Mons. Giovanni Ricchiuti,  presidente di Pax Christi  Italia (Movimento Cattolico internazionale per la pace) intervenen sul tema “La follia della guerra“,   ha rilasciato un’intervista alla rivista Popoli e Missione. Per il numero di questo mese di novembre ha richiamato l’importanza di una cultura di pace che si opponga alla follia della guerra e dei fondamentalismi.

Su questo, la posizione di Pax Christi è chiara ed in linea con il magistero di papa Francesco: “non si può esportare la democrazia con le armi come è stato fatto in questi in anni.

Ciò che è accaduto e che sta accadendo in questi giorni in Afghanistan è paradigmatico. A tal proposito si esprime così:

Resta solo la speranza che tutti i popoli possano arrivare all’autodeterminazione. Se poi un popolo chiede aiuto, perché no? Ma l’aiuto deve essere chiesto dai protagonisti. Non si porta aiuto con le armi.”

“Non è possibile continuare a chiamare missioni di pace – continua il presidente di Pax Christi – l’impegno di contingenti di soldati con il mitra. Il nostro impegno come pacifisti, al contrario, ha come unica bussola di orientamento il Vangelo che non accetta mai nessuna logica di guerra e di violenza. I cristiani devono dirsi fratelli e sorelli degli afghani e insieme, come credenti, camminare e costruire ponti e non muri.”

In quest’ottica, i giorni che stiamo vivendo appaiono cruciali e il dialogo tra le religioni può essere una grande risorsa per un futuro di pace.

“Va portato avanti con i gesti, col tendere la mano, dobbiamo distinguerci in questo”, conclude mons. Ricchiuti richiamando l’essenza di Fratelli tutti: “è nel riconoscerci in questa fraternità universale che si apriranno vie di salvezza.

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