Docenti di sostegno e su posto comune si alternino per il bene degli studenti e delle studentesse

con disabilità. Ecco la proposta di legge.

 È stata una proposta di legge sulla “cattedra inclusiva” a suscitare non poca indignazione ma soprattutto un acceso dibattito all’interno delle associazioni di famiglie e di persone con disabilità.  Vogliamo aprire l’articolo di oggi, citando l’art. 1 della proposta di legge che vede, tra i firmatari, Dario Ianes, professore ordinario di Pedagogia dell’inclusione alla Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano-Bozen e co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento: “Al fine di promuovere in ambito scolastico la valorizzazione delle differenze e delle potenzialità di ciascuno anche attraverso strategie organizzative volte a garantire la continuità educativa e didattica a favore di tutte le bambine e i bambini, le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti, nel rispetto del principio di autodeterminazione e nella prospettiva di una migliore qualità della vita, a decorrere dal sesto anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge, nelle scuole di ogni ordine e grado tutti i docenti incaricati sui posti comuni effettuano una parte del loro orario con incarico su posto di sostegno, mentre tutti i docenti con incarico su posto di sostegno effettuano, anche nell’ambito dell’ampliamento dell’offerta formativa dell’istituto, una parte del loro orario su posto comune. Il presente comma non si applica ai docenti che abbiano raggiunto, al momento dell’entrata in vigore della presente legge, l’età anagrafica di anni sessanta o che abbiano maturato un’anzianità di servizio di ruolo e pre-ruolo superiore ai venticinque anni, fatta salva diversa richiesta da parte degli stessi”.

Insegnante di sostegno e curricolare itineranti, in giro per le classi per scambiarsi esperienze sul campo ma, soprattutto, per poter migliorare (secondo le intenzioni dei firmatari del progetto di legge) l’inclusione degli alunni e delle alunne con maggiore difficoltà relazionali e di apprendimento.

Le prime reazioni non si fanno attendere e le apprendiamo direttamente dal sito superando.it. Secondo Flavio Fagarolo, docente oggi in pensione e referente per anni dell’Ufficio Scolastico di Vicenza che si occupa, sotto vari aspetti, di alunni con bisogni educativi speciali e di inclusione, al di là del costo elevatissimo per la copertura della norma (quasi 1mln di euro in 6 anni), i docenti da formare sarebbero un numero elevato (si parla di 160.000 corsisti per i due anni di corso previsti) e secondo l’ultima contrattazione nazionale docenti, questi ultimi (come recita l’art. 36 comma 7) devono essere retribuiti se in formazione. Per pagare la formazione a circa 500.000 insegnanti a circa (20/40) euro l’ora, per almeno 1000 ore, relativi ai 60 CFU richiesti, occorrerebbero molti soldi.

Per Marco Condidorio, docente ipovedente e referente ADV -associazione disabili visivi Molise- e coordinatore dell’ufficio nazionale Scuola per l’istruzione e la formazione di ADV, le problematiche sono molteplici a vanno dalle competenze emotive, linguistiche e bio-psico-sociali dei docenti, alle esigenze di spazi e luoghi adeguati per ogni singolo studente con diversa abilità.

La figura professionale del “tuttologo” prevista nella proposta di legge, come viene definito dal docente Condidorio, non farebbe altro che aumentare il rischio, già presente, della “deriva” a cui sarebbero soggetti gli alunni con diversa abilità, già investiti da ondate di insuccessi formativi, causati da insegnanti di sostegno non opportunamente preparati.

Per Salvatore Nocera, avvocato storico di Aipd –associazione italiana persone Down- nazionale e padre di decine di battaglie vinte per i diritti degli studenti con diversa abilità, se il Ministero non è riuscito ad oggi a formare adeguatamente circa 200.000 insegnanti di sostegno, come farebbe a formare gli oltre 500.000 insegnanti curriculari?  Inoltre, secondo Nocera, anche se andasse in porto questa proposta di legge, non cambierebbe molto perché si continuerebbe a delegare all’insegnante di sostegno quanto da svolgere per l’alunno con disabilità. Dunque, occorrerebbe in sostanza, solo una seria formazione e non la specializzazione di tutti i docenti curricolari, utilizzando così l’apposita classe per il sostegno ed evitandosi così la delega e l’attuale perniciosa discontinuità didattica del sostegno, sia per i docenti di ruolo sia per i supplenti.

La questione rimane ancora aperta e nel frattempo si assiste ad una situazione nella quale, troppe volte, viene messa innanzi la disabilità rispetto alla persona.

Seguiremo il dibattito nei prossimi giorni, aggiornandovi se ci saranno novità sostanziali.

Nel frattempo, parleremo ancora di persone con disabilità per far sentire sempre di più e sempre meglio, la loro voce.

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