La crisi italiana è soprattutto etica. Parafrasando i titoli giornalistici di questi giorni possiamo dire che nessuna “foglia di Fico” potrà mai coprirla abbastanza e non saranno certo le isolate scaramucce di ritrovati eroi alla “Renzi d’Arabia” a risolverla.

I parlamentari lo sanno benissimo nonostante nei comunicati stampa si cerchi di imbellettare le più disparate tesi per il nuovo governo facendo leva su temi sanitari, economici, politici.

Il re è nudo, ma non perché emergono i limiti del governo Conte bis, bensì per la sempre più evidente deriva autocratica del sistema para-partitico che ha attanagliato la Repubblicana italiana.

Ormai non si salvano neppure le apparenze, c’è la gara a chi la spara più grossa salvo dire l’esatto contrario subito dopo. Gli attacchi fioccano da destra a sinistra passando da un sempre più spersonalizzato centro, ed è oltremodo stucchevole il gioco delle parti a seconda le convenienze del momento, non ultimo l’esempio dei parlamentari “responsabili-costruttori”: un tempo lodati da destra e vilipesi da sinistra oggi utilizzati dalla sinistra e oltraggiati dalla destra.

Tutt’intorno la decadenza di miti a cui si ancorava la fedeltà alla nazione: la magistratura scossa dal “sistema-Palamara”, la condanna per rivelazione del segreto d’ufficio del comandante generale dell’Arma … perché allora scandalizzarsi delle debolezze degli intramontabili furbetti che oggi approfittano delle loro piccole posizioni per saltare la fila ed accaparrarsi una dose di vaccino?

Nessun Presidente del Consiglio dei Ministri sarà risolutivo per l’Italia “se non nascerà un nuovo senso del dovere” ed il miglior premier sarà chi avrà il coraggio di dire “No” ai bonus clientelari, demagogici ed ideologici, mettendo a disposizione la propria poltrona pur di porre l’accento sulla credibilità delle istituzioni, sul loro esempio prima di ogni proclama o Dpcm, sul lavoro per il lavoro a partire dalla capacità di saper innovare il sistema-Italia innanzitutto con una giustizia che abbia tempi umanamente ed imprenditorialmente accettabili, un sistema burocratico dove il fare non sia un reato e l’omissione sia considerata al pari dell’abuso ed infine, ma non per ultimo, un sistema elettorale in cui il cittadino possa scegliere Governo e governanti, selezionati questi ultimi da partiti che non decidano secondo le convenienze dei finanziatori delle rispettive “Fondazioni”.

Chiediamo troppo? Forse, ma se così non sarà ora, saremo costretti a recuperare drammaticamente più avanti, dopo la sfida persa dei decantati fondi europei. Non possiamo permetterci di sprecare la prima cosa bella che tutto sommato ci ha portato la pandemia, la ritrovata, proficua, unità europea.

Condividi: