I classici senza  tempo: L’avventura, 1960 di Michelangelo Antonioni.
Se esistono i festival questo film ne è il manifesto” dichiarò un commosso Roberto Rossellini a Cannes, dove L’avventura si aggiudicò il Gran Premio della Giuria. Una pellicola che sin dalla fase di preparazione fu una vera e propria avventura, con il regista che rischiò seriamente la vita tra Panarea e  Lisca Bianca; dove a giorni di sole si alternavano violente mareggiate, con la casa di produzione sull’orlo della bancarotta e la troupe sul piede di guerra, pronta da un momento all’altro ad abbandonare il set. In tutto questo marasma, Antonioni trovando il supporto di finanziatori francesi, riuscì miracolosamente a portare a termine il film.
Pellicola impegnativa ma nel contempo straordinaria esperienza cinematografica che, come al solito, la critica nostrana bollò come osceno, voyeristico e pornografico e chi più ne ha più ne metta. Ci pensò il grande pubblico e la critica straniera a rimettere le cose al loro posto naturale, lasciandosi trasportare da qualcosa di mai visto prima, proprio come i tre protagonisti Anna-Lea Massari, l’amica del cuore Claudia –Monica Vitti e Sandro –Gabriele Ferzetti, fidanzato annoiato della prima. Tutti appartenenti all’alta borghesia romana e che insieme ad altri amici si dirigono alle Eolie per una vacanza, ma Anna ragazza inquieta, scompare nel nulla e i due iniziano una ricerca percorrendo in lungo e in largo le coste siciliane cominciando a provare un’attrazione reciproca. Ancora una volta dopo Il grido, Antonioni indaga i sentimenti e porta tutto alla luce del sole, complici gli splendidi scenari della Sicilia, tra i sensi di colpa di Claudia,  l’indifferenza di Sandro e il fantasma di Anna che incombe tra i due. Tutta la storia, o l’avventura, fate voi, avvolta dallo scenario magico dell’isola, che diventa anch’essa personaggio della storia, partendo da Panarea e Lisca Bianca per toccare, Taormina, Lipari, Francavilla di Sicilia, Bagheria, Altavilla Milicia e infine Siracusa e Noto, quasi quasi un tour organizzato che il regista filma in maniera impeccabile , con riprese dove la bellezza selvaggia dell’isola si alterna al barocco di Noto e la sua cattedrale, avvalendosi della suggestiva fotografia curata da Aldo Scavarda. Con L’avventura, Antonioni inaugura la trilogia dell’incomunicabilità che proseguirà con La notte nel 1961 e L’eclisse nel 1962, sempre con Monica Vitti, musa e compagna del regista, splendida e inarrivabile protagonista. Era il 1960, L’avventura, Rocco  e i suoi fratelliLa dolce vita, il cinema italiano aveva pochi rivali, e qualche anno dopo il “siciliano” Pietro Germi con Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata  certifica e conferma la grandezza della Sicilia e del nostro cinema conquistando il mondo.
Condividi: