Il bambino protagonista di uno dei film più importanti del cinema italiano: “Nuovo Cinema Paradiso”, l’indimenticabile capolavoro di Giuseppe Tornatore, vincitore dell’Oscar come miglior film straniero e musicato dalle musiche del maestro Ennio Morricone è ritornato.

Sono trascorsi 34 anni dal maggio del 1988, anno di produzione del film è Toto Cascio   che ritorna in pubblico con la sua autobiografia “La gloria e la prova. Il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0” per i tipi di Baldini + Castoldi, scritto con l’aiuto di Giorgio De Martino. Prefazione di Giuseppe Tornatore e postfazione di Andrea Bocelli.

Totò Cascio sta percorrendo il lungo e largo la nostra penisola per presentare il libro, martedì sera, la presentazione si è svolta a Giardini Naxos, grazie all’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giorgio Stracuzzi, all’assessore alla Cultura Ariana Talio e all’impegno e collaborazione della Demea Eventi Culturali di Antonio Oliveri. Davanti ad un folto pubblico Totò Cascio in una spendita serata aperta con la proiezione di un videoclip con le musiche di Ennio Morricone, interpretate dal musicista giardinese Salvo Cucchetti, mentre alcune pagine sono state narrate dall’attrice Marilena Piu.  Da qui è nata l’intervista che segue.

L’attore siciliano prima di ritirarsi dalle scene, dopo il premio Oscar, ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Grand Prix Speciale della GiuriaalFestival di Cannes del 1989, il Golden Globe per il miglior film straniero nel gennaio 1990. L’attore  nel 1991 vinse il prestigioso Premio Bafta.

Totò, la gloria e la prova. Nuovo Cinema Paradiso 2.0. La tua storia. Dal successo all’inferno?

“Il libro racconta il mio percorso interiore la gloria del successo dopo il premio Oscar, ma anche  la mia vergogna. Il titolo è la sintesi di tutta la mia vita: dalla gloria alla prova. E’ l’uomo si vede dalla prova. In questi anni ho ascoltato tantissimi amici da Alex Zanardi a Annalisa Minetti e poi Andrea Bocelli, che mi ha dato la forza per superare le barriere, raccontarmi e vivere la seconda vita. Andrea mi è stato a fianco in questi ultimi anni sottolineando che “essere ipovedente non è una vergogna. Il libro mi è servito come terapia, grazie alla psicoterapeuta che mi ha consigliato di cristallizzare questi anni in un racconto”.

Il regista Giuseppe Tornatore, tuo amico, ha curato la prefazione?

“Nel momento in cui ho deciso di scrivere questa autobiografia, ho chiamato Peppuccio condividendo con lui questa mia storia. Lui ha accettato di scrivere la prefazione. Peppuccio mi ha dato tantissimo nella mia vita, sin da quando mi ha scelto nell’interpetrare il personaggio di Afredo. Molto rigore sul set, tanta umanità fuori. Mi ha seguito sempre anche quando ho deciso di ritarmi. Il Cinema non mio ha escluso, ma sono stato io a ritirami dalla scena”.

Parliamo della gloria. La tua carriera inizia con Nuovo Cinema Paradiso. E poi?

“Poi altri film. In tutto dieci. Ho lavorato con Peter Ustinov, Marcello Mastroianni, Franco Nero, Celentano, Ranieri. Alla fine, anche con Bud Spencer. Tanti davvero i protagonisti ed i mostri sacri che ho avuto la fortuna di incontrare. Poi sono arrivate le interviste, i viaggi e l’affetto della gente”.

Totò, quando ai scoperto la malattia?

Tra i nove e i dieci anni, quando a scuola la maestra mi chiamava a leggere le frasi scritte alla lavagna, ma non ci vedevo e dovevo avvicinarmi. Poi sul set fu Blasco Giurato, direttore della fotografia di Tornatore, a suggerire a mio padre di approfondire la cosa. Con i miei genitori abbiamo iniziato i viaggi della speranza, in tutto il mondo, ma il medico in Svizzera  è stato lapidario: suo figlio è affetto da retinite pigmentosa, che man mano portava alla cecità. Un dramma per me e i miei genitori. Io non ho accettato la sentenza, mi sono rifiutato. Ho continuato cercando di dare tutte le giustificazioni a registi e autori. Ho gettato la spugna quando stavo girando il film con Bud Spencer, in Padre Speranza. Fui capace di arrivare alla fine del film. Da allora mi sono nascosto ed ho iniziato a lavorare nel supermercato dei miei genitori”.

Durante la prova, la fede ti ha salvato?

“Mi sono affidato a Dio per darmi forza e dare sostegno alla mia famiglia che è impegnata in parrocchia. Poi durante la prova ho deciso di affidarmi ad una psicoterapeuta che ha messo ordine alla mia vita, facendo un percorso di recupero e di riappropriarmi della vita, allontanando la vergogna che ormai aveva preso possesso della mia vita. Ogni giorno ringrazio il Signore per il dono della vita e della salute. Vedo con gli occhi della fede il mio  nuovo cammino. Il recupero è stato all’Istituto Cavazza di Bologna. Mi hanno accolto, mi hanno permesso di riprendere un mano la mia vita e ritornare tra il mio pubblico”.

Nel tuo libro parli anche di bullismo?

“Sul bullismo, vorrei girare nelle scuole e parlare di questo tema. Ai miei tempi non era un fenomeno così  diffuso come oggi, e non ne sono stato vittima diretta, ma mi sono sempre immedesimato. I bambini che hanno una disabilità sono speciali e devono essere accolti insieme alla loro condizione. Non dovrebbero mai essere vittime dell’ignoranza di vigliacchi e bulli.  Questi ultimi andrebbero denunciati e puniti,  anche se nello stesso tempo aiutati a capire il loro errore. Per quanto riguarda le barriere architettoniche, il discorso è lungo e serio.

Oggi non siamo abituati a dire Grazie?

“Oggi siamo impegnati a valorizzare altre cose futili della vita. Bisogna ringraziare innanzi tutto Dio che oggi giorni ci fa vedere la luce e poi quanti ci aiutano a camminare”.

 I tuoi sogni?

“Ho tantissimi sogni nel cassetto. Un libro, un lavoro cinematografico e un grande progetto dal titolo “Nuovo Cinema Paradiso 2.0”

Totò, oggi sei diventato un Testimone di speranza?

“Uno strumento di speranza, ma anche di amore. La mia storia dovrà servire a costruire un mondo più a misura d’uomo e amare la vita che ogni giorno il Signore ci da la possibilità di vivere. È molto bello girare e raccontare la mia storia. È un messaggio che sto portando in giro per tutta Italia, il rapporto che si crea con le persone. Nelle difficoltà bisogna chiedere aiuto non è vergogna ma un atto di coraggio. In autunno voglio portare la Gloria e la prova nelle scuole. È fondamentale comunicare con i ragazzi e con le famiglie”.

Buona vita, Totò.

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