Titolo della settimana: Bellissima di Luchino Visconti 1951. A Cinecitta’, il regista Alessandro Blasetti cerca una bambina per il suo nuovo film, tra le madri che, speranzose, si precipitano al richiamo c’è Maddalena, che tra sacrifici e liti col marito sogna il successo per la figlia. Da un soggetto di Cesare Zavattini, con sceneggiatura dello stesso insieme al regista, Cecchi D’Amico e Fancesco Rosi, Bellissima è un caposaldo del cinema italiano, ancora in grado di offrire spunti di riflessione sulla società odierna, dominata in maniera ossessiva dal desiderio dell’apparire. Dopo aver fatto discutere l’Italia dell’epoca con Ossessione e La terra trema, Visconti fa di nuovo centro, mettendo alla berlina il mondo falso ed edulcorato dello spettacolo, e tutto il marcio rotante a esso, dando carta bianca alla Magnani: “Questa è la tua parte, fai ciò che devi fare “. E una Anna Magnani perfetta, che novità! ,ripaga la fiducia di Visconti, unici regista con cui non ha mai litigato, con una prova maiuscola. Il lungometraggio anticipa di decenni certi modi e certe meschinità di oggi, in qualsiasi epoca lo si guardi il film riesce ad essere una fotografia impietosa dell’Italia, dove la febbre del successo, dell’apparire, costi quel che costi, simbolica la scena dove Maddalena assiste alle prese in giro della troupe alla figlia Maria, è il cuore del film. La critica feroce, ma sempre con eleganza viscontiana al mondo del cinema e dello spettacolo in genere è totale e non risparmia nemmeno gli squali e gli avvoltoi che si aggirano nell’ombra. Ed ecco qui spuntare, un Walter Chiari ottimo nella parte di Alberto, cialtrone -truffatore, ma nell’animo in fondo un buono, resta ancora oggi un mistero l’essere stato poco sfruttato cinematograficamente. Questa pellicola insieme al notevole Il giovedì 1963 di Dino Risi, gli ritagliano un posto di rilievo nella storia del cinema italico. Ottimo Gastone Renzelli-Spartaco, marito di Maddalena che con i suoi richiami alla moglie da colore al film, ma senza mai scadere nel banale tipico del cinema -non-cinema nostrano odierno. Alessandro Blasetti interpretata se stesso, in un film che riesce a trasmettere lo stato d’animo di una madre che desidera con forza vedere la propria figlia diventare una star, costringendola ad estenuanti tour de force, dove anche il luogo, Cinecittà, diventa metafora di tutto. Da segnalare il cameo del mitico e indimenticato Corrado Mantoni, per tutti Corrado, all’epoca conduttore radiofonico, nella parte di se stesso, persona genuina e di classe amata dal grande pubblico. L’Italia appena uscita dalla fase di ricostruzione, guarda già al futuro e anche il cinema, con Visconti in prima linea, si adegua ,tra neorealismo e primi germi di commedia, con la sua poetica crudele , veritiera e allo stesso tempo condita da quel pizzico di ironia che serve per stemperare una triste realtà . Da riscoprire per capire come un regista geniale ci aveva visto lungo, dipingendo con precisione la deriva verso cui si sarebbe andati pur di raggiungere successo e immagine. Sullo stesso argomento Carlo Verdone gira nel 1983 Acqua e sapone, filmetto interessante, ma se volete respirare aria di grande cinema rivedete Bellissima, inserito non a caso nei 100 film da salvare del cinema italiano e se volete allargare il discorso su scala mondiale Parasite è il film per voi. Buona visione
BELLISSIMA: Apparire a tutti costi, la deriva social e televisiva
