Titolo della settimana: I Basilischi, di Lina Wertmuller.

I Basilischi sono lucertoloni che amano starsene pigramente sotto il sole. 70anni fa esordiva Lina Wertmuller nello stesso anno in cui lavorò come aiuto regista di Federico Fellini in 8 e mezzo.

I Basilischi esce a dieci anni di distanza da I vitelloni felliniani, ed è una pellicola quasi speculare, che riprende molte delle tematiche del film precedente ma che vive di luce propria e  innestate nel contesto meridionale.

Siamo davanti ad un ritratto realistico della piccola provincia che riguarda anche noi, dove le sonnolente giornate sono tutte uguali e Antonio, studente in legge, e gli amici Francesco e Sergio trascorrono tra il circolo, bar, passeggiate sul corso e ragazze che Lina descrive in maniera quasi documentaristica. Si offrono diversi spunti da varie angolazioni, mettendo in evidenza le condizioni del sud negli anni dell’esplosione del boom economico che induceva molti giovani a volgere lo sguardo verso nord, come già aveva ben descritto Visconti con la famiglia Parondi in Rocco e i suoi fratelli, già recensito.

Un ritratto sincero e amaro di un sud incapace di accantonare i propri riti e di darsi una mossa. La regista ebbe l’idea per questo film quando, visitando il set siciliano dell’amico Francesco Rosi alle prese con Salvatore Giuliano, fece una breve tappa nel paese del padre in Basilicata. Già in questa pellicola la regista mostra un occhio particolare per il ruolo della donna e come esse siano il centro di gravità del paese, la dottoressa,la bella forestiera, la contessa, figure forti, che riescono ad avere la meglio in un mondo chiuso su se stesso, dove soltanto i giovani riescono a comprendere che il loro futuro è lontano da esso.

Con una voce fuoricampo, non a caso femminile, mentre ne I vitelloni era maschile, e le musiche puntuali che sottolineano la narrazione del maestro Ennio Morricone. Pellicola rapida e profonda, un unicum nella filmografia di Lina, da mettere accanto a I vitelloni ovviamente ma anche a Giovani mariti, la prima notte di quiete e perché no Amici miei, commedie e drammi amari nella miglior tradizione del nostro cinema, quello vero, oggi mandato in frantumi da registi e sceneggiatori che , per usare un eufemismo, non sanno quello che fanno.

Ottima la prova di Stefano Satta Flores, purtroppo andato via giovane, che con questo film e C’eravamo tanto amati, si è guadagnato per sempre un posto d’onore tra i grandi del nostro cinema. I Basilischi, da poco restaurato, è un gioiello da riscoprire e preservare . Buona visione

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