Comunicare l’urgenza di ripensare la santità può risultare anacronistico. Quale idea di santità propone il quotidiano? Quale bisogno di santità emerge nell’essere umano? Quale percorso di santità si legge nella pellicola del tempo che scorre molto più velocemente di quelle cinematografiche e non viene rivisitata, riassemblata, ritagliata, pulita da ciò che il regista considera sordido, sovrappiù, peso? Quale consapevole significato di santità vive oggi la stessa comunità cristiana oltre quello canonizzato dalla Chiesa e visibile nel ritorno delle processioni e dei fuochi d’artificio tra le strade delle Città?

Interrogarsi è sempre voler scommettere sulla rivisitazione delle proprie consapevolezze soprattutto in un contesto storico in cui il rombo degli aerei, dei carrarmati, delle bombe, dei missili supera, in territori noti a tutti, a dispetto di ogni valore, qualsiasi straordinaria esibizione di fuochi d’artificio.

Forse viene chiesto, proprio dal quotidiano, lo sforzo del ripensare. Osservando il calendario  scorrono nomi di uomini e donne che hanno operato scelte radicali nello scommettere la propria vita per difendere la loro fede. Di molti si conosce la storia per una tradizione che passa, di generazione in generazione. Tanti Nomi non evocano nulla e alcuni coinvolgono maggiormente perché  più vicino nel tempo o per altre ragioni. Una cosa collega ogni Nome del calendario: la santità che si nomina, si festeggia e, quasi sempre, si ripone nel calendario fino all’anno successivo. Eppure si tratta di uomini e donne che hanno avuto una storia personale: famiglia, gioie, dolori, successi e sconfitte; ciò che li accomuna tutti è la decisione a rimanere fedeli alla realtà e alle scelte. A loro si aggiungono moltitudini di donne e uomini che, nel silenzio e nella riservatezza, hanno vissuto la loro santità. È questo che interpella tutti e invita a rivedere le scelte personali.

Una canzone diffusa in molte comunità lascia risuonare un invito, “oggi è tempo di ricominciare”. La società vive il fenomeno delle grandi assenze: assenza di umanità, di empatia, di gratuita solidarietà, di commozione, di rispetto della vita… sembra che l’assenza della pace nel mondo sia il risultato conseguente. Ricominciare superando la mera fisicità del vedere aggiungendo ad essa la profondità del guardare può essere l’inizio di un nuovo cammino. Ricominciare creando occasioni che siano di aiuto per vivere la bellezza di considerarsi ‘fratelli tutti’ superando il rischio dei possessi: possesso delle relazioni, dei poteri (siano essi piccoli o grandi), dei ruoli sociali, degli spazi, dei territori. Ricominciare con l’esercizio di leggere, nello sguardo di chi si incontra, quello che lo scrittore Vasilij Grossman definisce ‘umano nell’uomo’. Senza questo passaggio sarà sempre più difficile guardare all’Oltre e percorrere la strada della santità, inseparabile da quella della carità che conduce alla verità e alla pace.  La santità verso cui è chiamato ogni uomo non è l’astrazione dal quotidiano ma, al contrario, la coraggiosa e totale immersione in esso con la consapevolezza che senza la compagnia dell’altro, sia esso cristiano o no, nessuno riesce a comprendere se stesso; l’altro è colui senza il quale è impossibile percepire la pienezza dell’umano. L’umanizzazione di ogni società passa attraverso il vissuto di chi, nel contesto in cui è chiamato a vivere ed operare, riesce a stare lì, con la fermezza delle proprie scelte e l’apertura di cuore alle scelte dell’altro. Guardando al Magistero della Chiesa dall’inizio del Novecento, si legge il costante richiamo all’unità dei cristiani e dei popoli. La tanto auspicata convivialità delle differenze affonda le sue radici nella scelta di donne e uomini che hanno lasciato il segno del loro passaggio con parole accompagnate dalla testimonianza di vita che nessuno potrà mai cancellare. Molteplici percorsi di vita si incontrano e si legano nel cammino verso la santità. La santità non è linguaggio e storia del passato e non è un percorso riservato a pochi. Quando Giovanni Paolo II ricevette in dono la decorazione musiva della Cappella Vaticana Redemptoris Mater, benedisse la scelta dell’artista Marko Ivan Rupnik che, per far comprendere che le diverse vocazioni umane sono una via che porta alla resurrezione delle persone e del mondo se sono vissute nell’amore; raffigurò una bambina con il pallone, uno studioso con i libri, una scienziata con il computer, un artista con la tavolozza dei colori, una famiglia.

Un’ideale processione apre la strada alla santità e chiede di intraprendere lo stesso percorso per lasciare sulle strade tracce di carità, verità e pace. Ciascuno può farne parte!

  • Editoriale al numero tipografico di Cammino del 06 maggio 2022
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