Quando arriva la stagione estiva, in coincidenza con l’affollamento dei litorali e la gente alla ricerca di refrigerio e mare, puntualmente si ripropone la polemica sul libero accesso alle spiagge, si parla di mare negato, di abusi mai repressi e spesso neanche contestati.

Siracusa ha una grande superficie di spiagge balneabili, più di 33 chilometri, ed altri 22 circa sono teoricamente interdetti alla balneazione per motivi di sicurezza o per ordinanze della Capitaneria di porto.

Quest’anno abbiamo letto sui giornali nazionali la polemica sul rinnovo delle concessioni agli stabilimenti balneari e, più recentemente, di divieti di accesso alla battigia da parte di alcuni gestori e, addirittura, a Bacoli (Napoli), qualche giorno fa ai clienti che accedevano ai lidi sono state perquisite le borse per un divieto di portare con sé cibi e bevande.

La nostra città in passato non è stata estranea alla polemica sugli accessi al mare ostruiti, e ci auguriamo che ciò non avvenga anche quest’anno, sia per  ovvii motivi etici, sia perché ciò mortifica anche l’aspetto economico delle attività legate al mare, per la pubblicità negativa ed il clamore che essa sempre genera.

La “risorsa mare” a Siracusa è, a nostro avviso, non adeguatamente sfruttata. Malgrado la bellezza dei siti, la potenzialità dei nostri litorali non dà il ritorno economico che sarebbe lecito attendersi, anche grazie al cinema ed agli spot pubblicitari che spesso li hanno resi protagonisti, ed alle potenzialità che il territorio offre anche in termini di prodotti agricoli di eccellenza, prelibatezze gastronomiche, clima mite tutto l’anno, per fornire ai turisti ed anche ai siciliani amanti del bello  esperienze soddisfacenti a tutto tondo, che rendono difficile lasciare i nostri luoghi e invitano a ritornare. Basti pensare a posti di mare meravigliosi quali il Plemmirio, Fontane Bianche, l’Arenella, e più a sud le spiaggie di   Noto, Vendicari, San Lorenzo, Marzamemi, Capo Passero.

Ma quali sono le norme che regolano l’accesso alle spiagge ed agli sbocchi al mare?

Il demanio marittimo è proprietà pubblica,  serve solo ed esclusivamente per la fruizione del mare dal punto di vista della pesca, della difesa dei confini nazionali, delle attività ludiche autorizzate dagli organi di stato preposti alla vigilanza ed alla custodia del bene pubblico.

Secondo l’art. 822 del codice civile, la spiaggia è un bene pubblico, quindi, di proprietà di tutti i cittadini Italiani: possono essere date in concessione a privati perché questi offrano dei servizi al pubblico, più strettamente attinenti alla balneazione (sdraio, ombrelloni) nei lidi, o di ristorazione (vendita di cibi, bevande, ecc.), ma la presenza di queste concessioni non limita l’accesso al mare. Tutti i bagnanti, cioè, possono transitare sul bagnasciuga dei lidi liberamente e se l’accesso è ostruito da recinzioni, sbarramenti o anche dei semplici varchi d’ingresso presidiati, hanno diritto di accedervi e dirigersi verso il mare senza dover pagare nulla, se non vogliono fruire dei servizi messi disposizione dalle strutture.

Anche il cibo e le bevande possono essere introdotte senza alcuna restrizione. Quanto accaduto giorni fa a Bacoli è totalmente illegittimo, ed il sindaco di quella località – che avrebbe certamente fatto a meno di tutta la pubblicità negativa ricevuta- ha provveduto a diffidare i gestori dal ripetere simili atteggiamenti.

L’auspicio è che nelle nostre zone di mare se vi sono sbarramenti illegittimi vengano prontamente rimossi, e che coloro che sono preposti al controllo (Comuni, Capitaneria di porto, ecc.) siano solerti e rigidi nel reprimere gli abusi.  Ciò consente sia il rispetto della legalità, gradito a tutti, che la creazione di un circolo virtuoso che permetta di gestire meglio un nostro bene prezioso, qual è la “risorsa mare”.

 

 

 

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