Il Festival di Sanremo quest’anno anche un po’ siracusano.

Il direttore artistico Amadeus ha progettato ogni cosa in grande, superando le aspettative di quei pochi che hanno seguito il festival con curiosità e una punta di scetticismo. Ricordiamo inoltre che questa edizione ha visto la radio siracusana Fm Italia fra le emittenti locali selezionate per la “giuria” e un sortinese, il  il maresciallo primo luogotenente Vincenzo Blancato con il suo sassofono, calcare il palco fra i componenti la Banda musicale dell’Esercito Italiano che ha aperto l’ultima serata.

Gli artisti che hanno calcato il palco sono stati tanti. Ma la punta di diamante è certamente Giovanni Allevi, artista di talento conosciuto in tutto il mondo. Un monologo-riflessione ha preceduto la sua esibizione artistica. Il suo ingresso sul palco dell’Ariston è stato accolto con un lungo applauso. Da due anni non suonava il pianoforte. Il suo ultimo concerto lo ha tenuto alla Concert House di Vienna, durante il quale il dolore alla schiena lo ha costretto a restare seduto, impossibilitato ad alzarsi per ringraziare il pubblico.

Il maestro Allevi, nonostante la malattia, non ha perso la speranza e la voglia di immaginare. “Era come se il dolore mi porgesse degli inaspettati doni“, queste le parole toccanti dell’artista. Prima della malattia un posto vuoto in platea lo meravigliava e preoccupava al contempo, ma adesso darebbe chissà cosa per riuscire a suonare davanti a 15 persone come all’inizio della sua carriera. “I numeri non contano“, ribadisce Allevi. Sembra paradossale detto dalla sua posizione. Ogni individuo è unico, infinito. Tanti i doni che ha ricevuto. La gratitudine nei confronti della bellezza del creato. “Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quella stanza d’ospedale. Il rosso dell’alba è diverso dal rosso del tramonto e se ci sono le nuvole è ancora più bello” ha raccontato Giovanni Allevi. La gratitudine per il lavoro svolto da medici, infermieri e tutto il personale ospedaliero. La riconoscenza per la ricerca scientifica, senza quale non si potrebbe parlare adesso. La riconoscenza del sostegno ricevuto dalla famiglia, importante punto di riferimento. La riconoscenza per la forza, l’affetto e l’esempio che si riceve dagli altri pazienti. I guerrieri, così li chiama Giovanni Allevi, e i genitori dei piccoli guerrieri. “Il giudizio esterno – tiene a ribadire il maestro – non conta. Siamo quel siamo” e citando Immanuel Kant, Critica alla ragion pratica, afferma “il cielo può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette“. “Non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima”. Una frase che è già una promessa ricca di una sensibilità speciale, quella alla quale ci ha abituati il grande maestro. Tomorrow è il titolo del brano che ha suonato. Perché domani sia per tutti noi un giorno più bello. Quattro minuti di pura poesia, note che vanno dritte al cuore. Una sinfonia che parla all’anima, colma di gratitudine per i doni ricevuti e apre le porte alla speranza. La forza della musica e della vita, è il commento del direttore artistico e conduttore Amadeus. Tomorrow è una ballata lenta e meditativa per solo piano che tocca le corde più profonde dell’animo umano, perché non bisogna temere le proprie fragilità. Le note di Tomorrow aprono il cuore: la sofferenza, l’ansia, la paura vengono trasformate in note. La fragilità umana viene trasformata in una forza avvolgente. In Tomorrow l’autore si è avvicinato allo stoicismo. In mancanza di certezze, bisogna vivere più intensamente possibile il presente. Tomorrow è un presente allargato e il domani sia un presente più bello. Gioia immensa di vivere il presente e dare forza e speranza agli altri pazienti.

Il maestro Giovanni Allevi ci ha regalato qualcosa di prezioso: nei momenti difficili e nella sofferenza, c’è spazio per la speranza e la gratitudine per i doni ricevuti. Tutto ciò a conferma che il cammino intrapreso da ognuno di noi per quanto irto di momenti bui e dolorosi, è sempre sotto la guida del Creatore che non abbandona ma dona in abbondanza. Sta a noi far germogliare il seme, una pianta rigogliosa portatrice di buone nuove.

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