Dal 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati,  il 21 marzo è riconosciuto come  “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”.

Una iniziativa che si concretizza grazie all’impegno dell’Associazione Libera che sotto la guida di don Luigi Ciotti si batte per  i diritti e la giustizia sociale”.

Con l’avvicinarsi del 21 marzo l’Associazione in collaborazione con l’Ordine Francescano Secolare Fraternità di Floridia ha organizzato sabato 11 marzo, un incontro con Gregorio Porcaro , vice parroco al tempo di don Pino Puglisi, per ricordarne la memoria. L’incontro tenutosi nella Chiesa Madre di Floridia alla presenza del parroco  Alessandro Genovese, di Giovanna Raiti sorella del carabiniere  Salvatore Raiti,  che ha perso la vita  durante un servizio di scorta, delle autorità locali, dei  numerosi parrocchiani e non presenti all’incontro per conoscere meglio la figura di don Puglisi e apprezzarne ,qualora ce ne fosse bisogno, le qualità umane e spirituali. Come spiegato dallo stesso Gregorio che ha vissuto parte della sua vita come vice parroco accanto a don Pino, dalla morte del sacerdote egli porta in giro per  l’Italia la  testimonianza di un sacerdote  che ha lottato a viso aperto contro la mafia palermitana  fino al giorno in cui quella mafia che lui combatteva non  lo ha ucciso, era il 15 settembre del ’93.

Superato il vuoto lasciato e la  paura che ha fatto seguito dopo la tragica fine di don Pino, Gregorio prende coraggio e  acquisisce la consapevolezza che non potevano disperdere alle ortiche gli insegnamenti di don Puglisi:  era necessario portare avanti ”ciò che insieme avevamo iniziato”.

“Don Pino – ricorda Gregorio – dopo una breve sintesi sulla vita del sacerdote e sul loro incontro, ci ha fatto sperimentare la bellezza dell’amore , della vita fraterna , della chiesa dei poveri  dando sapore alla vita degli ultimi, degli emarginati, delle famiglie prigioniere del terrore della mafia”.

Il suo racconto reso ancora più incisivo da alcune  frasi dialettali e modi di dire tipiche dell’azione di don Pino,  raggiunge il cuore dei presenti per l’intensità delle parole, per gli aneddoti di vita vissuta,  per  l’empatia che si crea con i presenti consapevoli della piaga che affligge la società soleva dire  don Pino: “Non si può credere in Dio ed essere mafiosi!”

Quella mafia a cui don Pino dava fastidio per il suo limpido apostolato, per la forza delle sue  omelie , per la pubblica condanna  a  Cosa nostra.

Quella stessa malavita che lo ha ucciso convinta che con la sua morte tutto sarebbe tornato come prima del suo arrivo, ma non è stato così , egli è tra di noi e continua ad agire grazie a quanti portano avanti i suoi insegnamenti,  diffondendo la cultura della legalità un terreno duro da coltivare e  che necessita di costante cura  per far germogliare i semi.

Come ha ricordato Papa Francesco nel giorno della sua beatificazione don Puglisi,  è stato un sacerdote, un educatore, un insegnante, un parroco che ‘educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita. Egli  è stato ed è ancora oggi nel cuore di quanti credono nella legalità e nella giustizia, perché infondeva amore e rispetto in ogni suo gesto dimostrando di avere cura del suo  campo che coltivava alla luce della fede.

Oggi Gregorio dopo aver lasciato la  tonaca si è felicemente sposato resta però  un testimone eccezionale del lavoro infaticabile, dello spirito di sacrificio e del “sorriso generoso di padre Puglisi”, dal 2015 è il coordinatore di Libera in Sicilia

Tutti dovremmo raccogliere l’eredità di  p. Puglisi  “seminare il bene” e scioglierci ogni giorno  nell’amore di Dio, come ha fatto lui che ha affrontato con un  disarmante sorriso i suoi  carnefici.

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