Fa riflettere la testimonianza concreta di Papa Francesco che nonostante la difficile convalescenza ha scelto di visitare i “ladroni”
Anche in questo Giovedì Santo Francesco ha compiuto un gesto concreto per chi vive dietro le sbarre: “Sempre mi è piaciuto venire in carcere per fare la lavanda dei piedi. Quest’anno non posso, ma sono vicino a voi“. Circa 70 reclusi di diversa età e nazionalità lo hanno accolto tra cori e applausi, mischiati a quelli di altri detenuti delle sezioni protette. A tutti il Pontefice ha regalato Vangeli e Rosari e con alcuni si è fermato per ascoltare storie e assicurare preghiere /Vatican news)
In un mondo che sembra essere pieno di ladroni, spesso più impuniti tanto quanto impenitenti, oggi chi è quello buono?
Interrogativo che rimbomba oltremodo nella Siracusa di questa Pasqua 2025 anticipata dalla visita della Commissione regionale antimafia che ha allertato circa il silenzio assordante dall’avanzare della “malavita“.
Non è dato sapersi chi possa avere una risposta precisa ed univoca, perché la misericordia di Dio agisce in maniera inscrutabile, sempre. E però c’è una ‘sete’ di giustizia, che tutti osserviamo e notiamo, che dovrebbe andare di pari passo con la punizione dei ‘ladroni’ di turno, finalizzata non solo all’espiazione della pena ma soprattutto alla redenzione del reo. Anche qui, tra i principi solennemente sanciti da ogni legislazione e la realtà, la cesura è netta e spesso stridente! Sono beati, proclama il Vangelo, gli affamati e gli assetati di giustizia e da qui si deve partire per cercare di poter riflettere sul senso della giustizia ai giorni nostri. Per chi cerca giustizia nelle aule di un qualsiasi tribunale, spesso la ricerca si trasforma in una vera e propria Via crucis, non perché manchino le norme a difesa delle persone o delle loro cose quanto -piuttosto- per tutti i tecnicismi procedurali che se non vanificano del tutto l’obiettivo di ‘avere’ giustizia, lo ostacolano, lo svuotano: un paradosso, reale!
Eppure le patrie galere registrano sempre -purtroppo- il ‘tutto esaurito’ e mentre cresce il sentimento d’impotenza contro le malefatte dei ‘ladroni’, in carcere c’è un’altra Via crucis, quella del disagio personale del recluso che esplode fino all’estrema conseguenza del suicidio, fenomeno tristemente in crescita secondo le statistiche negli ultimi anni.
Volendo estremizzare, una riproposizione dei due ladroni che con Gesù muoiono crocifissi il Venerdì santo, l’impenitente ed il pentito che implora perdono ed anela a quella salvezza che il Signore misericordioso sempre concede a chi in Lui confida. Dal generale al locale, la situazione non cambia: la recente visita a Siracusa della Commissione regionale antimafia ce l’ha ricordato. A fronte di una criminalità, mafiosa e non, che impera, controlla vie, quartieri, centri grandi e piccoli, fa ‘affari’, aspira a trasformarsi in imprenditoria diffusa, il contraltare di tante persone che subiscono furti, scippi, rapine in qualche caso anche violente. E poi il dramma di una tossicodipendenza sempre più diffusa, lo sfregio del crack, le estorsioni, i colletti bianchi che riciclano ed i collettori che coordinano. Ladroni, pentiti o meno, e vittime che finiscono in un calderone unico dove la certezza del diritto rischia di lasciare il passo ad un’impunità diffusa. “Libertà, libertà” hanno gridato ieri i detenuti al Papa andato in visita al carcere romano di Regina Coeli; “giustizia, giustizia”, silenziosamente, rassegnatamente chiedono le vittime dei ‘ladroni’.
Nella Via crucis della giustizia che tutti, chi più chi meno, prima o poi siamo chiamati a fare, tra colpe da espiare, danni da ripagare, perdono da richiedere o concedere, una sola certezza: Dio che perdona e salva. Conceda a tutti la grazia del pentimento e l’anelito alla salvezza eterna come per il buon ladrone.