Gv 9, 1-41
La storia dimostra chiaramente che, in ogni tempo e in ogni luogo, a determinare tutto sono proprio le teologie, e cioè le diverse immagini di Dio che gli uomini hanno. Sono le teologie che plasmano le antropologie e cioè le immagini che si hanno dell’uomo. Di conseguenza, a seconda dell’immagine che si ha e di Dio e dell’uomo si realizzano le sociologie, e cioè il modo di organizzare la società. C’è connessione tra teologie, antropologie e sociologie. “E gli chiesero i suoi discepoli dicendo: Rabbì, chi peccò, lui o i suoi genitori, per essere nato cieco?” (Gv 9,2). Remake della splendida teodicea degli Amici di Giobbe, sconfessata da … Dio in persona (cf Giobbe 42, 7 – 17)! E, comunque, l’antico detto Si Deus est, unde malum (se esiste Dio, con tutte le caratteristiche che gli competono, da dove proviene il male) risuona ai nostri orecchi e rimbalza sulle nostre coscienze. L’uomo ha battuto tutte le strade per venire a capo del problema, il credente ha compulsato con avidità anche le pagine della rivelazione per trovare una luce sufficiente a rischiarare il suo cammino. Tuttavia il problema resta e ci obbliga a scoprire un Nuovo Volto di Dio! “Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo»” (Gv 9, 3 – 5). Quali le “opere – di – luce” che rivelano nuovi volti di Dio al tempo del Covid – 19? Nella grande sofferenza inflitta dal Corona Virus vediamo la forza ascensionale del mondo. L’ uni–verso è teso verso l’uno e perché no? Verso la Trinità. Là dove i tre sono Uno. L’Uno che attira a sé ogni realtà, affinché tutto sia consumato nell’Amore, tutto diventi Amore (P. Teilhard de Chardin). Una sorta di “pericoresi universale” (intrecci e abbracci) come riflesso di quella trinitaria. Un mondo incandescente simile a una sola grande Ostia. Ci si salva davvero, tutti insieme! O … tutto è interconnesso, come ripete, martella Papa Francesco. Ora siamo costretti dagli eventi a imparare ciò che il Vangelo ci insegna da sempre. L’ “amorisation”: occhi, labbra, cuore e mani che si aprono a dare e ricevere amore. Piedi che si mettono in moto verso i fratelli coinvolti drammaticamente dalla pandemia. Tsunami di energie fisiche e morali che sta costruendo “fisicamente” un altro mondo. Dighe cementate con la preghiera di inter–cessione. Preghiera “cruciale” (Croce, Crocifisso!), preghiera del crinale. Preghiera scarnificante. Preghiera che tiene in piedi il mondo. Gesti di compassione. “Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro (…). Non è la molteplicità umana che cerca la socialità, ma è questa relazione strana che inizia nel dolore, nel mio dolore in cui faccio appello all’altro e nel suo dolore che mi turba, nel dolore dell’altro che non mi è indifferente. Soffrire non ha senso (…) ma la sofferenza per ridurre la sofferenza dell’altro è la sola giustificazione della sofferenza, è la mia grande dignità (…). La compassione, cioè, etimologicamente, soffrire con l’altro, ha un senso etico. È la cosa che ha più senso nell’ordine del mondo” (E. Levinas). I nostri “Good Doctors” in questi tempi di paura e di terrore: i Bambini. Due citazioni: la prima: “Il bambino risuscita sempre e torna, franco e sorridente, a vivere in mezzo agli uomini. È l’eterno Messia che sempre ritorna tra gli uomini decaduti, per condurli al regno dei cieli” (Maria Montessori); la seconda: “I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto” (Giacomo Leopardi). I bambini ci insegnano a fare cose difficili e impensate. Custodiscono logiche altre, visioni altre, percezioni e sentimenti altri … Contempliamoli (il tempo c’è) e ascoltiamoli (il tempo c’è!).
Credito fotografico immagine in evidenza: Guida genitori