La tragedia di Euripide che vede protagonista Medea, è stata proposta più volte al teatro greco di Siracusa. In questo ciclo di spettacoli voluti  dall’Inda il ruolo principale è stato affidato a Laura Marinoni, alla settima presenza sul colle Temenite, La sua interpretazione è stata magnifica, e l’attrice, vera mattatrice della messa in scena, non ha deluso le aspettative.

La trama, per sommi capi, vede Medea che si innamora  di Giasone, giunto nella Colchide insieme agli Argonauti alla ricerca del Vello d’oro, e ne diviene la sposa. Dopo alcuni anni, giungono a Corinto, dove Giasone  abbandona Medea  per Glauce, figlia del re Creonte,  Questi decide di esiliare Medea che sceglie di vendicarsi e dopo avere inviato a Glauce doni avvelenati, che uccideranno lei e il padre, Medea uccide i figli e nega a  Giasone perfino i loro corpi, portandoli con sé sul carro del Sole, verso Atene.

Per  il regista Federico Tiezzi (cha ha citato Ibsen e Strinberg)   il gesto omicida di Medea è visto come punto di partenza di un percorso, e la stessa tragedia come origine del dramma borghese. Medea non è una donna in cerca di vendetta. Lei con i suoi figli viene esiliata da Creonte e sa di non potere tornare nella Colchide, da dove proviene, ha tradito il padre e il fratello per favorire questo marito che adora. Ma ora è sola. Come potranno crescere i suoi figli? Deve trovare all’istante uno stratagemma e lo trova. E  la figura di Medea non suscita un immediato sentimento d’odio da parte dello spettatore, che  la vede più come l’autrice del sacrificio dei figli piuttosto che della loro barbara uccisione. Nella tragedia c’è  la distruzione di un mondo arcaico, ma anche la dissoluzione della famiglia, dei valori portanti di una civiltà.

La traduzione del testo di Massimo Fusillo ha cercato di rendere contemporanee le parole di Euripide, e la parola ha un ruolo prevalente più che la scena, scarna, solo di contorno. Il linguaggio del mito,   forte e semplificato, affronta temi universali, presenti in tutte le  epoche ed in tutte le culture.

La messa in scena si apre con una corale di voci bianche, registrate all’Opera di Roma,  prima dell’inizio dello spettacolo. Un’altra innovazione introdotta dal regista è il ruolo del nunzio, affidato ad una donna, per esplorare il punto di vista femminile. Originali anche le interpretazioni in guisa di animali (Medea  in forma d’uccello, Creonte di coccodrillo, i figli con teste di coniglio). Sapienti e funzionali alla narrazione l’illuminazione ed i giochi di luci.

Medea è una delle figure più emblematiche e complesse del teatro greco: ritenuta il prototipo della donna tradita e abbandonata dal marito, è, allo stesso tempo, una femminista ante litteram, con una forte autodeterminazione. La sua figura rovescia il ruolo tradizionale della donna, destinata alla casa, alla cura dei figli e del marito, e lontana dai campi di battaglia. Una presenza sullo sfondo, che qui, invece, una volta entrata, non uscirà più di scena: cosa rara nel teatro greco, ove, di regola, il protagonista non era sul palco  per tutto il dramma, ma solo in determinati momenti.

Non sono mancati, sulla scena,  momenti di alta drammaturgia, come nel ripensamento di Medea, quando l’idea dell’infanticidio sembra una brutta fantasia,  una delle tante frasi cattive che le mamme dicono quando si arrabbiano, ma poi Medea ritorna mentalmente lucida e, ora che Giasone l’ha lasciata,  poiché l’ esistenza dei figli  non le porta alcun più vantaggio, anzi, le ricorda  che i suoi nemici ridono di lei e delle sue sventure, stabilisce che i figli, anche per far torto a Giasone, saranno sacrificati.

Altri interpreti della rappresentazione, che andrà in scena a giorni alterni fino al 24 giugno, sono: Debora Zuin (Nutrice), Riccardo Livermore (Pedagogo), Roberto Latini (Creonte), Alessandro Averone (Giasone), Luigi Tabita (Egeo), Sandra Toffolatti (Il Nunzio). Partecipano, inoltre, gli allievi e le allieve dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico.

La superba interpretazione della Marinoni, attorniata da un gruppo di attori all’altezza di questo palco, ha conferito spessore non solo al personaggio Medea ma a tutta la messa in scena, elevando il livello della rappresentazione. Gli applausi del folto pubblico, convinti e prolungati, hanno confermato il successo dello spettacolo.

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