Oggi il salone Giovanni Paolo II del Santuario della Madonna delle Lacrime ospiterà l’inizio della seconda tappa del Cammino sinidale indetto da papa Francesco; nell’occasione l’arcivescovo Lomanto presenterà la sua seconda lettera pastorale.

L’edizone tipografica di Cammino del 28 novembre ospita lo speciale “Verso il Sinodo” a cura di Marco Fatuzzo, che di seguito si ripropone.

 

Dopo la Lettera pastorale «Ut sint consummati in unum» (Gv 17,23), del 24 ottobre 2021, del nostro Arcivescovo – pressocché totalmente dedicata alla convocazione fatta da papa Francesco alla Chiesa intera “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” – ecco giungere puntuale la nuova Lettera pastorale, che mons. Lomanto consegna alla Chiesa siracusana per l’anno 2022-2023, dal titolo: «Sanctificati in veritate» (Gv 17,19).

In entrambe le lettere mons. Lomanto attinge al capitolo 17 del Vangelo di Giovanni, laddove è riportata la “preghiera sacerdotale” di Gesù al Padre, considerata il suo Testamento.

Nella lettera dello scorso anno la “Parola” proposta da vivere era «unità» («Perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità»); in quella di quest’anno la “Parola” da vivere è «verità» («Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità»).

In essa l’Arcivescovo si sofferma su tre fondamentali eventi ecclesiali che riguardano la nostra Chiesa locale: il cammino sinodale (che intraprende il suo secondo anno di vita), il settantesimo anniversario della lacrimazione della Madonna a Siracusa (agosto 2023), ed alcune imprescindibili priorità pastorali (a partire dalla dimensione spirituale, per accogliere la Chiesa dell’avvenire, per trasformare tutto in una testimonianza d’amore per Gesù, per trasmettere stili di vita coerenti al Vangelo e improntati alla giustizia e alla misericordia, per contribuire ai processi di rinnovamento in seno alla società civile. In sintesi: per “la Chiesa che dovremo essere”).

Il Documento è prezioso: va quindi letto, meditato e approfondito nella sua integralità (sia personalmente che comunitariamente all’interno delle nostre realtà ecclesiali). Ogni tentativo di farne sintesi, ancorché commentata, rischierebbe di sminuirne la grande valenza: per questo ci asteniamo doverosamente dal farlo.

Considerato che questo numero di Cammino è in uscita proprio in occasione della Assemblea pastorale diocesana del 2 dicembre (Salone del Santuario, h 18), dedicata al secondo anno del cammino sinodale, ci limitiamo a riportare integralmente il primo capitolo della Lettera pastorale dell’Arcivescovo (pagg. 5-14) che è incentrato su questo tema. Tutto il resto lo consegniamo ai lettori per un approfondimento personale e comunitario.

Marco Fatuzzo

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Dalla Lettera pastorale dell’Arcivescovo mons. Francesco Lomanto (*)

«Sanctificati in veritate» (Gv 17,19)

(pagg. 5-14)

 

  1. Il cammino sinodale

 

1.1. Principali punti nodali della sintesi diocesana

Il cammino svolto ‒ nella prima fase contrassegnata dall’ascolto ‒ ha visto impegnate, a partire dal mese di dicembre 2021, le realtà parrocchiali, le associazioni, i movimenti ecclesiali, gli uffici pastorali diocesani, i presbiteri, i diaconi, le comunità religiose maschili e femminili, e parte del popolo di Dio.

Sono emersi significativi elementi positivi.

Una delle esperienze spirituali fondamentali di questa fase è stata la scoperta del metodo della cosiddetta “conversazione spirituale” che va affermandosi sempre più come “stile ecclesiale”.

Altro elemento è stata la volontà dei diversi uffici pastorali diocesani di collaborare con iniziative congiunte, per incrementare, in un vero spirito di comunione, l’esperienza di popolo in cammino.

Tutte le realtà coinvolte sono state incoraggiate a vivere i momenti ordinari della vita ecclesiale come particolari occasioni di ascolto.

Sono emersi anche alcuni limiti.

Molte comunità ecclesiali sono rimaste indifferenti alla proposta, probabilmente per alcune difficoltà ritenute insormontabili, dettate dalla grave crisi pandemica.

Questa situazione oggettiva non ha permesso di raggiungere le realtà lontane dalla comunità ecclesiale. Lodevole è stata, invece, l’opera dei cappellani e di qualche volontario delle case circondariali che hanno potuto costruire un dialogo edificante col mondo carcerario. Non sono mancate anche le iniziative dei singoli che sono stati capaci di porsi in ascolto al di fuori del contesto strettamente ecclesiale.

Dal discernimento dei contributi raccolti possiamo individuare alcuni aspetti della vita ecclesiale.

Innanzitutto emerge una difficoltà di fondo, quella cioè di concepire realmente la Chiesa come popolo che cammina insieme, guidata dallo Spirito. Purtroppo, in molti casi, sussiste una erronea percezione della costituzione gerarchica della Chiesa, dove il presbitero ha un ruolo totalizzante, dove manca del tutto l’idea del sacerdozio comune, del ruolo importante del laicato.

Da questo punto di vista, la scelta dell’ascolto della Parola è stata un passo necessario per vivere in pienezza l’idea di popolo che cammina insieme, che sogna una Chiesa rinnovata.

Dalle sintesi pervenute e dagli incontri svolti, si possono rilevare alcune importanti prospettive per il futuro.

È fondamentale scommettere su una Chiesa capace di vivere la comunione autentica, anche attraverso la valorizzazione degli organismi già esistenti. Inoltre è necessario puntare sul primato della Parola, creando occasioni di ascolto autentico, che diano vigore e forza all’ordinarietà della vita laicale e sacerdotale.

Bisogna, altresì, valorizzare la presenza dei laici, rendendoli maggiormente consapevoli delle loro peculiari responsabilità nell’ambito della vita ecclesiale, anche tramite i consigli pastorali parrocchiali, che sono organi importanti di partecipazione.

Infine, occorre sempre di più vivere la dimensione di una Chiesa capace di farsi compagna di strada, di guardare alla vita delle persone rispondendo al desiderio di bene che c’è in ognuno, e di tessere alleanze con la società civile, per la costruzione di una casa comune.

 

1.2. Le prospettive per il secondo anno

All’inizio dell’estate appena trascorsa, è stato consegnato alle Chiese locali il testo intitolato I cantieri di Betania, che contiene le prospettive per il secondo anno del cammino sinodale.

A settembre siamo entrati nel secondo periodo della fase narrativa, che prevede la consultazione del Popolo di Dio a partire dai temi emersi nel II Incontro nazionale dei referenti diocesani (13‐15 maggio 2022) e nella LXVI Assemblea Generale della CEI (23‐27 maggio 2022). Le priorità individuate si profilano «come “cantieri”, con momenti anche esperienziali, che favoriranno l’ulteriore ascolto delle persone».

Viene proposta la costituzione di tre cantieri di lavoro:

  1. a) Il “cantiere della strada e del villaggio”, che riguarda l’ascolto dei diversi ambienti in cui i cristiani

vivono e lavorano: giovani, donne, poveri e fragili, ma anche i mondi della cultura, dell’arte e delle professioni.

Si apre per noi il “cantiere della strada e del villaggio”, dove presteremo ascolto ai diversi “mondi” in cui i cristiani vivono e lavorano, cioè “camminano insieme” a tutti coloro che formano la società; in particolare occorrerà curare l’ascolto di quegli ambiti che spesso restano in silenzio o inascoltati: innanzitutto il vasto mondo delle povertà: indigenza, disagio, abbandono, fragilità, disabilità, forme di emarginazione, sfruttamento, esclusione o discriminazione (nella società come nella comunità cristiana), e poi gli ambienti della cultura (scuola, università e ricerca), delle religioni e delle fedi, delle arti e dello sport, dell’economia e finanza, del lavoro, dell’imprenditoria e delle professioni, dell’impegno politico e sociale, delle istituzioni civili e militari, del volontariato e del Terzo settore.

  1. b) Il “cantiere dell’ospitalità e della casa”, che intende rendere la comunità ecclesiale casa accogliente per tutti: «vuole approfondire l’effettiva qualità delle relazioni comunitarie e la tensione dinamica tra fraternità e missionarietà, includendo l’impatto ambientale, cioè la partecipazione responsabile della comunità alla cura della casa comune».

Il “cantiere dell’ospitalità e della casa” dovrà anzitutto esplorare questo anelito, dando voce alle immagini di Chiesa con cui si esprime: la casa, la strada, la Chiesa famiglia, la Chiesa popolo, la Chiesa “ospedale da campo”, le comunità “minoranze creative”, ecc. Dovrà poi indagare l’effettiva qualità delle relazioni comunitarie e l’equilibrio tra una ricca esperienza di fraternità e una spinta alla missione che la conduce fuori. Questo “cantiere” aiuterà a rendere più essenziali tempi e spazi.

Il “cantiere dell’ospitalità e della casa” si interrogherà anche sulle strutture pastorali e spirituali, perché siano poste al servizio della missione e non assorbano energie per il solo auto-mantenimento, e dovrà verificare la sostenibilità e funzionalità delle strutture materiali.

  1. c) Il “cantiere delle diaconie e della formazione spirituale”, che si propone di riconnettere il servizio

con la sua radice spirituale per radicare meglio l’azione nell’ascolto della Parola di Dio e delle persone: incrocerà, inoltre, «le questioni legate alla formazione dei laici, dei ministri ordinati, di consacrate e consacrati; le ministerialità istituite, le altre vocazioni e i servizi ecclesiali innestati nella comune vocazione battesimale del Popolo di Dio».

Si apre il “cantiere delle diaconie e della formazione spirituale”, che focalizza l’ambito dei “servizi” ecclesiali, per vincere l’affanno e radicare meglio l’azione nell’ascolto della Parola di Dio e delle persone: è questo che può distinguere la diaconia cristiana dall’impegno professionale e umanitario. Spesso la pesantezza nel servire, nelle comunità e nelle loro guide, nasce dalla logica del “si è sempre fatto così” (cf. Evangelii gaudium 33), dall’affastellarsi di cose da fare, dalle burocrazie ecclesiastiche e civili incombenti, trascurando inevitabilmente la centralità dell’ascolto e delle relazioni.

La metodologia del Cammino sinodale consente di far emergere questa fatica in un contesto nel quale si fa esperienza del suo antidoto: l’ascolto della Parola di Dio e l’ascolto reciproco, di cui molte sintesi hanno evidenziato una grande sete. Il primo obiettivo del “cantiere delle diaconie” sarà dunque quello di riconnettere il servizio con la sua radice spirituale.

Un altro compito sarà quello di lavorare sul tema della corresponsabilità per la missione, oltre l’idea della semplice collaborazione. Incrocerà così la questione della formazione di laiche e laici, ministri ordinati, consacrate e consacrati, delle ministerialità istituite, delle altre vocazioni e dei servizi ecclesiali, innestati nella comune vocazione battesimale del popolo di Dio “sacerdotale, profetico e regale”.

I carismi, servizi e ministeri nella Chiesa non sono semplicemente diaconie interne alla comunità, ma sono diaconie missionarie, segno e strumento della cura della comunità cristiana verso tutti, specialmente verso i poveri e gli emarginati.

Sulla base delle sintesi diocesane elaborate alla fine del primo anno di ascolto, le Chiese di Sicilia, tenendo doverosamente conto della scelta fatta durante la sessione della CESI del 19 luglio 2022, sul tema trasversale dello “spopolamento e del lavoro dei giovani”, propongono un quarto cantiere sinodale di comune interesse per la nostra Regione: Impegno sociale, con speciale attenzione alle nuove povertà.

Tenendo come sfondo l’icona evangelica della casa di Betania, proposta dalla CEI, vogliamo evitare di separare Marta da Maria. Pertanto, il taglio sociale dev’essere inclusivo della componente spirituale “di tutto l’uomo e di ogni uomo”. Gesù, entrando nella casa degli amici di Betania, vive con loro (ed essi con Lui) un’esperienza misterica profonda. Anche noi siamo chiamati a cogliere il carattere inclusivo di questo cantiere regionale, che si apre alle molteplici dimensioni della vita umana, familiare, sociale, politica, economica.

Un cantiere nel quale ogni persona va percepita come un valore infinito, come il capitale umano che dà veramente spessore e dignità a ogni impresa, come la risorsa imprescindibile per lo sviluppo ambientale, artistico, storico del nostro territorio, che comprende tutti, nella loro diversità e complementarietà, e da tutti attende un contributo originale e insostituibile.

La ricchezza del corpo ecclesiale, come di quello sociale, sta proprio nella varietà dei carismi e nell’organicità delle membra, non nella loro massificazione e omologazione. Un cantiere nel quale i giovani richiedono un’attenzione specifica alle loro aspirazioni, alle loro domande di senso, al loro percorso di studi, alle loro aspettative lavorative, al loro reale ed efficace inserimento nel mondo delle professioni e delle imprese. Un cantiere nel quale vanno integrate e armonizzate le differenze, in questa società sempre più multietnica e multiculturale.

La lettura delle sintesi diocesane ‒ che ciascuna Chiesa locale ha valorizzato per verificare e ri-orientare le proprie scelte pastorali ‒ ha suscitato la proposta di adottare come icona biblica, per questo secondo anno di ascolto, l’incontro di Gesù con Marta e Maria nella casa di Betania:

Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,38-42).

L’episodio lucano è servito anche da griglia per leggere insieme i contenuti emersi e ha aiutato a individuare le priorità su cui proseguire l’ascolto in questo secondo anno. Il metodo sarà quello già sperimentato nell’anno decorso, detto “conversazione spirituale”.

Nella nostra Diocesi, l’Assemblea pastorale di avvio del secondo anno del Cammino sinodale è cadenzata in due momenti:

Venerdì 28 ottobre 2022: il primo momento, finalizzato a illustrare finalità e contenuto di questo secondo anno di “ascolto”.

Venerdì 2 dicembre 2022: il secondo momento, dedicato alla restituzione del lavoro svolto secondo le modalità che verranno suggerite dall’équipe sinodale.

Seguirà, infine, la fase della progettazione pastorale e quella della sintesi diocesana.

 

 

 

(*) – La lettera pastorale è disponibile nella sua interezza sulla nostra pagina web www.camminosiracusa.it

 

 

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