Titolo della settimana. L’ultima tentazione di Cristo, 1988 di Martin Scorsese.
Tratto dal romanzo postumo del greco Nikos Kazantzakis, sceneggiato da Paul Schrader, Scorsese corona il sogno di portare sugli schermi questo lungometraggio inseguito sin dal 1983. Il regista italoamericano , per sgombrare il campo da ogni dubbio, è da sempre un cattolico fervente e praticante, come dimostra anche la sua filmografia, da sempre attratto dall’idea di realizzare un’opera sulla figura di Gesù, dopo essere rimasto affascinato dalla visione del meraviglioso Il vangelo secondo Matteo del 1964 di Pasolini.
La storia viene rivista in chiave nuova e coraggiosa, e si concentra sul dualismo umano e divino che divide Gesù, interpretato in maniera egregia da un Willem Dafoe in stato di grazia, che sin da subito vediamo impegnato a costruire croci per i romani e per questo ripreso da Giuda, qui presentato come il primo dei suoi seguaci, costretto a tradirlo per il disegno divino: allo stesso disegno che Gesù tenta di opporsi, ma che alla fine accetta ubbidendo a Dio padre.
Inizia così la predicazione e le tappe che lo porteranno al suo destino già scritto, immaginando, ormai sulla croce, una vita terrena insieme a Maddalena, diventata prostituta a causa del suo rifiuto. Un Cristo con paura, debolezze e difetti, in preda a dubbi sul suo essere, come tutti nella vita, in linea con il pensiero dell’autore sulla religione e sui sensi di colpa, umanizzando al massimo Cristo. Opera ostracizzata e accusata di blasfemia, guarda caso stessa sorte di Pasolini e il suo Vangelo. Splendida la colonna sonora, una delle migliori di tutti i tempi di Peter Gabriel, monologhi sontuosi e costumi e scene che lasciano il segno. Prove gigantesche di Dafoe, Harvey Keitel – Giuda, Barbara Hershey – Maddalena, e poi Verna Bloom – Maria e ciliegina, il grande David Bowie – Pilato, che girò la sua scena in un giorno.
Una curiosità: Willem Dafoe all’epoca del film aveva 33 anni come Gesù. Scorsese ci racconta la vera passione umana e spirituale di Cristo, vicino a Pasolini ma lontano anni luce dalla spettacolarizzazione di Gibson. Buona visione e serena Pasqua a tutti
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