L’Azione 1- Piano “Scuola 4.0” e la linea di investimento 3.2 “Scuola 4.0″, finanziata dall’Unione Europea – Next generation EU – azione 1 – Next Generation Classrooms – coinvolge le scuole nella loro capacità di progettazione di ambienti di apprendimento innovativi, al fine di poter intervenire nel recupero dei divari territoriali per l’acquisizione delle competenze di base (italiano, matematica, inglese) delle giovani generazioni. Il Piano Scuola 4.0, rivolto alle scuole italiane, punta alla trasformazione di almeno 100.000 aule in ambienti di apprendimento innovativi, con uno stanziamento complessivo a livello nazionale di euro 1.296.000.000,00.
La provincia di Siracusa è coinvolta nell’Azione 1 -Next Generation classrooms- del PNRR per euro 10.004.315,01, che andranno a 70 scuole tra il I e il II ciclo.
Le scuole, che hanno già ricevuto una prima tranche di fondi, hanno in comune alunni con bassi livelli di apprendimento, circa il 70% degli studenti frequentanti ciascuna scuola, come individuato dalle rilevazioni nazionali (dispersione scolastica implicita). Dispersione scolastica implicita significa bassi livelli di apprendimento, dal livello 1 al livello 3. Se, quindi, i livelli 1 e 2 sono indice di dispersione conclamata, il livello 3 equivale al rischio dispersione, per cui spetta alla singola scuola intervenire in modo da evitare che il rischio si trasformi in realtà.
Ma cosa significa per uno studente essere di livello 3 in italiano? E, inoltre, cosa sa fare o non sa fare uno studente di livello 3?
Una ragazza o un ragazzo delle scuole superiori con un livello 3 sa individuare informazioni date esplicitamente in punti diversi del testo… in testi di lunghezza media e di diverso tipo. Ricostruisce il significato di parole di uso comune, di termini tecnico-specialistici, di parole di registro formale e di uso letterario, e di espressioni figurate attraverso le informazioni presenti nel testo. Ricostruisce inoltre il significato di porzioni di testo collegando tra loro informazioni vicine, attraverso inferenze semplici che derivano dalla propria esperienza personale o scolastica. Ricostruisce il significato globale e coglie il tema centrale del testo, in testi in cui le informazioni e i concetti fondamentali sono ripresi più volte, ma non sa fare il resto, il che significa che se le informazioni si trovano su testi più lunghi o le inferenze da fare non sono palesemente deducibili, i nostri giovani vanno in tilt, non riescono proprio a comprendere.
C’è da dire che uno studente di livello 3 non passa naturalmente ai livelli più alti (4-5) con l’età, le competenze non sono frutto della naturale crescita biologica, per cui è chiaro che se un livello 3 per un ragazzo di 14 anni è già un problema, lo è ancora di più per uno di 18/19 anni, che si prepara ad esercitare la “cittadinanza”, saper leggere per comprendere la realtà che circonda.
Preso atto della realtà, la domanda è: Come le scuole dovrebbero progettare per evitare che lo studente a rischio cada nella dispersione?
Le scuole hanno la possibilità di leggere i dati restituiti dall’Invalsi per analizzarli e tenerne conto ai fini di una progettazione scevra da pregiudizi e false autogiustificazioni. L’acquisizione delle competenze degli studenti è sempre misurabile, per cui negare la validità dei dati Invalsi con frasi tipo: le prove standardizzate non tengono conto dei programmi e quindi non sono attendibili, o ancora, i ragazzi non sono motivati e quindi non si impegnano, oppure le valutazioni interne smentiscono quelle nazionali, non aiuterà di certo le singole istituzioni scolastiche ad affrontare seriamente l’analisi del contesto, fase necessaria per una progettazione più mirata. Il rischio è il disallineamento tra la progettazione delle scuole e i reali bisogni/livelli di intervento degli studenti, come a dire ci sarebbe bisogno di un regime alimentare ed invece di rivolgersi ad un nutrizionista magari si sceglierà la dieta della più cara amica.
Nell’ambito dell’istruzione le cose non dovrebbero funzionare così perché bisognerebbe analizzare i processi per migliorare le competenze. Tutti noi stiamo assistendo da tempo al fenomeno sociale dell’analfabetismo di ritorno, quindi la scolarizzazione (diritto allo studio) non è stata garanzia di alfabetizzazione, elemento fondamentale per la Società della Conoscenza (Knowledge Society).
Le 70 scuole siracusane evidenziano tali carenze nelle “nostre” giovani generazioni, quindi, ben vengano i fondi del PNRR per l’innovazione. Premessa necessaria sarà leggere con occhi nuovi i dati Invalsi, liberandosi dall’autoreferenzialità ed impegnandosi seriamente ad innovare il fare scuola locale.
Ciascuna scuola è chiamata a “cambiare” la scala di priorità, non solo a livello di organizzazione (quali e quanti progetti, attività, offerte integrative, ecc.) ma, soprattutto, ad una azione costante di autoverifica e autovalutazione didattica, non fornendo ai genitori una versione edulcorata della realtà dei propri figli ma elementi oggettivi circa la loro “crescita scolastica”. L’obiettivo principale è accompagnare gli studenti nel miglioramento delle competenze di base (italiano, matematica, inglese), in quanto fondamentali alla crescita personale.
Solo intervenendo su ciò che lo studente sa fare o non sa fare, renderà possibile il “cambiamento”, altrimenti sarà per le scuole una ulteriore occasione sprecata e si sa il futuro non fa sconti ed è appena dietro l’angolo! Il Futuro inizia oggi.