Natale fra le macerie e la speranza: cosa resta di umano nel mondo?

Il Natale è un profondo mistero di Amore infinito di Dio per l’uomo. Un Amore che il cuore umano non può comprendere. “Il Verbo si fece carne” (Gv 1,14). Dio si è fatto uomo, assumendo in sé tutte le povertà umane, tutta la precarietà della vita terrena. Il Verbo incarnato ha voluto salvare l’uomo dall’interno del dramma umano vissuto nella separazione da Dio: si è calato nell’abisso della perdizione umana: “è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10).

Questa scelta di Dio incarnato viene descritta nel Vangelo in termini di luce e di gioia. Gli Angeli cantano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e sulla terra pace agli uomini che Egli ama” (Lc 2,14).

Ma subito il Vangelo ci presenta lo scontro della luce con le tenebre. Il Verbo “era nel mondo / e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; /  eppure il mondo non lo ha riconosciuto. / Venne fra i suoi, / e i suoi non l’anno accolto” (Gv 1,10-11). Gesù  è rifiutato sul nascere: per Maria e Giuseppe “non c’era posto nell’alloggio” (Lc 2,7), e quindi non ci fu posto per Gesù, che dovette nascere in una stalla. Gesù fu lottato subito dopo la nascita: Erode lo cercava a morte. Il vecchio Simeone, ispirato da Dio, profetizzò questa lotta contro Gesù dicendo che questo Bambino sarebbe stato”segno di contraddizione” (Lc 2,34).

Il “mistero del Natale” si è scontrato con il “mistero della iniquità” (2 Ts 2,7). Il Natale, che è la rivelazione della umanità di Dio, si scontra con la disumanità dell’uomo. Dio entra nella storia umana da Bambino: un Dio che viene nel segno della fragilità, della debolezza, della povertà. Ma il mondo segue un’altra logica: la legge della forza, della supremazia, della violenza. Oggi noi vediamo che esplode a largo raggio la guerra fra le Nazioni. E constatiamo con orrore i risultati delle guerre: uomini, donne, bambini, vittime innocenti dei missili, del crollo delle loro case, delle carneficine perpetrate nel nome della guerra. Mucchi di macerie, mucchi di cadaveri, mucchi di anime disperate. Le macerie dello spirito sono più terribili delle macerie materiali.

Cosa resta di umano nell’uomo? Chi verrà incontro agli uomini sprofondati negli abissi del male? Chi restituirà all’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, la sua dignità calpestata? Chi porterà una luce nel profondo della nostra notte? Chi ci assicurerà una guida nell’attuale disorientamento?

Solo questo Bambino potrà salvarci. È Lui che dirà al mondo intero: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Il Vangelo ci dice: “La luce splende nelle tenebre / e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,5): le forze del male non riescono a soffocare la Luce che è Cristo.

Il Verbo eterno fatto uomo darà un senso a tutto il dolore del mondo. E inoltre   il dolore del mondo Lui lo assume nella sua carne, lo fa suo, portandolo sulla sua Croce per la salvezza del mondo.

Così, fra le macerie germoglia la speranza. Una speranza creativa: perché questo Bambino ci infonde la forza di trasformare questo mondo dall’interno, per costruire il Regno di Dio.

  • Nella immagine in evidenza “Il sarcofago di Adelfia”, ritenuto la prima raffigurazione di Presepe. E’ un sarcofago in marmo di età costantiniana, rivenuto il 12 giugno del 1872 nella chiesa di San Giovanni a Siracusa durante la campagna di scavi diretta da Francesco Saverio Cavallari, con lo scopo di accertare l’epoca delle catacombe presenti
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