Venerdì scorso il Santuario della Madonna delle lacrime di Siracusa ha ospitato il convegno “Il pellegrinaggio: atto di devozione ed incontro tra le genti”. L’evento si inserisce nell’ambito del progetto Trip Sicilia (finanziato con le risorse del PSR, il Programma di Sviluppo Rurale della Regione Siciliana 2014/2020 – Misura 16 – Cooperazione), recepito dal Gal (Gruppo di Azione Locale) Natiblei e promosso dalla rete di imprese Smart Land Iblei.
Il programma della giornata è stato organizzato in due momenti: una tavola rotonda nella prima parte della mattinata incentrata sulla valorizzazione dei beni culturali ecclesiali dei piccoli comuni; la seconda parte prevista nel pomeriggio, è stata incentrata sul tema del pellegrinaggio.
Comune denominatore degli incontri è stato il turismo esperienziale religioso, il turismo dei luoghi minori e il turismo delle emozioni negli Iblei.
Numerosi gli attori del territorio coinvolti. La giornalista Laura Valvo ha moderato i lavori. Padre Davide Perdonò, rettore del santurario di Materdomini (AV) e delegato del collegamento nazionale santuari, ha ricordato che la visita ai santuari segue dinamiche diverse. “La pietà popolare ha una grande ricchezza e ci fa capire l’essenza della fede”. Proprio perché il pellegrinaggio è diventato turismo, padre Davide ha insistito sull’importanza dell’accoglienza che ricevono i pellegrini: “ogni pellegrino porta con sé le sue fragilità e la necessità di essere sostenuto”.
Presenti anche don Roberto Fucile, direttore dell’ufficio per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cesi e Pucci Piccione, presidente del Parco culturale ecclesiale Terre dell’invisibile. Entrambi hanno sottolineato l’importanza del connubio cammino-territorio. “La dimensione che bisogna dare al territorio è quella popolare. Non bisogna confondere la pietà popolare con il folklore. Il cammino per i pellegrini è motivo di riflessione”. La visione unitaria del territorio aiuta sicuramente lo sviluppo del turismo religioso.
L’intervento di Simone Bozzato, professore associato dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Dipartimento di Storia, Patrimonio culturale, Formazione e Società, ha posto l’accento sul ruolo fondamentale delle comunità, perché “su di esse va costruito il turismo religioso… bisogna comprendere la dimensione che si vuole dare a questo tipo di turismo. Non esperienze stereotipate e asettiche: sarebbe un errore irreparabile. Un modello territoriale che deve appartenerci. L’elemento religioso deve essere riconosciuto dalla comunità territoriale come elemento di valore sul quale investire e lavorare sulle politiche di gestione e sviluppo del territorio”.
Paolo Giansiracusa, critico d’arte e docente universitario di Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Catania, ha ricordato che “le chiese sono musei viventi del territorio ma anche la periferia va valorizzata”.
“Non bisogna dimenticare che il turismo religioso interessa anche i viaggiatori diversamente abili che necessitano di strutture adeguatamente attrezzate”, ha ricordato Bernadette Lo Bianco, disability manager e presidente dell’associazione “Sicilia turismo per tutti”.
Vincenzo Parlato, presidente Gal Natiblei ha accolto positivamente la collaborazione tra i diversi operatori del settore, “idee che devono tradursi in un’offerta turistica integrata”.
Alberto Dragone, coordinamento e sviluppo settore percorsi per Terre di Mezzo Editore, ha fornito dei dati statistici sui cammini. Dalle motivazioni del viaggio (conoscenza di borghi e territorio il 52,4 % e motivi religiosi e spirituali il 23,1%), al benessere emotivo tratto dall’esperienza che interessa l’84% di coloro che intraprendono un cammino, dal mezzo utilizzato (a piedi il 96%, in bici il 4%), al periodo favorevole per viaggiare (dalla primavera all’autunno), fino l’età dei viaggiatori, compresa tra i 30 e i 70. Dragone ha sottolineato che “il cammino deve essere fruibile, ovvero sicuro con attrezzature adeguate, e comprabile ovvero accogliente”.
Pippo Gianninoto, consigliere Gal Natiblei, ha ribadito l’importanza dell’accoglienza che è “il modello sul quale la rete si vuole muovere. Parole chiavi sono comunità, intese come persone e storie del territorio che si intrecciano, e governance, intesa come dialogo tra i veri attori per offrire al territorio un buon servizio”.
Al convegno sono stati presenti anche Titta Rizza, presidente dell’Associazione turismo religioso Aprotour, Giuseppe Matarazzo, giornalista del quotidiano Avvenire, l’assessore Dario Tota, in rappresentanza del sindaco di Siracusa, Giuseppe Taglia, dirigente dell’Ispettorato dell’Agricoltura di Siracusa, Paolo Amenta, presidente dell’Agenzia di sviluppo Val d’Anapo e presidente Anci Sicilia.
La firma per il protocollo d’intesa suggellerà il patto d’intesa tra i soggetti coinvolti.