QUALE PARTECIPAZIONE DEI CATTOLICI ITALIANI ALLA VITA POLITICA?

Nello scorso fine settimana si è è svolto il primo incontro nazionale della Rete di Trieste, formata da amministratori e da rappresentanti di associazioni di area cattolica.

Centrale l’intervento, che ha introdotto i lavori della seconda giornata, dell’arcivescovo di Catania mons. Luigi Renna, Presidente della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e del  Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia.

Mons. Renna, che è stato infatti tra i protagonisti della 50esima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia,  che si è svolta a luglio 2024 a Trieste, ha tenuto a sottolineare che la Rete  non costituisce l’avvio di un processo per la costituzione di un movimento politico o di un partito, né vuole escludere qualcuno, ma coltiva l’intento di includere, in maniera trasversale, quanti amministrano la cosa pubblica o sono impegnati nell’animazione della partecipazione alla vita democratica e dei territori, ed hanno come chiari riferimenti per le loro scelte i principi della Dottrina sociale della Chiesa.

Rivolgendosi ai partecipanti all’incontro romano, mons. Renna ha ricordato come “ciascuno di voi incarna la profezia nel suo impegno per il bene comune, ma sa benissimo quanto la dedizione alla carità politica possa essere disseminata di insidie: c’è bisogno di continua verifica delle intenzioni e degli obiettivi, ma anche di misurare continuamente il proprio impegno con le attese più importanti, quelle dei poveri, per portare frutti degni del Vangelo. La verifica, la “cartina di tornasole” dell’impegno del cristiano in ogni ambito, principalmente in quello politico, è data dall’attenzione ai poveri: “camminare nella storia con il passo degli ultimi”, direbbe don Tonino Bello. Il frutto non è la politica, ma il bene della polis; la politica è la strada per raggiungerlo.

“Agire, pensare, stare nella politica, con appartenenze diverse, ma da cattolici – si chiede l’arcivescovo di Catania – è possibile?”. Chiara la risposta: “Credo che questo già avvenga.  Non solo voi, ma tutta la comunità cristiana è chiamata a questa carità politica. A volte ci si è feriti perché tra credenti si è pensato più a cosa ci divide che a ciò che ci unisce; non abbiamo fatto un bel servizio né alla nostra testimonianza, né al Paese. Si apre davanti a voi una prospettiva, che vi prego di coltivare e di far maturare, mantenendo lo stile agile e trasversale che metta al centro, come in un poliedro, la Dottrina sociale della Chiesa con i suoi criteri valutativi, e il tratto della vocazione laicale”.

Alcuni anni fa, padre Francesco Occhetta scriveva: “L’irrilevanza politico-partitica non sarebbe tanto grave quanto un’irrilevanza prima di tutto di opinione e di idee(…) la vera sfida non è l’unità politica dei cristiani, ma come costruire l’unità nel pluralismo(…) la priorità rimane la capacità di discernere, nei problemi dell’agenda politica, quei rimandi all’antropologia cristiana che permettano di spostare la domanda del singolo problema – che può avere soluzioni tecniche diverse, tutte compatibili con la fede -ai processi di discernimento che portano alla luce le domande di senso dell’uomo e sul mondo propri di una civiltà umana”.

“Noi possiamo discernere – afferma mons. Renna –  perché abbiamo un’anima della politica, abbiamo un pensiero, una visione, e connessa dare una risposta alla crisi di partecipazione con risposte positive, consapevoli, condivise possibili, come ci ha ricordato il cardinal Zuppi a Trieste. Non cedete a chi vuole vederci divisi. Il dialogo trasversale tra tutti i cattolici presenti nei vari partiti farà bene non solo ai credenti, ma all’intero Paese”.

(*) Salvo Sorbello – Presidente dell’Osservatorio Civico di Siracusa

Condividi: