«E forse sarà solo quest’anno che per la prima volta nella storia, i Lentinesi, il tuo popolo, capiranno veramente il tuo Martirio.
Oggi il tuo martirio, più di sempre, è anche il nostro: nell’aspettarti con ansia, sentirti arrivare insieme all’odore della zagara e non poterti vedere e festeggiare. Sarà un martirio, ma un “martiriu d’amuri.»
Ci eravamo lasciati con queste parole, tre anni fa, in un racconto del tutto personale: con la gioia negli occhi ed il dolore nel cuore. Il periodo “sospeso” durato due anni, più uno di restrizioni parziali, ha interdetto processioni e riti in tutta Italia, ma nulla è riuscito ad interdire la fede.
Maggio per la città di Lentini è il mese più importante perché è il periodo in cui si celebrano i festeggiamenti in onore dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, i santi patroni tutelari della città.
Nelle giornate del 9, 10 e 11 maggio, tutta la popolazione riempie le vie con gioia e commozione.
Tutti i lentinesi fuori sede, rientrano nella città natia, per riconciliarsi con i propri affetti e rivedere, a distanza di un anno, il Fercolo di “Sant’Affiuzzu”.
È un’occasione di aggregazione, incontro o, volendolo definire con un termine più familiare ed attuale, “assembramento”. Il più bell’assembramento di sempre.
Tre anni fa però, gli assembramenti sono stati vietati da un Dpcm del Governo, in nome della pandemia. Ed insieme a questi ultimi, sono stati così “sospesi” per due anni la tradizione ed il senso di comunità della Città dell’arancia rossa, in provincia di Siracusa.
Ma è nella preparazione spirituale che il fedele sperimenta la vera Festa, esperienza della quale la comunità lentinese non è stata mai mancante, neanche negli ultimi tre anni di restrizioni, dalla quale ha origine l’atto di devozione percepibile, visibile ma non tangibile.
Atto che in una dimensione collettiva è possibile definire come patrimonio immateriale della Città di Lentini.
E proprio del patrimonio immateriale legato ai festeggiamenti patronali in onore dei Santi Fratelli Martiri ci racconta, in una mostra personale di fotografia, Carlo Arcidiacono, un giovane fotografo attivo da oltre vent’anni nel sociale e nel campo foto-giornalistico.
I suoi lavori si contraddistinguono per l’autenticità dei gesti e la spontaneità delle emozioni.
«L’essenza della foto, deriva, più che dal mezzo tecnico adoperato, dal desiderio a tratti infantile», con queste parole si presenta sui social Carlo, sottolineando l’aspetto emozionale e genuino della sua passione.
Questo è ciò che traspare dalle sue foto: un racconto tout court che restituisce le sensazioni reali di un momento vissuto.
La mostra verrà inaugurata domenica 7 maggio, alle ore 11, presso il Circolo Alaimo di Lentini.
Il prezioso reportage, assistito dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, fissa nel tempo il racconto della festa sospesa nella stagione pandemica del Covid 19: un adeguarsi che, la comunità, nonostante le restrizioni, ha assunto come modo di esprimere il proprio legame viscerale verso i santi patroni e protettori della città.
A curare la mostra, il dott. Giorgio Franco, founder e director della cooperativa Badia Lost & Found che, partita da un progetto di rigenerazione urbana e animazione sociale svolto nel quartiere Badia di Lentini, dal 2020 continua a porre nel Patrimonio Immateriale e nell’Arte Urbana, il metodo e la metodologia di ricerca e recupero del Patrimonio e della Cultura.
«Il patrimonio immateriale si chiama così proprio perché non materiale, non tangibile. L’unico format a nostra disposizione per poterlo ricordare, é la memoria . La memoria è collocata fisicamente e geograficamente nella nostra mente ma è anch’essa una cosa immateriale. Se non c’è una trasmissione di dati da una memoria ad un’altra, anche e soprattutto in ambito generazionale, non avviene la destinazione del patrimonio immateriale, non vi è la trasmissibilità dell’opera e si va incontro ad una perdita importante.»
Così il dott. Franco sottolinea l’importanza del “tramandare” al fine di “conservare” l’identità di un territorio geografico, di un popolo, di una famiglia; intenzione che risulta esplicita nella sua prefazione del volumetto stampato “È FESTA”, un documento storico unico che racconta la Festa di Sant’Alfio “sospesa”, attraverso gli scatti-racconto di Carlo Arcidiacono.
Sarà possibile acquistare il volume alla mostra, con la consapevolezza di rendere omaggio non solo alla propria libreria o raccolta storica ma anche ad una realtà sociale ai margini. Il ricavato sarà, infatti, donato interamente alla Caritas di Lentini che, durante l’emergenza covid-19 e non solo, ha offerto e continua ad offrire sostegno alle famiglie per arginare l’emergenza socioeconomica.
La mostra, sponsorizzata da La Casa del Lupo, rimarrà aperta e fruibile per tutto il mese di maggio al Circolo Alaimo, anche grazie alla disponibilità del presidente del circolo Giorgio Neri.
Un’iniziativa nobile per un paese che ogni tanto dimentica il bene più prezioso: la cooperazione.
«Solo insieme possiamo raggiungere ciò che ciascuno di noi cerca di raggiungere.», Karl Theodor Jaspers.
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