Subito vide e lo seguì
Il Vangelo della Messa di questa domenica è l’episodio della guarigione operata da Gesù su un mendicante cieco sulla via di Gerico. Singolare è che del destinatario del miracolo, eccezionalmente rispetto alle altre guarigioni narrate nei Vangeli, viene annotato il nome, che è anche patronimico: Bartimeo, che in aramaico significa figlio di Timeo. L’essere ricordato con tanto di menzione del nome gli conferisce una dignità che nei Vangeli è in genere riservata a personalità illustri o che rivestono un ruolo determinante nello svolgimento delle vicende narrate.
L’evangelista ha desiderato rendere identificabile questo personaggio, come se i lettori potessero riconoscerlo, sebbene si tratti di una figura tutt’altro che insigne per notorietà: un mendicante, con la disabilità della vista, che abita non a Gerusalemme o in un’altra città maggiormente familiare per la cerchia dei discepoli, bensì a Gerico, tappa di passaggio nel cammino di Gesù.
Bartimeo chiama Gesù “figlio di Davide”: è lo stesso titolo, con chiara allusione messianica, col quale subito dopo la folla osannante lo accoglierà all’ingresso di Gerusalemme. Ora Gesù non rifiuta più che si proclami pubblicamente la sua identità, perché entro meno di una settimana avverrà la sua passione: qualsiasi titolo sta ormai per trasfigurare il proprio carattere onorifico in un significato tutto nuovo, che assumerà con la morte di Gesù.
E questo “segreto messianico” viene sciolto per la prima volta in un modo del tutto inaspettato: Gesù accetta di farlo gridare da questo povero cieco, l’ultimo e il più emarginato in tutto quel contesto sociale e religioso. Bartimeo diviene profeticamente un araldo, un messaggero alla stregua di un angelo, per urlare al mondo che Gesù è il Messia!
La sofferenza e la povertà sono state un terreno fertile perché Bartimeo intuisse prima e meglio degli altri chi è davvero Gesù. Cieco fisicamente, Bartimeo apre gli occhi a tutti coloro che, affetti dalla cecità spirituale, non vedono la realtà della persona di Gesù.
Un’ulteriore eccezione, rispetto ad altre persone beneficate da Gesù nei suoi miracoli precedenti, e che conferma questo clima di “svolta” nelle ultime giornate che precedono la passione, è che Gesù consente a Bartimeo di mettersi al suo seguito dopo essere guarito, anziché intimargli di rimanere dove si trova per testimoniare la misericordia ricevuta.
Ma ormai, nell’imminenza del suo arrivo a Gerusalemme, dove non compirà più miracoli e dove non potrà più predicare alle folle, Gesù può essere seguito soltanto nella passione: Bartimeo diviene così il simbolo di chi, una volta ricevuta l’illuminazione della fede in Cristo, decide di seguirlo nell’esperienza della croce.
Questa pagina del Vangelo nutre da sempre la fede di chi si rende conto di essere cieco nell’anima, e ha bisogno di vedere la vera luce che è Cristo: i commenti dei Padri della Chiesa, le preghiere poetiche della liturgia e le meditazioni di santi e mistici hanno intravisto in questo miracolo il segno della guarigione dalla cecità spirituale e il dono dell’esperienza più pura e autentica nella sequela di Gesù.
Immagine in evidenza: Gesù e la guarigione del cieco; mosaico, XII-XIII secolo, Duomo di Monreale, Palermo.