Questi giorni di festa con santa Lucia, a Siracusa e in altre località della Sicilia (Catania e Acireale), non sono ricordo nostalgico o memoria di qualcosa che appartiene al passato. Venerare il corpo di Lucia vuol dire guardare al presente, partendo dalla sua testimonianza di fede che ci ricorda come essere cristiani sia una scelta seria e che tocca in profondità, “sconvolgendola”, la vita di ogni discepolo del Signore, anche la nostra.
Lucia oggi risplende come donna forte e cristiana fedele; è la vergine e martire – cioè la “testimone” – che ci fa entrare nel mistero di Cristo. Con la sua fedeltà e il suo amore ci insegna come la vita cristiana non sia forza fisica o veemenza verbale ma vigore nella fede che si esprime in un amore totale e in una speranza più forte. La riuscita del cristiano non si misura secondo i criteri del mondo.
In un tempo oggi più che mai segnato da crescenti sopraffazioni e violenze, specialmente nei confronti delle donne, Lucia è – con il suo coraggio e la sua dignità – esempio attualissimo. Non dimentichiamo come abbia subito ogni tipo di lusinghe, minacce, tormenti e supplizi da un uomo che la voleva per sé a tutti i costi e non si rassegnava alla scelta di Lucia d’esser pienamente e solo di Dio; la sua scelta verginale ha comportato quella del martirio.
La testimonianza di Lucia ci richiama il vero e pieno valore della verginità che non è soltanto un dato biologico ma qualcosa che riguarda anche il piano umano e teologico poiché l’elemento biologico (e corporale), a pieno titolo, fa parte dell’umano e non può essere disatteso, nonostante ogni moderna filosofia o ideologia dell’emancipazione. Il sì di Maria, a Nazareth, nel momento dell’incarnazione è emblematico (cfr Lc 1,34.38).
Il corpo richiama la visibilità, la concretezza e la relazionalità della persona e, alla fine, rimanda al corpo offerto e donato da Gesù nell’Eucaristia, atto culminante della vita della Chiesa. Venerare le reliquie di un santo, oltre che ricordarci una storia cristiana di fedeltà a Dio, è richiamo al Signore morto e risorto e, quindi, al mondo della risurrezione.
Le reliquie non sono realtà magiche. Richiamano piuttosto la verità dell’incarnazione e la visibilità della Chiesa fatta, di donne e uomini concreti. Non si dà, infatti, una Chiesa “disincarnata” e di puri spiriti; una tale Chiesa non è la Chiesa di Cristo.
Così per noi oggi Lucia incarna – ad un tempo – il volto materno, sponsale e femminile della Chiesa che precede ogni ministerialità, ogni ufficio e ogni azione pastorale.
Lucia, vergine e martire dell’inizio del IV secolo, testimonia anche a noi – cristiani del XXI secolo –, incamminati verso l’eternità, che non poco dipende dalla nostra storia, dalle nostre scelte, dal bene – e Dio non voglia dal male – che abbiamo fatto e faremo attraverso il nostro corpo (cfr 2 Cor 5,9-10).
In questi giorni chiediamo con fiducia l’intercessione di santa Lucia per invocare pace, protezione e luce insieme a giustizia, misericordia e verità. Sì, ormai, alla vigilia dell’apertura del Giubileo domandiamo a Lucia di indicarci la nostra personale via alla santità, accompagnandoci con la forza trascinante della sua testimonianza di vergine e martire.
+ Francesco Moraglia, patriarca
(*) -Cammino, edizione speciale in versione tipografica del 13 12 2024