La tematica dei “tamponi” per verificare la “positività” o meno al Covid-19 è l’altra faccia dell’emergenza pandemica in corso. Un problema nel problema che divide scienziati ed amministratori pubblici circa le “modalità d’uso”. Ma in Sicilia la tragedia rischia di diventare “farsa”. Per capirne di più siamo andati a parlare con gli operatori sanitari nella trincea dell’ospedale di Lentini.

“I tamponi li facciamo ma i risultati non arrivano” esordisce così la Dott.ssa Anna Vigilanza, responsabile Asp di Siracusa per il Servizio di epidemiologia e medicina preventiva del Distretto di Lentini (Semp).  Un paio di giorni fa, è stata avviata l’esecuzione dei tamponi per i rientrati da fuori la Sicilia che hanno concluso l’isolamento domiciliare “fiduciario”.

Così come previsto dalle ordinanze del presidente della Regione Nello Musumeci, l’esecuzione dei test è stata avviata dall’Asp di Siracusa nei confronti di coloro che si sono autodenunciati registrandosi nel sito dell’assessorato regionale della Salute, personalmente o attraverso enti terzi, quali Comuni, Dipartimento di Prevenzione e medici di famiglia.

Dott.ssa Anna Vigilanza

L’Asp di Siracusa ha adottato il cosiddetto modello coreano. I tamponi non vengono infatti eseguiti al domicilio, ma nella sede sita in via Macello: “Il rischio è minore- ci spiega la dott.ssa Vigilanza – e inoltre si riduce così il consumo di dispositivi di protezione individuali, per la ben nota carenza a livello nazionale.

“I pazienti  – continua – arrivano davanti al cortile della struttura, previo nostro avviso telefonico. Entrano due macchine alla volta. Il tampone viene eseguito attraverso il finestrino da due infermieri. Dopo di che, i campioni vengono spediti in un laboratorio privato accreditato dalla regione Sicilia e viene inviato ai pazienti il risultato via email. Si riduce così ogni tipo di contatto.

La dott.ssa Vigilanza, ormai nel settore dal ‘90, si è sempre trovata davanti casi di malattie infettive quali la tubercolosi, il morbillo, l’Aids. Ma certamente questa è una situazione totalmente nuova, per lei, come del resto, per tutta l’Italia. Situazione davanti alla quale nel 2020 il mondo giace in ginocchio.

Dottoressa – le chiediamo – che aria si respira all’interno del laboratorio tra voi colleghi? C’è paura?

Paura no. C’è aria di impotenza. Ci sentiamo impotenti perché le persone chiamano per sapere quando arriverà l’esito del tampone e non sappiamo rispondere. Lavoriamo 12 ore al giorno, i telefoni squillano continuamente e mettendoci nei loro panni li comprendiamo. Non abbiamo disposizioni precise sull’ordine da seguire per effettuare i tamponi. Aspetto di sapere da Siracusa il numero dei  tamponi che mi manderanno e poi stilo io stessa una lista, in base alle priorità, per i giorni seguenti.

Da cosa dipende questo ritardo dei risultati?

Dipende dal laboratorio: mancano i reagenti per poter sviluppare i risultati dei tamponi. È un problema regionale, ancor prima che provinciale. I risultati dovrebbero arrivare ai pazienti entro tre giorni. Invece arrivano, quando va bene, dopo circa 10 giorni.”

Avete modo di parlare con i pazienti? Quali sono le loro emozioni?

“Sentiamo i pazienti telefonicamente, durante il tampone non si ha modo di colloquiare. Alcuni di loro vivono questa situazione di incertezza nella paura di poter essere infetti. Altri sono semplicemente molto arrabbiati. Vedono il risultato del tampone come qualcosa che può “scagionarli” dall’isolamento domiciliare, qualora negativi al Covid-19. Sono quindi irritati dai ritardi.”

Speriamo che la situazione possa cambiare celermente, che gli sforzi del personale sanitario tutto, e non solo, non vengano vanificati da chi sta ai vertici del potere con burocrazia prolissa ed indecisioni, né tanto meno da chi ha il privilegio di stare a casa e poter contribuire a questa emergenza dal proprio divano. Ora più che mai, tutti come popolo siamo chiamati a collaborare. Solo la collaborazione e la solidarietà, ci salveranno, come ci insegna la Dott.ssa Vigilanza ed il personale sanitario nazionale. Quando tutto questo sarà finito, non ricordiamoci soltanto del dolore che stiamo affrontando, ricordiamoci anche di questa collaborazione tra le persone. Facciamo sì che questa crisi ci aiuti a ripartire creando un mondo più giusto, dove gli ultimi non siano dimenticati.

Per ulteriori approfondimenti vi proponiamo l’intervista a Radio Voce Vicina: https://youtu.be/cM_6WGXp0cI

– Nell’immagine in evidenza, operatori sanitari dell’Ospedale di Lentini

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