“Se vuoi essere perfetto, va’ vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri” (Mt 19,21)
Queste le parole che San Francesco si sente dire dal Vangelo quando, dopo una giovinezza dissoluta, all’età di 24 anni, inizia la sua conversione, la quale porta il giovane a lasciare tutte le ricchezze e le ambizioni per seguire “Madonna Povertà”. Da allora un’intensa vita di carità e preghiera che hanno portato Papa Pio XII a proclamarlo santo due anni dopo la sua morte.
Francesco venne proclamato nel 1939 patrono d’Italia. Pio XII riconosceva al poverello di Assisi di essere il più italiano dei Santi, in quanto uno dei padri della nostra lingua, e il più Santo degli Italiani, per via della devozione che gli è rivolta.
Le celebrazioni per la festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, avranno quest’anno un carattere inedito. Innovando la tradizione infatti, per il pellegrinaggio sul luogo del Transito e il
gesto dell’offerta dell’olio presso la Tomba di San Francesco non è stata coinvolta una singola Regione, ma la Conferenza Episcopale Italiana al fine di promuovere una partecipazione che si faccia gesto di gratitudine per quanti si sono prodigati nel far fronte alla pandemia : Istituzioni civili
morte, mostrandoci chiaramente quanto sia fragile la pace e, allo
e militari, operatori sanitari, famiglie, mondo del volontariato e della scuola, realtà caritative ed ecclesiali. Sarà anche l’occasione – in particolare durante la Messa del 4 ottobre – per una
preghiera speciale per l’Italia e per la pace.
A caratterizzare questa particolare edizione sarà la presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che il 4 ottobre accenderà la “Lampada Votiva dei Comuni d’Italia” a nome di tutto il popolo italiano e successivamente rivolgerà un messaggio al Paese dalla Loggia del Sacro Convento di San Francesco in Assisi.
“Vogliamo, con questo nostro gesto, divenire un segno per l’Italia e vogliamo altresì pregare per l’Italia, perché essa progredisca sempre più nella sua vocazione di popolo ponte fra le nazioni,
popolo solido e solidale capace di trarre dalla propria radice cristiana spunti e suggerimenti per tracciare vie nuove, fondate sul dialogo e sulla collaborazione con tutti”, questa la preghiera del Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI.
“La pandemia ci ha riportato a constatare ciò che san Francesco ha vissuto a livello personale e cioè che la vita di ciascuno di noi migliora veramente non se abbiamo di più, non se siamo più forti o potenti, ma se siamo capaci di prenderci cura di chi ha più bisogno, di chi da solo non ce la fa”, ha aggiunto fr. Marco Moroni, Custode del Sacro Convento di San Francesco in Assisi.
“La memoria viva dell’italiano San Francesco, il poverello di Assisi, ci aiuti tutti a cogliere con gioia il vero senso della vita, il cuore del Vangelo: donarsi senza misura per amore di Dio e dei fratelli”, è stato l’auspicio di fr. Massimo Travascio, Custode del Convento della Porziuncola in S. Maria degli Angeli.
Interventi che risuonano come un forte messaggio per le nuove generazioni sempre più insoddisfatte ed inquiete.
L’insoddisfazione in tempi di crisi può essere qualcosa che scombussola e mette la propria vita in discussione. Ma dall’altra parte, l’inquietudine può essere il punto di partenza per cercare qualcosa che possa dare più gioia, offre la possibilità di essere diversi e più umani. L’insoddisfazione può diventare un’opportunità per capire la propria vocazione, quel sogno che rende felici, e in pace.
Cercare il sogno della vita comporta tra l’altro la capacità di non arrendersi anche quando il mondo delude.
Nonostante la laurea, infatti, per gran parte dei giovani, oggi, in Italia, la caccia al posto di lavoro e un reddito che li renda indipendenti è un compito angosciante e triste. Spesso si corre il rischio di cadere nello scoraggiamento o stancarsi di cercare, poiché a volte si fanno tanti sacrifici che finiscono frustrati. Solo chi è perseverante nel cercare è in grado di andare al di là della disillusione che lo porta a chiedersi se ha ancora un senso impegnarsi, se “vale la pena continuare a lottare”.
Il cambiamento fondamentale a cui Gesù ci chiama è chiaro: rinunciare ad accumulare e trattenere per noi; smettere di cercare solo la nostra sicurezza economica, il successo e il piacere sfrenato, per vivere una vita più fraterna e solidale.
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