Siamo alla terza domenica del tempo ordinario: nell’immaginario comune, la parola “ordinario” subisce un impatto che la associa, anche involontariamente, all’idea di una cosa talmente abituale e consueta da divenire inflazionata e scialbo, fino al punto di denotare mediocrità o banalità, e di conseguenza scarsità di interesse.

Ma, nel caso del tempo liturgico dell’anno che viene identificato con questo nome, non è pensabile nulla di tutto ciò. Se è vero che gli altri periodi vengono chiamati “tempi forti”, per la loro prossimità alle maggiori solennità del ciclo annuale, il tempo ordinario è il sereno compagno della vita cristiana di tutti coloro che, pur nella prosaica ferialità delle stagioni lavorative, intendono farsi nutrire quotidianamente dalla luce della fede, con la fiamma viva della Parola di Dio e con la grazia dei sacramenti.

Con Dio, ogni tempo, ogni giorno e ogni momento della nostra esistenza non possono mai essere ordinari, perché la Sua presenza è in grado di renderli sempre straordinari: ascoltare la Sua Parola, compiere la Sua Volontà e rimanere nel Suo Amore significa trasformare anche la routine più ripetitiva in preziosa e gioiosa esplosione di novità di vita nello Spirito!

E il Vangelo di questa domenica ci conferma proprio che non è certo tempo di abbassare la guardia, ma di alimentare l’intensità spirituale del nostro vivere quotidiano con un programma ricco di promesse: «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete nel Vangelo!» (Mc 1,15). Così l’evangelista Marco, descrivendo l’inizio dell’esercizio del ministero pubblico di Gesù, riassume il nucleo più profondo di tutta la Sua predicazione: la buona novella del Regno, che Egli è venuto a proclamare al Suo popolo!

Nell’annuncio del Regno di Dio, attesa rivelazione del segreto disegno del Padre, «mistero nascosto da secoli e da generazioni» (Col 1,26), si manifesta tutta la missione di Gesù come maestro e profeta.

Le conseguenze di questo annuncio, sobrio ma solenne, sono superiori a ogni speranza: esso è infatti in grado di mostrare al mondo che è giunta la «pienezza del tempo» (Gal 4,4; cf Ef 1,10), il kairòs per il compimento di ogni praeparatio evangelii provvidenzialmente ispirata dalla Divina Sapienza, nel Suo armonico progetto sull’umanità.

Tempo compiuto, tempo pieno: su questa duplice accezione dell’espressione usata da Gesù gioca anche la ripercussione di tale annuncio nel nostro cuore, a beneficio della nostra fede e della nostra vita. Quella realizzazione del tempo, che abbiamo iniziato a celebrare con le festività natalizie e che ci prepareremo a completare con quelle pasquali, è già all’opera nel fluire “ordinario” dell’intera durata dei nostri giorni, senza rallentamenti e senza soste.

Si tratta di un tempo riempito dalla vicinanza del Signore, dalla Sua visita e dalla Sua permanenza nella nostra vita, dalla consolante prossimità che Gesù garantisce dicendo a ciascuno di noi: «il Regno di Dio è vicino!». Un Dio vicino che è anche esigente, perché chiede conversione e fede, processo continuo e mai “ordinario”: «convertitevi e credete nel Vangelo!».

Come ben sottolineato dal nostro ArcivescovoFrancesco Lomanto nella sua Lettera Pastorale In luce ambulamus per questo Anno Luciano diocesano, tale conversione deve mirare all’ideale della santità. E la santità si persegue ogni giorno di tutto il tempo ordinario della nostra vita, come «misura alta della vita cristiana ordinaria» (S. Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, 31).

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