Quando l’American graffiti incontra lo Squalo

Titolo della settimana: “Un mercoledì da leoni” (1978) di John Milius

La grande mareggiata da sud, estate 1962, dei tempi passati. Ricordo un vento che soffiava attraverso i canyons, era un vento chiamato Santana, che portava con sé il profumo di terre tropicali. Aumentava di intensità prima del tramonto e sferzava il promontorio. Esistono i film perfetti e i capolavori; “Un mercoledì da leoni” è la summa, cinema definitivo che diventa epica, con la narrazione che coincide con le mareggiate che hanno colpito la California nel 1962, 1965, 1968 e 1974. Sullo sfondo l’America in continuo mutamento, tra guerre, scandali, Kennedy, controcultura hippie e l’inesorabile scorrere del tempo.

Matt, Jack, Leroy, tre amici diversi ma uniti dal surf, si ritrovano, dopo essersi persi, nel 1974, in occasione della più grande mareggiata mai vista. Il film inizia come una delle tante operazioni nostalgia sugli anni ’60, per poi trasformarsi in qualcosa di unico, di mai visto, con tematiche universali come l’amicizia, la gioventù perduta e il passaggio delle stagioni, descritte con una profondità che solo i grandi possiedono.

Le estati passavano rapidamente e spesso non lasciavano traccia, ricordo meglio gli autunni e le altre stagioni. Questa sceneggiatura, scritta come si scrive in paradiso da Milius e Denis Aaberg, colpì talmente gli amici di corso Spielberg e Lucas che arrivarono ad offrire all’amico una parte importante degli incassi di “Incontri ravvicinati del terzo tipo” e “Star Wars”. Milius resistette alle sirene e, nonostante il flop al botteghino, la pellicola oggi è quel che è sempre stata: una pietra miliare, giusto riconoscimento per l’anarchico zen che ha passato l’intera gioventù tra le onde della California del sud, prima di fare la storia del cinema sia come regista (“Conan”, “Il vento e il leone”) sia come sceneggiatore (“Il secondo Callaghan”, “Corvo Rosso” e “Apocalypse Now”, tratto da “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad).

Tornando a “Un mercoledì da leoni”, oltre ai tre amici altri due personaggi assumono una statura enorme: Robert Englund (Fly, voce narrante) e Bear, il personaggio più autobiografico, ex surfista, costruttore di tavole e punto di riferimento dei ragazzi del posto. È lui a fiutare l’arrivo della grande mareggiata del 1974, quella che riunirà per l’ultima volta i tre amici. “Un amico serve quando hai torto, quando hai ragione non serve a niente”, metafora della vita e dei momenti che possono travolgerci o farci rinascere. Basil Poledouris suggella con una colonna sonora unica questo inno all’amicizia di fronte al quale è impossibile non commuoversi. Grande l’omaggio di Kathryn Bigelow a Gary Busey e a tutto il film nel cult action “Point Break” (1991). “Un mercoledì da leoni”, da vedere e rivedere in tutte le stagioni, soprattutto quando arriva l’estate. Buona visione.

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