Il sindacato nazionale degli edili della Cisl, la Filca, ha compiuto 70 anni e nella cerimonia romana voluta dalla Segretaria Generale Daniela Fumarola per l’occasione, ha ricordato con un apposito riconoscimento la militanza svolta per 43 anni dal sortinese Paolo Mezzio, già segretario generale per la Sicilia e vicepresidente nazionale del patronato Inas.
Il premio, per gravi motivi di salute, è stato ritirato dalla figlia Francesca, anch’essa impegnata nel sindacato, ed è proprio nelle parole di quest’ultima che si è colto il senso di una medaglia non formale: “Non potevo fare altro, non sapevo fare altro, non volevo fare altro – amava dire mio padre – perché il sindacalista lo possono fare tutti ma essere sindacalista è cosa diversa”.
Al di là degli incarichi ricoperti, dalla gavetta in diverse sedi territoriali ai vertici regionali e nazionali; oltre all’azione sindacale di Paolo Mezzio nella Filca Cisl (in quegli anni la organizza rendendola una forte struttura territoriale, seguendo le grandi opere che allora insistevano in quel territorio: il ponte Costanzo, il ponte più alto d’Europa, la costruzione della base dell’aviazione italo americana di Comiso, il porto di Pozzallo, le grandi aziende a partecipazione Regionali), vai ricordato il periodo in cui la Cisl aveva dato del tu alla politica (a volte anche con controversa irriverenza) affrontando momenti economici difficili e tuttavia scrivendo da protagonista pagine importanti della concertazione fra gli attori pubblici, privati e sindacali come, ad esempio, a metà anni ’90, l’intesa per il primo patto territoriale sottoscritto con il Cnel di De Rita, fino ad arrivare alla elezione nel parlamento europeo di uomini del sindacato cattolico; erano gli anni in cui la Cisl esprimeva leader come Marini, D’Antoni, Bonanni, tutti passati da Sortino per incontrare il loro amico e compagno di battaglie, Paolo che, è bene ricordarlo, preferì l’impegno sindacale al posto blindato nella lista per il senato della Repubblica.
Sarà una coincidenza, ma proprio mentre Francesca ritirava a Roma il premio per il padre, nella stessa Sortino si ritrovavano in convegno studiosi, parlamentari, sindaci, sindacalisti per discutere dell’ennesima e forse definitiva crisi del petrolchimico aretuseo.
In un contesto così amaro, quindi, assume maggior vigore la difficile quanto determinata testimonianza di Paolo Mezzio: “Mio padre – ha concluso commossa Francesca – sapeva fare altro, poteva fare altro ma non avrebbe mai voluto fare altro”.