusano assassinato dalla mafia alla sua città natale. Questo luogo é il ginnasio frequentato al Liceo Classico Tommaso Gargallo, in Ortigia. Il “vecchio” liceo é accentro di un lavoro di recupero che procede a strappi e che sin qui ha portato a fatturare fruibile alcun sazi osti al piano terra.  Si potrebbe, ad esempio, iniziare a ragionare della possibilità di dedicare a Mario Francese uno spazio significativo del Liceo che frequentò. Ma si potrebbe anche provare a rinominare in altro modo l’attuale via Mario Francese (evenienza prevista dal regolamento di settore) e rendere il dovuto onore alla memoria e al coraggio civico di questo figlio di Siracusa dedicandogli magari la piccola arteria che da via Monti, nella zona della Pizzuta, conduce all’ingresso dell’attuale sede del Liceo Classico “Tommaso Gargallo”. Una scelta che avrebbe anche un fortissimo carattere simbolico per i ragazzi che quotidianamente percorrono quella strada per entrare e uscire da scuola. Questa piccola arteria, ad oggi,  non ha alcuna denominazione propria (è il Liceo l’unico edificio che vi si affaccia), senza dire che non distante nella stessa zona della Pizzuta si trovano altre strade – come ad esempio la via Pippo Fava e la via Mariagrazia Cutuli – già dedicate a giornalisti che hanno pagato con la vita, in ambiti e contesti differenti, il loro impegno.

[*] Ex Post (nel senso che volevo scrivere un post ma è venuto troppo lungo…)

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