“Ombre Rosse” a cinquant’anni dalla scomparsa di John Ford
Titolo della settimana: Ombre rosse, 1939 di John Ford.
“Mi chiamo John Ford e faccio western“, con questa frase il grande regista esordì durante una drammatica riunione negli anni della caccia alle streghe con dieci registi accusati di essere filocomunisti: difendendo a spada tratta la libertà di opinione. Oggi ricordiamo il maestro a cinquant’anni dalla sua scomparsa, con il film che segna il definitivo ingresso tra gli immortali della cultura cinimatografica, Stagechoach da noi Ombre rosse,il primo western moderno, quello da cui è partito tutto.
A tredici anni dal suo ultimo western, Ford rimane affascinato da un racconto di Ernest Haycok, Stage of Lordsburg, ispirato a sua volta a Palla di sego di Guy De Maupassant.
Ford si scontra con la produzione, la United Artist, per imporre lo sconosciuto John Wayne al posto di Gary Cooper, stesso discorso per la protagonista femminile, Claire Trevor sponsorizzata dal regista ebbe la meglio sulla più quotata e divina Marlene Dietrich, lo stesso Ford anni dopo spiegherà il perché.
La storia è semplicissima, una diligenza che da Tonto conduce a Lordsburg, attraverso il territorio indiano degli Apache di Geronimo. A bordo di essa nove persone, Lucy Mallory, moglie incinta di un ufficiale, Dallas prostituta espulsa dalla cittadina, il dottor Boone alcolista, Mr Peacock rappresentante di liquori, Hatfield baro ma dal cuore d’oro, il losco banchiere Gatewood in fuga con le paghe dei lavoratori, alla guida Buck e lo sceriffo Wilcox, in cerca di Ringo, che lungo la strada salirà a bordo con una delle entrate in scena più iconiche di sempre. La diligenza come metafora dei rapporti umani diventa un microcosmo itinerante, dove per forza di cose persone diverse tra loro per caratteri ed estrazione dovranno convivere in un territorio ostile e un pericolo che incombe. Evidente nella pellicola la simpatia fordiana per i reietti, da Dallas, al Dottore, a Ringo. Un viaggio che riserverà non poche sorprese, con dialoghi straordinari, senso dell’avventura e dell’ignoto , e quando ormai la meta sembra vicina gli spazi sconfinati tornano in primo piano con l’attacco degli indiani, girato da Ford con una macchina che andava a 60 km/h e lo stuntman Yakima Kanutt che rischiò di essere calpestato dai cavalli in corsa. Ombre rosse che Orson Wells studiò per Quarto potere è questo e molto altro e il suo regista non poteva essere John Ford, che ha regalato capolavori anche fuori dal western, smentendo così se stesso e ancora oggi regista con il maggior numero di Oscar vinti.
Ombre rosse è conservato nella biblioteca del Congresso USA.