Gesù entra anche oggi nel suo tempio

La festa di oggi è solennissima: è una delle “Dodici Grandi Feste del Signore” nel calendario cristiano orientale, e costituisce idealmente la vera e degna conclusione di tutto il luminoso tempo liturgico che comprende l’Avvento, il Natale e l’Epifania.

Oggi si compie l’Avvento, perché finalmente vediamo realizzate le promesse e le speranze dell’Antico Testamento: il Signore oggi è venuto chiaramente per essere riconosciuto Salvatore e Redentore del suo popolo.

Oggi si risponde all’attesa struggente delle profezie cantate nella “novena” in preparazione al Santo Natale: la preghiera del salmista «i miei occhi si consumano nell’attesa della tua salvezza» (Salmo 118/119,123) si trasforma infatti nel cantico di Simeone «i miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Luca 2,30).

Oggi si completa la solennità del Natale perché contempliamo Gesù ancora Bambino: di fatto questa è l’ultima ricorrenza liturgica dell’anno riguardante un episodio dell’infanzia di Gesù.

Oggi è anche una nuova Epifania del Signore, nel significato autentico di manifestazione divina, perché Egli è proclamato luce per rivelarsi a tutte le genti e gloria del suo popolo.

È una festa ricca di gioia e di luce: il tema della luce la attraversa e le conferisce un tono unico tra tutte le altre feste. Sembra risuonare oggi nelle nostre orecchie, come del tutto pertinente, l’orazione della Messa propria in onore della nostra patrona Santa Lucia, che in questo “Anno Luciano” diocesano ci accompagna in modo speciale: «Riempi di gioia e di luce il tuo popolo, o Signore […] perché possiamo contemplare con i nostri occhi la tua gloria» (Messale Romano).

La processione dei ceri, attestata in occasione di questa festa Gerusalemme sin dal IV secolo, richiama il cammino del popolo prima immerso nelle tenebre del peccato, che è stato acceso dalla grande e ammirabile luce della grazia di Cristo (cf Isaia 9,1; 1 Pietro 2,9). In questa processione, ricordiamo simbolicamente la promessa di Gesù: «chi segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Giovanni 8,12).

Entrando nel suo tempio per essere consacrato al Padre, Gesù si rivela come la luce vera che è venuta nel mondo per illuminare ogni uomo che giace nelle tenebre e nell’ombra della morte, per orientare i suoi passi sulla via della vera Pace (cf Luca 1,79).

Oggi si dilegua ogni buio che mette ansia nel cuore, si rischiara ogni nostra notte di dolore e di paura, si dissipano le tenebre del male ed entra la luce della vita: portiamo questa luce e questa gioia nelle nostre case, nelle nostre famiglie e nel mondo intero!

La Luce è Lui in Persona: Gesù. Nel Credo di Nicea, Simbolo della nostra fede, professiamo infatti che Egli è «Luce da Luce, Dio vero da Dio vero», mentre nell’Inno di Compieta acclamiamo: «Gesù, Luce da Luce, Sole senza tramonto, Tu rischiari le tenebre nella notte del mondo». E ogni sera l’antica liturgia dell’Oriente cristiano, durante il suggestivo rito vespertino del Lucernario, canta che Egli è «Luce gioiosa della santa gloria del Padre immortale: celeste, santo, beato Gesù Cristo!».

Gesù entra anche oggi nel suo tempio, e la sua gloria ne riempie le mura. Come già allora al giusto Simeone, così oggi lo Spirito Santo suggerisce a tutti i cristiani di ritrovarsi e radunarsi tutti insieme, sospinti da un’esigenza insopprimibile del cuore.

Simeone ha preso Gesù tra le sue braccia, ma in realtà era Gesù a sorreggere lui tra le proprie: la bocca del vegliardo ha proclamato le lodi di questo Bambino Santo, e ha profetizzato che Egli sarà quella pietra angolare d’inciampo per le coscienze degli uomini, «segno di contraddizione» (cf Luca 2,34) reciproca tra la luce e le tenebre.

E quando quel Bambino diverrà adulto, un altro Simone, originario di Cirene, completerà il gesto del primo, prendendo non il suo Corpo tra le braccia, ma la sua Croce sulle spalle, simbolo di tutta la sua vita e di quella salvezza che oggi celebriamo con gioiosa esultanza.

Ed ecco che oggi appare anche il primo sfolgorante bagliore dell’aurora di Pasqua.

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