Continuano a rincorresi inquietanti dati circa il personale sanitario degli ospedali del siracusano risultato positivo al coronavirus.

L’Umberto I di Siracusa è candidato a primo focolaio della città, ma non sono da meno altri ospedali viste le avvisaglie al Di Maria di Avola, dove peraltro si starebbero “delocalizzando” alcuni importanti reparti del nosocomio siracusano.

Su questi fatti le organizzazioni sindacali confederali hanno fatto sentire il loro grido di allarme, chi  avanzando denunce chi proposte. Il sindaco Italia ha anche chiesto ed ottenuto dalla Regione una sorta di “commissariamento indiretto” della gestione sanitaria nella città capoluogo.

Fatto sta che al rientro dal ponte virtuale della pasquetta 2020 in tanti a Siracusa sono rimasti realmente delusi: nessuno ha trovato dentro l’uovo la sorpresa che tutti si aspettavano.

Nonostante la petizione on line su charge.org che auspica la rimozione dei vertici Asp abbia superato le 10 mila firme.

L’Asp siracusana tuttavia nei giorni scorsi ha fatto circolare una serie di numeri statistici interpretandoli a proprio favore. Numeri che però potrebbero essere traslitterati in modo diametralmente opposto.

Di certo non ha aiutato a fare chiarezza l’intervista rilasciata a Report dall’attuale Dg dell’Asp aretusea, Lucio Ficarra, con tanto di mascherina, lo stesso dispositivo di sicurezza che, con circolare ufficiale, si raccomandava agli operatori sanitari di non usare per non intimorire i pazienti.

Situazione difficile, complessa, inedita quella che stiamo vivendo e che comunque sta facendo emergere  l’atavica “disorganizzazione” sanitaria provinciale (vedi la querelle sul nuovo ospedale), dove non è certo il caso di fare processi di piazza al momento.

Tuttavia per chi crede nella matematica di certo i conti non tornano a Siracusa. Chi  ha fede sicuramente andrà ad accendere un cero di ringraziamento: dalle nostre parti il contenimento sociale attuato per tempo pare stia evitando di farci diventare una “Milano del sud, 2.0”.

 

 

 

 

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