Pasqua 2020, Memoria deI  Triduo Pasquale nonostante la #40ena.*

La sezione siracusana dell’Ordine equestre del santo Sepolcro ha vissuto nella contemplazione  i misteri pasquali di Gesù Cristo, ossia l’istituzione dell’eucarestia, del sacerdozio ministeriale, del comandamento dell’amore fraterno, ma soprattutto la passione, la morte e la resurrezione di nostro Signore.

Quest’anno pensavamo di preparare la Pasqua in modo particolare, per ricordare anche i 20 anni della istituzione della nostra sezione, invece ci siamo trovati a  viverli come una storica esperienza, che sta ancora mettendo alla prova il nostro spirito e la nostra morale oltre che il nostro corpo. Per chi è stato costretto a casa o, peggio, alle cure sanitarie, è stata una occasione per ricercare la forza per farsi travolgere dalla fede nel Cristo in cui crediamo.

Il nostro pensiero e la nostra preghiera sono stati rivolti  ai medici ed a tutti gli operatori sanitari che si prendono cura dei corpi malati e colpiti da questo oscuro e subdolo virus, ma anche a quei sacerdoti che continuano a prendersi cura delle nostre anime e che per tale impegno alcuni di essi si sono arresi alla malattia ed hanno raggiunto la casa del Padre.

Quest’anno non ci è stata data la possibilità di prepararci condividendo parte del nostro cammino spirituale verso la Santa Pasqua, non abbiamo potuto svolgere gli esercizi spirituali riuniti in assemblea, non abbiamo condiviso l’agapè fraterna come da nostra tradizione.

Non abbiamo vissuto la veglia e l’ufficio delle tenebre e la processione del Venerdì Santo, non abbiamo portato il simulacro della Vergine Maria Addolorata, non abbiamo adorato, contemplando con gli occhi, il Santissimo esposto sull’altare.

Per tale ragione abbiamo creato un momento di unione spirituale riflettendo individualmente sul significato delle tre celebrazioni che ci hanno portato dal buio della morte, alla risurrezione di Cristo e che sono state organizzate come se fossero un’unica celebrazione liturgica, accogliendo le riflessioni spirituali di alcuni confratelli sacerdoti.

Di seguito avremo il piacere di leggere: “Giovedì Santo nella Tempesta” di Mons. Giuseppe Greco, “Venerdì Santo” di Padre Massimo Di Natale, “Sabato Santo – sabato del silenzio” di Padre Gaetano Asta, “In attesa della Resurrezione” di Padre Mario Martorina e “Pasqua – Reflazione spirituale” di Don Hanna Mass’ad, quest’ultimo un sacerdote della Palestina che prega per noi dalla lontana Terra Santa.

Questi preziosi contributi li condividiamo per una continua comune riflessione sulle parole delle Sacre Scritture, dalle quali scaturisce la nostra visione di fede, e ne faremo memoria, da Siracusa alla Tessa Santa, affinché si rinnovi sempre in tutti noi la Speranza che nasce anche da questa inaspettata Pasqua 2020.

 

GIOVEDI’ SANTO NELLA TEMPESTA

curato da

Comm. Mons. Giuseppe Greco

Cerimoniere ecclesiastico emerito della Sezione di Siracusa

 

Giovedì Santo, giorno del Mistero insondabile dell’Eucarestia. L’Eucarestia è il punto culminante di quel doloroso e appassionato cammino di quel Dio che “è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10). È l’espressione suprema di un amore infinito: “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1).

Per raggiungere l’uomo, il Verbo eterno “si fece carne” (Gv 1,14). Si è “svuotato” (Fil 2,7) della sua grandezza divina, della sua onnipotenza, e ha assunto la povera e precaria natura umana.

Mistero ineffabile della Incarnazione! Dio che condivide la nostra fragile umanità. Dio nella nostra stessa barca. In questo nostro tempo tempestoso lo sentiamo vicino come non mai. Questo Dio che piange davanti alla tomba del suo amico Lazzaro. Questo Dio che condivide tutto il dramma dell’uomo. Nel Getsemani “cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte»” (Mt 26,37-38). Nella nostra condizione attuale, connotata da “tristezza e angoscia”, non siamo soli.

Ma il Signore non ci salva dal dolore, ci salva invece nel dolore. Dà un senso al nostro dolore, ci infonde coraggio e speranza. Non ci salva con un gesto eclatante della sua onnipotenza, ma ci salva con la sua debolezza, con la sua Croce. Egli ha toccato il fondo dell’abisso del dolore per raggiungere l’abisso del cuore umano e per portarlo alla salvezza. Ha raggiunto l’angoscia della morte, la tenebra del sepolcro, è “disceso agli inferi”. Solo così ha potuto sconfiggere la morte e il peccato, di cui Lui si è fatto carico, ed è potuto entrare nella gloria, portando in cielo la nostra umanità.

L’abisso del dolore di Cristo è espressione del suo infinito amore per l’uomo. Il culmine di questo amore Egli lo dimostra con il dono di sé a noi, con il dono del suo Corpo e del suo Sangue per la salvezza del mondo. Egli si è fatto Pane per noi, per sfamare la nostra fame di verità, di giustizia, di amore. Si è fatto Pane di vita eterna, per sfamare la nostra fame di eternità. Si è fatto Pane che ci sostenta, ci corrobora e ci accompagna nel nostro difficile pellegrinaggio terreno. Ecco perché l’Eucarestia è il Mistero dolcissimo e abissale che risplende nel Giovedì Santo.

Getsemani e Cenacolo sono intimamente congiunti. Cristo dona la sua vita per noi. In un duplice senso: non solo Egli muore per noi, ma comunica a noi la sua stessa vita, cosicché noi diveniamo inscindibilmente uniti a Lui, come i tralci sono uniti alla vite e vivono della stessa linfa vitale del tronco. Egli ci dice: “Rimante in me e Io in voi” (Gv 15,4). Nella bufera, noi rimaniamo “in Cristo”. E allora potremo dire, con San Paolo: “Siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi” (2 Cor 4,8-9).

A Gesù Cristo noi eleviamo la nostra struggente preghiera: “Resta con noi, Signore!” (Lc 24,29).

Mons. Giuseppe Greco 

Veglia e Ufficio delle Tenebre – Chiesa di San Tommaso al Carmine, 2019

 

VENERDI’ SANTO  

curato da

Cav. Rev. Massimo Di Natale

Cerimoniere ecclesiastico della Sezione di Siracusa

Al centro del venerdì santo sta la celebrazione della passione e morte del Signore con la lettura del racconto della passione secondo Giovanni.

Tale testo presenta la morte di Gesù in croce come l’intronizzazione di un re.

Lì sulla croce si rivela la gloria del figlio di Dio.

In questa prospettiva gloriosa la croce viene adorata come trono della grazia.

Ci ricorda l’autore della lettera agli ebrei, accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.

Come per la celebrazione di ieri, giovedì santo, quella di oggi non è uno sterile ricordo, bensì celebrando la passione del Signore la Chiesa interpreta la sua vita di oggi nella medesima prospettiva. Oggi infatti la passione del Signore continua nel suo corpo che è la Chiesa ed in tutta l’umanità, perché con lui sepolti possiamo risorgere insieme a lui, difronte alla Croce la Chiesa comprende così la sua vita alla luce di colui che ha tanto amato il mondo da dare il suo unigenito figlio.

II Papa emerito Benedetto XVI, nell’udienza dell’8 aprile 2009, tra l’altro lasciava spunti di meditazione dicendo ogni anno ponendoci in silenzio di fronte a Gesù appeso sul legno della Croce, avvertiamo quanto siano piene di amore le parole da lui pronunciate la vigilia nel corso dell’ultima cena: “questo è il mio sangue dell’alleanza che è versato per molti”.

Gesù ha voluto offrire la sua vita in sacrificio per la remissione dei peccati dell’umanità.

Come di fronte all’Eucarestia, così difronte alla passione e morte di Gesù in Croce il mistero si fa insondabile per la ragione. Siamo posti davanti a qualcosa che umanamente potrebbe apparire assurdo. Un Dio che non solo si fa uomo, con tutti i bisogni dell’uomo, non solo soffre per salvare l’uomo caricandosi di tutta la tragedia dell’umanità, ma muore per l’uomo.

La morte di Cristo richiama il cumulo di dolore e di mali che gravano sull’umanità di ogni tempo, il peso schiacciante del nostro morire, l’odio e la violenza che ancora oggi insanguinano la terra, la passione del Signore continua nelle sofferenze degli uomini.

Se il venerdì santo è giorno pieno di tristezza, esso è pure però giorno quantomai propizio per ridestare la nostra fede, per rinsaldare la nostra speranza ed il coraggio di portare ciascuno la nostra croce con umiltà, fiducia ed abbandono in Dio, certi del suo sostegno e della sua vittoria.

Canta la liturgia di questo giorno: orux abe stes unica abe o croce unica speranza.

Anche Papa Francesco, nel momento di preghiera del 27 marzo scorso, ci ha aiutato a riflettere, vivendo questa situazione difficile e ci ha detto che da settimane sembra che sia scesa la sera, fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città, si sono impadronite delle nostre vite, riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante che paralizza ogni cosa al suo passaggio; si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti, come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci su una stessa barca, tutti fragili e disorientati. Il Signore ci interpella per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora, nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone, nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza, nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati, affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore.

Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare.

Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire.

Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza, ecco la forza della fede che libera dalla paura e da speranza.

Rev. Massimo Di Natale 

 

 

SABATO SANTO – SABATO DEL SILENZIO

curato da

Cav. Rev. Gaetano Asta

Cerimoniere ecclesiastico della Delegazione di Noto

 

Dopo l’evento tragico della morte in croce, il buio e il silenzio, che avvolgono Gesù nel sepolcro, sono i protagonisti di questo giorno santo.

È il giorno del nascondimento di Dio, in cui sembra che sia assente o che stia dormendo, come nella barca durante la tempesta (cfr. Mc 4,38) e invece è il giorno in cui è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine massima e assoluta che l’uomo vive: la morte.

In questo tempo di distanziamento sociale può albergare dentro i nostri cuori il sentimento di abbandono, che fa nascere la domanda: dove sei Dio? Questa domanda mi fa pensare ad un capovolgimento delle parti, in cui l’uomo, di ogni tempo, ha la presunzione di sostituirsi a Dio.

Nel paradiso terrestre è Dio che pone la domanda: “Uomo dove sei? Perché ti sei nascosto?” (Gen 3,9). È Lui che si è posto alla ricerca dell’uomo, è Lui che in Cristo Gesù continua a cercare l’uomo e per trovarlo, ecco che si incarna, assumendo la condizione di servo, nella spoliazione totale, fino alla massima espressione, la morte, la discesa negli inferi, (cfr. Fil 2, 6-8).

Fermiamoci nel silenzio, per contemplare la discesa agli inferi di Gesù, che riunisce il cielo alla terra, l’uomo a Dio. Il dialogo interrotto nell’Eden, grazie a Gesù, viene ripreso, affinché possa raggiungere le profondità del cuore dell’uomo e depositare la misericordia del Padre, con un abbraccio di perdono e di riconciliazione, che ci fa passare dalla morte alla vita e realizza la trasformazione del nostro essere nel “sarete come Dio” (Gen 3,5). L’ascolto del silenzio ci fa esplodere nell’inno di lode e di adorazione a colui che ha vinto e siede glorioso alla destra del Padre.

Fermati e Ascolta il silenzio che parla alla tua storia!

Rev. Gaetano Asta

 

IN ATTESA DELLA RISURREZIONE

curato da

Comm. Rev. Mario Martorina

Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me …

Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto …

Non abbiate paura io sono con voi …

Il Signore Gesù è davvero risorto e noi siamo risorti con lui, cerchiamo pertanto le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio e non attacchiamo la mente ed il cuore alle cose della terra.

Vieni Signore Gesù tu solo sei la nostra salvezza.

Rev. Mario Martorina

Ingresso al Santo Sepolcro – Gerusalemme 2009

PASQUA – RIFLESSIONE SPIRITUALE

curato da

Don Hanna Mass’ad

Parrocco di Beit Jala – Palestina

Vivere la Settimana Santa nel tempo del Corona Virus (Covid 19):

La Settimana Santa quest’anno, è un vero Calvario duro e lungo in attesa di una Resurrezione.

Viviamo tempo di buio, ma il Signore ci dice: “Io sono la luce del mondo … Sono vostra luce”: dunque non perdiamo la speranza.

Viviamo un tempo di incertezza, ma il Signore ci dice: “Credete in me… abbiate fiducia… Sono Io”, Lui è la nostra certezza. Non perdiamo la speranza.

Viviamo un tempo di pandemia, ma il Signore ci dice: “Credete in me… Io sono la vostra guarnigione… Sono venuto per i malati non i sani”, Lui è la nostra salvezza. Non perdiamo la speranza.

Viviamo un tempo di morte, ma il Signore ci dice: “Credete in me… Io Sono la vita”, Lui è la nostra vita. Non perdiamo la speranza.

Viviamo tempo di perdite, ma il Signore ci dice: “Credete in me… abbiate fede… Mi sono sentito come voi abbandonato e lasciato solo da tutti… da solo, lontano da tutti e tutti lontani da me… ma non ho perso fede nel mio Padre, che è sempre con me … non perdete la speranza… pregate con me: “Padre mio, nelle tue mani lascio il mio spirito”.

Viviamo tempo di attesa… ma il Signore ci dice: “Credete in me… abbiate fede… Ho vinto la morte… sono rimasto tre giorni nel buio, nel freddo, nell’isolamento, solo e lontano da tutti… ma ho vinto la morte, sono uscito vivo… la mia luce ha illuminato il mondo, l’uomo, il cuore e la mente… non perdiamo la speranza… non abbiamo paura, spalanchiamo le porte al Buon Pastore, al Medico Spirituale, al Padre Celeste, all’Acqua Viva, alla Sorgente di Vita, seguiamo Lui che è la via, la Verità e la Vita.

Vi porto tutti nella mia preghiera.

Un Abbraccio forte.

Don Hanna Mass’ad

Ingresso al Santo Sepolcro vuoto . Basilica del Santo Sepolcro – Gerusalemme

 

(*) – Preside della sezione siracusa dell’Oess.

Foto immagine in evidenza: Gerusalemme 2020, Ingresso al Santo Sepolcro vuoto (Credito Global News)

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