Ogni anno, nel periodo che va da settembre a ottobre, la famiglia cristiana si unisce per celebrare il Tempo del Creato, un momento dedicato alla preghiera e all’azione per la cura della nostra casa comune. Quest’iniziativa ecumenica mondiale ci invita a riconoscere Dio come Creatore e a riflettere sulla Creazione come un atto divino continuo.

L’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, Giustizia, Pace e Custodia del Creato della nostra diocesi, nell’ambito del tema scelto per la 19° Giornata per la Custodia del Creato, “Sperare e agire con la Creazione” (cfr Romani 8, 19-25), ha promosso una serie di incontri che invitano a riflettere sul rapporto che il cristiano ha con il Creato. La Creazione non è un oggetto prodotto per l’uso umano, ma piuttosto un soggetto con cui siamo chiamati a relazionarci e a collaborare come creature simili.

Il fil rouge che collega i 4 incontri lo offre il Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi, nel quale il Serafico esprime una religiosità che ribadisce con forza la concezione di Dio Padre del Creato e il conseguente rapporto di fraternità tra l’uomo e ogni altra creatura. A quasi 800 anni dalla sua composizione, il Cantico si rivela quanto più attuale e rinnova in noi la consapevolezza che, come cristiani, non possiamo rimanere inermi, dobbiamo sperare e agire. Sperare nel contesto biblico non significa, infatti, restare fermi e silenziosi, ma piuttosto gemere, gridare e lottare attivamente per una nuova vita in mezzo alle difficoltà.

I temi scelti per questi incontri (Vita/Lavoro; Aria; Acqua; Fuoco/Terra) lanceranno semi di riflessione per un’azione forte e solida, promuovendo un dialogo costruttivo ed una consapevolezza utile ad un cambiamento di stili di vita.

Il primo incontro, a cura del dott. Carmelo Mangiafico, ha posto al centro della riflessione la connessione tra Vita e Lavoro, a partire dal tema della prevenzione. L’informazione e la formazione, a cui ogni lavoratore è soggetto sul proprio posto di lavoro, non si può limitare alla riduzione e gestione dei rischi nel solo ambiente lavorativo, ma deve far comprendere maggiormente come ogni azione possa avere conseguenze sulla salute dell’intera popolazione e sull’integrità dell’ambiente esterno. Il Creato, sempre più degradato a miniera a cui attingere irresponsabilmente, non può essere salvaguardato solo mediante una politica di deindustrializzazione massiva: tutelare, al contempo, ambiente e posti di lavoro è la sfida del nostro tempo! In questi anni, poi, complice la pandemia, abbiamo assistito anche ad una progressiva smaterializzazione del posto di lavoro. Lo smart working se, da un lato, ha dimostrato di essere una soluzione green per limitare l’impatto sull’ambiente del mondo del lavoro (comportando, ad esempio, una riduzione di spostamenti per i lavoratori, di consumi e costi per il mantenimento dei luoghi di lavoro), dall’altro, ha fatto emergere quanto il lavoro non possa ridursi alla mera produttività di un bene o di un servizio, ma concorre all’integrità psico-fisica dell’uomo ed è parte importante nello sviluppo della sua socialità. La tutela del Creato inizia, quindi, già dal superamento della dicotomia Vita/Lavoro e dalla cura di ogni creatura, nella consapevolezza che «qualsiasi persona a cui sia risparmiato il dolore personale si deve sentire chiamata per aiutare a diminuire quello degli altri» (Albert Schweitzer).

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