Titolo della settimana: Noi (Us) di Jordan Peele, 2019.
“Ogni cosa in questo film è calcolata, Ve lo posso garantire“. Jordan Peele, ex comico di successo e volto nuovo e importante del cinema, continua il discorso iniziato con Get out- Scappa (già recensito) e questa volta gioca a carte scoperte già dal titolo, infatti US può significare United States oppure Noi, cioè noi stessi.
La pellicola è un ingranaggio perfettamente oliato con riferimenti nei punti giusti anche a film che hanno fatto la storia, si vede che Peele è preparato anche in questo, come Shining citato nella sequenza iniziale del viaggio, Gli uccelli di zio Hitch, Lo squalo,i Goonies e anche echi Romeriani, critica sociale e politica, che partendo dagli Stati Uniti non risparmia l’intero mondo occidentale. Dopo un prologo datato 1986 su un episodio della sua infanzia, ritroviamo Adele ai giorni nostri che, insieme a marito e figli decidono di trascorrere le vacanze estive a Santa Cruz, nella casa d’infanzia della donna, una volta arrivati ecco apparire nel vialetto di casa quattro individui, di rosso vestiti, identici a lei e al resto della famiglia, Doppelganger.
Cosa sta succedendo? A voi il piacere di scoprirlo. Dopo l’exploit di Scappa non avrei mai immaginato che Peele si sarebbe imposto come uno degli autori più geniali degli ultimi anni, e che con questa opera seconda confermasse le aspettative createsi con il suo film d’esordio, Noi da indizi e spiegazioni allo spettatore, catturando con la capacità di scrittura del regista, non a caso Oscar per la sceneggiatura per Get out- Scappa.
Sin da subito ci trasmette il suo entusiasmo e la voglia di raccontare una storia che, sotto le pieghe horror e thriller prende di petto razzismo e politica, non risparmiando neanche la tecnologia che ci annulla rendendoci schiavi. I sosia o i Doppelganger sono gli emarginati della società, non ci resta che la fuga, ma siamo noi stessi, geniale, come lo è anche l’idea di affidare il ruolo centrale ad una famiglia di colore, il tutto assume una valenza politica potente. Un difetto? Potrebbe essere un finale scontato, ma non telefonato, che non intacca il valore di un’opera intelligente che guarda dritto negli occhi il caos di un mondo in balia di se stesso, che ha perso ogni punto di riferimento. Menzione speciale per gli attori, in particolare Lupita Nyong’o, segnatevi questo nome.
Costato 20 milioni il film ne ha portati a casa 260. Divertimento, capitalismo, lotta di classe e riflessioni sul mondo di oggi, quando un film coniuga tutto questo impossibile farselo scappare. Consigliatissimo, meglio se in compagnia.
Buona visione