Quando, nel 1999 venne chiesto a Mario Luzi, poeta fiorentino scomparso ormai venti anni fa, di preparare le meditazioni/poesie per ogni stazione della via crucis al Colosseo e alla presenza di Giovanni Paolo II, il suo animo ebbe senza dubbio un sussulto, come egli stesso scrisse: «Non era solo un dubbio di insufficienza e di inadeguatezza, era anche di più il timore che la mia disposizione interiore non fosse così limpida e sincera quanto il soggetto richiedeva».
Era il 2 aprile 1999 e la suggestiva Via Crucis al Colosseo ebbe un interesse mai registrato prima, proprio per la “presenza” di Mario Luzi che attirò all’evento tutto l’interesse del gotha culturale.

Un autore dal vissuto spirituale intenso, forse combattuto, come è quasi obbligatorio per ogni uomo che vuole fare sul serio con la spiritualità. E proprio questa intensità spirituale che viene fuori nei testi scritti, appunto, per l’appuntamento al Colosseo.
La vera caratteristica delle riflessioni di Mario Luzi
 riguardante la Passione del Cristo, a mio parere, è la coscienza dell’umano. Quasi denudato del divino che è Lui, Cristo scivola nell’oscuro della propria umanità, da quando viene catturato a quando verrà crocifisso. Le poesie di Luzi non seguono le canoniche stazioni, ma accanto alla storia prende spazio il pensiero, i suoi affanni, la paura, la preghiera. Ed è la cifra umana di Cristo a risaltare, accanto a una fede incrollabile: Tu entri nel groviglio umano e lo disbrogli / pure così lontano come sei nella tua eternità / da questi nodi delle esistenze temporali.

La crocifissione assume le sfumature di una battaglia tra bene e male. La visione non è così manichea come si possa credere. Tra bene e male, si istituiscono una serie di tonalità che giustificano la sezione mediana fra i poli e, soprattutto, perché il bene straborda, si muove per abbondanza, e arriva ad accogliere anche il buio della morte.

E, in successione, una preghiera a conclusione del tutto, che per fascino e bellezza non si può fare a meno di trascrivere:

Dal sepolcro la vita è deflagrata.
La morte ha perduto il duro agone.
Comincia un’era nuova:
l’uomo riconciliato nella nuova
alleanza sancita dal tuo sangue
ha dinanzi a sé la via.
Difficile tenersi in quel cammino.
La porta del tuo regno è stretta.
Ora sì, o Redentore, che abbiamo bisogno del tuo aiuto,
ora sì che invochiamo il tuo soccorso,
tu, guida e presidio, non ce lo negare.
L’offesa del mondo è stata immane.
Infinitamente più grande è stato il tuo amore.
Noi con amore ti chiediamo amore.
Amen.

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