La domanda dei cercatori di Dio in ogni tempo

Da sempre l’umanità si pone la domanda sull’esistenza di Dio, e sulle eventuali umane condizioni di possibilità per conoscerlo. Il Nuovo Testamento sembra voler riassumere l’intera problematica con l’interrogativo su un “dove” di Dio stesso. Così, spontaneamente, gli esseri umani esprimono le loro perplessità e i loro dubbi, accorati e talora scandalizzati, eppure mai rinunciatari, di fronte a ingiustizie, violenze e sofferenze, specie dei più giusti, inermi e innocenti: «Dov’è Dio?!».

Dio ricambia con gli stessi termini, mettendosi alla sua ricerca dell’uomo smarrito o ferito, non appena intuisce la sua caduta nel peccato: sin dall’inizio della storia dell’umanità, Dio chiede infatti ad Adamo: «dove sei?» (Gen 3,9); e a Caino «dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9). E Gesù, costatando l’allontanamento di quanti ha beneficato, chiederà: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono?» (Lc 17,17).

Nella solennità dell’Epifania, apprendiamo che alcuni Magi, giunti da indefinite regioni a oriente della Palestina, cercano Gesù chiedendo dove si trova il luogo in cui è nato. Anche primi discepoli che seguono Gesù si interessano anzitutto proprio di conoscere il luogo nel quale poter essere sicuri di trovarlo facilmente: «Maestro, dove abiti?» (Gv 1,38). Una donna domanderà a Gesù di risolvere una disputa plurisecolare tra giudei e samaritani sul luogo esatto dove poter degnamente adorare Dio (cf Gv 4,20-24). Il mattino di Pasqua l’angelo mostrerà alle donne il luogo in cui Gesù non è più: «Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto» (Mt 28,6)

Gesù affermerà di se stesso: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20). Sin dalla sua nascita a Betlemme, dove «non c’era posto nell’albergo» (Lc 2,7), Gesù percorrerà le strade del mondo – che pur gli appartiene, perché «del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti» (Sal 24,1) – da pellegrino e straniero. Così come si sentiranno sempre stranieri sulla terra i cristiani: afferma la celebre Lettera a Diogneto che «ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera», poiché sanno che in realtà «la nostra patria è nei cieli» (Fil 3,20).

Persino nel villaggio che lo ha visto crescere e dimorare per circa trent’anni, Nazaret, i suoi conoscenti faticano a riconoscerne e comprenderne la personalità, sempre col martellante dilemma su un “dove” che sveli la sua realtà più profonda: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? […] Da dove gli vengono allora tutte queste cose?» (Mt 13,54.56).

Nell’accesa diatriba sull’identità di Gesù, i suoi stessi avversari oscillano indecisi tra congetture contraddittorie: «Costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia» (Gv 7,27); «Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia» (Gv 9,29). Anche Ponzio Pilato, incapace di giudicare Gesù in modo adeguato, lo apostrofa perplesso: «Di dove sei tu?» (Gv 19,9). La realtà più profonda di Cristo è così sfuggente per chi non ha fede, da far risultare confusa anche ogni opinione su di Lui.

Se il “dove” di Dio continua anche oggi a essere per molti una domanda, non si può dimenticare che Gesù nel Vangelo ne ha già formulato una risposta: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).

 

L’Epifania è la festa di tutti coloro che cercano, ricercano e si interrogano su dove trovare Gesù, come fecero i Magi a Gerusalemme. Ma siamo davvero così sicuri che essi si sbagliarono nel cercarlo lì, anziché a Betlemme? In realtà, senza saperlo si erano recati direttamente al luogo in cui egli sarebbe un giorno morto e poi risorto. E, profeticamente, lo chiamarono già “Re dei giudei”, quasi intravvedendo in netto anticipo il titolo che verrà posto sulla sua croce: erano stati illuminati e ispirati su dove sarebbe culminata la vita di Gesù, ancor prima di sapere dov’era iniziata.

Allora: buona Pasqua-Epifania anche a tutti noi!

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