E’ finalmente finita la sceneggiata che ha visto partiti e movimenti impegnati nella formazione delle liste per le elezioni nazionali.
In alcuni casi, per la verità, si è trattato di decidere già i nomi degli eletti: candidati blindatissimi in collegi uninominali sicuri o collocati al primo posto di listini plurinominali bloccati di partiti che vanno per la maggiore.
Così i cittadini hanno assistito per settimane ad uno spettacolo che con la politica vera e propria ha ben poco a che vedere. Hanno dovuto imparare cosa significa il termine “paracadutato”, che con l’attività sportiva o militare non c’entra ma che invece sta a significare che qualche prediletto/a dai big del partito viene catapultato in una zona dell’Italia dove magari il fortunato non è mai stato neppure in vacanza, per assurgere da lì al parlamento.
E non c’è neppure la possibilità, per noi poveri elettori, di scegliere diversamente: votando per una lista o coalizione della parte plurinominale-proporzionale, la scelta va automaticamente anche al candidato uninominale-maggioritario corrispettivo, senza possibilità di voto disgiunto. Cioè se voglio votare per il partito X, ma con il candidato uninominale Y non andrei neppure a prendere un caffè, non posso che esprimere la mia scelta per entrambi!
Certo, i posti garantiti, dove i big hanno sistemato se stessi e i loro amici più stretti, sono diminuiti rispetto al passato, a causa della riforma costituzionale che ha tagliato il numero degli eletti. Ma questa nuova legge non ha fatto altro che accrescere il potere dei capi di partito di nominare, a loro insindacabile giudizio, la gran parte dei parlamentari. E i risultati sono così prestabiliti che sono state tantissime le spudorate rinunce di candidati che si sono visti assegnare posizioni ritenute non utili per il successo.
Alla fine, noi poveri elettori, che al massimo potremo decidere soltanto il voto di lista, perché tutti i candidati vengono imposti, ci troveremo di fronte ad una situazione anomala, che farà aumentare il numero degli astensionisti. Saranno in molti quelli che penseranno che non valga la pena andare a votare.
Ad essere purtroppo penalizzato è il rapporto diretto, costante tra elettore ed eletto. E questo sistema oligarchico mette a rischio il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche nazionali.