Titolo della settimana: E. T. l’ Extra terrestre di Steven Spielberg, 1982.

Home fone, home fone. Quarant’anni a telefonare verso casa. Lo sapevate che inizialmente E. T. doveva essere un horror, ma questa è un’altra storia. Chiudiamo il Cammino cinematografico 2022 col botto, a proposito attenzione ai botti di fine anno, un compleanno che, nonostante quello che ci circonda, va festeggiato, E.T. che il regista di Cincinnati covava da tempo e che comincia a frullare nella sua testa nel deserto tunisino mentre girava i predatori. Scritto da Melissa Mathison che Spielberg incontrò una prima volta nel 1980. Il progetto fu rifiutato dai boss della Columbia, ritenuto troppo infantile, Steven facendosi una risata si rivolse alla Universal che ne acquisì i diritti dando il via all’avventura, che a una lettura più approfondita e per stessa ammissione dì Spielberg parlava di famiglia e della sofferenza dello stesso per il divorzio dei genitori. È la storia di uno strano alieno, che durante un’esplorazione sul pianeta terra viene dimenticato dai suoi simili, ma fortunatamente per lui incontrerà Elliott, Michael e Gertie, tre ragazzi che dopo l’impatto shock della conoscenza reciproca lo porteranno a casa, accolto anche dalla madre, preservandolo dagli adulti, pronti a scatenare una caccia all’alieno. E. T. è uno dei film cardine della poetica spielberghiana, film di formazione e duro monito per gli adulti visti come minaccia. Steven prosegue il discorso aperto nel 1977 con Incontri ravvicinati, l’inizio del film è un ideale seguito della pellicola precedente. Per il design dell’alieno si era alla ricerca di qualcosa di speciale, e a spuntarla fu Carlo Rambaldi che già aveva lavorato con Spielberg e anche con Scott per Alien. Sappiamo tutti come è andata a finire, con Carlo nostro in grado di dare vita ad un modello elettronico che al giorno d’oggi, nonostante il digitale è difficilmente riproducibile, oltre a sequenze reali con nani . Con E. T. Spielberg fa pace con l’amico immaginario, che altri non è che se stesso, l’io bambino spielberghiano , rifiutandone sempre con fermezza il sequel, che secondo la sua poetica avrebbe fatto perdere l’innocenza e la magia che ancora oggi sprigiona ad ogni visione.

Tocco di classe la citazione di Un uomo tranquillo di John Ford, suo mito registico. Cast con Henry Thomas, Drew Barrimore e Robert McNaughton, i tre bambini con cui Steven si scusò a fine riprese per essere stato a volte molto duro. Poi Peter Coyote, C. Thomas Howell, e infine la mamma Dee Wallace, una grande stranamente poco ricordata e che in questo film è protagonista della  scena dove legge Peter Pan a Drew Barrimore con E. T. che ascolta commosso da dentro l’armadio, e sempre rivolto a Peter Pan, Spielberg ci regala il volo in bicicletta che con John Williams in sottofondo entra nella leggenda, tanto che il passaggio davanti alla luna è diventato il simbolo della Amblin del regista. Dal 1994 nella biblioteca del Congresso USA, settima tacca per Steven.  Auguro a tutti un sereno 2023 con E.T. magia senza tempo.

Ed ora tutti al cinema per The fabelmans, ultima fatica di Steven. Buona visione

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