L’artista Cinzia Mazzone espone al Palazzo del Governo
di Carolina e Simona Bottaro
Lunedì scorso è stata inaugurata a Siracusa, presso il Palazzo del Governo in via Roma, la mostra “Sinossi di icone del territorio di Siracusa”.
La sala lettura della biblioteca Vittorini fa da cornice all’esposizione delle opere dell’autrice Cinzia Mazzone, riproduzioni artistiche di immagini sacre, affreschi, dipinti presenti nelle catacombe, chiese, siti archeologici del territorio siracusano, risalenti all’epoca paleocristiana, bizantina e medievale.
Carmelo Scandurra, condirettore del Museo dei Viaggiatori di Sicilia, ha presentato le opere originali e confrontato le icone realizzate da Cinzia Mazzone, contestualizzandole grazie alla presentazione video. Gli affreschi originali sono stati localizzati nelle mappe delle catacombe.
Originaria di Siracusa, Cinzia Mazzone ha vissuto a lungo in Piemonte, lavorando in qualità di funzionaria dell’Amministrazione della città metropolitana di Torino, si è occupata di formazione professionale. Dopo anni, ha deciso di tornare nella terra natia e la passione per la scoperta e lo studio delle icone, l’ha condotta ad un lavoro di ricerca intenso, frutto di studio dei manuali presenti nelle biblioteche del territorio e di testi acquistati in proprio. Ulteriori approfondimenti con il soprintendente della Curia arcivescovile non sono stati possibili a causa dei lavori di scavo in corso presso le catacombe di San Giovanni.
Folgorata dall’icona della “Salus Populi Romani” portata da papa Francesco da Santa Maria Maggiore a piazza San Pietro, l’artista ha ricercato delle analogie nel territorio di Siracusa per vedere se ci fossero dei santi locali per riflettere sul valore della fede, partendo dagli ipogei e dalle catacombe che sono numerosi.
La tradizione vuole che, da secoli, l’ultima domenica del mese di gennaio Roma celebra la festa della traslazione dell’Icona della Salus Populi Romani. L’icona è collegata ad eventi miracolosi. Il miracolo più grande avvenne nel XVI secolo. Roma era invasa dalla peste e il Papa San Pio V portò in processione l’icona fino a San Pietro. Prima di arrivare alla Basilica ci fu un grande prodigio luminoso nel cielo: tutto il popolo lo vide distintamente. Il Papa comprese che la peste sarebbe presto finita come di fatto accadde da lì a poco tempo. L’Icona servì da modello a parecchie icone italiane fino al secolo XV e venne interpretata ancora più tardi dagli artisti del Rinascimento.
Nelle icone ci sono delle simbologie del colore e la preparazione. Sono tavole di legno, con tela naturale di lino, cotone e pigmenti naturali di tempera all’uovo. L’iconografo deve imitare un maestro vivente o no, per portare avanti una tradizione. Cinzia Mazzone spiega che l’iconografia è tradizione, non innovazione.
Santa Lucia e San Nicola
L’icona di Santa Lucia è stata realizzata in tavola di legno, ha un mantello rosso che rappresenta il martirio, il velo bianco rappresenta la purezza.
San Nicola, vescovo di Mira, attuale Turchia, è realizzato su carta papiro con la stola, omoforio, solitamente con tre croci, in veste bizantina con tipico mantello puntiforme.
Sant’Elena e San Marziano
Stante le attribuzioni iconografiche presenti, il ritratto è di sant’Elena che porta una corona da imperatrice, la spilla rotonda, tipica delle imperatrici bizantine, presente l’aureola in quanto canonizzata, per aver portato gli strumenti della passione da Gerusalemme a Roma, dove c’è la chiesa della Santa Croce in Gerusalemme. L’archeologo Carmelo Scandurra però, durante la presentazione, ipotizza che l’iconografia potrebbe raffigurare una Santa Lucia più arcaica. Il materiale utilizzato è la tavola di legno.
San Marziano, vescovo di Siracusa, è nella sala dei 40 martiri nella catacomba di S.Lucia. Un insieme di personaggi conosciuti e sconosciuti, perché in assenza di epigrafe.
Profeta Jona
Il ciclo del profeta Giona
Realizzato su papiro, il profeta ebraico compare due volte nell’Antico Testamento ed è uno dei dodici profeti minori.
L’autrice si è ispirata ad un iconografo moderno, Cesare Visentin, per la prima tavola, il resto è stato rimesso in quadro.
Il ciclo di Jona è deteriorato e ripetuto nelle catacombe siracusane. Raffigura la morte e resurrezione sia di Cristo sia delle anime, della salvezza.
La storia di Jona riguarda la predicazione del profeta a Ninive. Si imbarca invece per Tarsis e la nave viene investita da una tempesta. Giona rivela ai compagni di viaggio di essere la causa dell’ira divina e viene gettato in mare, perché la nave si salvi. In mare c’è il Ketos, personaggio della mitologia greca, con le sembianze di mostro marino, che lo inghiotte. Nel ventre del mostro vi rimane tre giorni e tre notti. Dopo riemerge e torna a Ninive, dove può riposarsi sotto la pianta della zucca.
San Giovanni e Sant’Elisabetta
Dalla necropoli del Crocifisso di Lentini, una carrellata di ciò che offre il territorio. A Lentini c’è un ciclo di affreschi di San Giovanni abbastanza importante che è un profeta noto per il battesimo di Gesù, lui battezzava con acqua e Gesù lo faceva in Spirito Santo.
Rivestito con pelli di cammello, San Giovanni il Battista era un esseno che aveva lasciato la vita comunitaria e viveva come un eremita.
Sant’Elisabetta era la cugina della Vergine Maria. Le icone sono la maggior parte delle volte la giustapposizione del mondo pagano perché le maestranze erano le stesse. Questa è la figura dell’orante che si ritrova in molte tombe pagane, con le braccia aperte in segno di preghiera. Sant’Elisabetta è colei che ha confermato l’annunciazione fatta dall’angelo a Maria.
Madonna del Piliere
L’originale da cui prende spunto l’immagine realizzata si trova al Duomo di Siracusa. Nell’abside, a sinistra dell’altare maggiore, abbiamo questa icona di legno alta circa 2mt per due. E’ una Madonna attribuita al XIII secolo. Lo stile è bizantineggiante, anche se ci sono delle perplessità perché le due teste del Bambino e della Madonna sono di legni diversi. Probabilmente in un periodo iconoclasta o della Chiesa non ancora divisa, cattolica-bizantina o delle invasioni turche, o è andata distrutta o nascosta. Un rifacimento postumo che mette in evidenza la differenza delle opere realizzate.
La Madonna siede in trono come un’imperatrice bizantina, come se fosse una porta della città, l’interpretazione viene suggerita dallo sfondo, ricollegabile alle litanie che vedono nella Vergine la “porta del Cielo”, “tempio dello Spirito Santo” . La Madonna viene raffigurata in cattedra, indicata quindi come Maestra, sede della Sapienza. Il Bambino non è l’icona della tenerezza dove madre e figlio sono guancia a guancia. Il Museo Bellomo, per esempio conserva icone diverse sulla tenerezza. L’icona qui raffigurata preannuncia già la sua predicazione, una prefigurazione della sua missione adulta. Nel gesto della mano del Bambino è possibile leggere un linguaggio dei segni: come benedizione della sua natura umana e divina. Nell’altra mano regge una palla a simbolo del mondo, da intendersi come Signore del mondo.
Nel quartiere siracusano Panaghia, termine in greco-ortodosso, attributo a Maria con il significato di Tutta Santa, vicino la Tonnara c’è un ipogeo, una sagoma scrostata in cui si intravedono due nuche come il busto di una Madonna con un Bambino. Attribuibile probabilmente come grotta votiva ad un eremita.
Santa Marzia
Realizzata su pietra, da acrilico, è l’arcosolio della defunta Marzia. La catacomba è cristiana, l’arcosolio proviene dalle Catacombe di Vigna Cassia, III-IV secolo d.C.. La scena rappresenta la santa che chiede pietà e salvezza a Gesù in mezzo, caratteristico senza barba, a sinistra Pietro e a destra Paolo. E’ utile precisare che nelle catacombe i fiori rappresentano il giardino terrestre, il Paradiso.
San Paolo
E’ un particolare dell’arcosolio di Deodata, altra vergine siracusana, su una lastra di pietra di lavagna. Vi si notano a lato il cristogramma e il rotolo della legge in mano. Anche l’originale è schizzato e raffigura il Santo con una stola del periodo I secolo d.C. San Paolo è stato tre giorni a Siracusa, non ha scritto una lettera ai siracusani ma ai corinti. A Palazzo Bellomo c’è un’icona dove predica alla Grotta dei Cordari nel Parco archeologico della Neapolis.
In una tela catalana, San Paolo viene raffigurato in una mandorla, in gloria, seduto all’orientale, circondato da cherubini con la sua spada, è l’apostolo delle genti, porta la spada della vittoria di Cristo.
La fuga in Egitto
In vista della strage degli innocenti, annunciata da un angelo, Giuseppe e Maria fuggono con Gesù in Egitto. L’icona La fuga in Egitto è di origine copta, ci sono sullo sfondo le tre piramidi, di Cheope, Chefren e Micerino, il pellicano simbolo del sacrificio, il pesce, ichthys significa pesce in greco, acrostico di Cristo, il fagottino, simbolo della valigia e la sua tavola da falegname.
Ingresso in Gerusalemme
Nell’ingresso a Gerusalemme, vengono raffigurate la montagna, espressione del divino, la città come espressione dell’umano, Gesù è seduto non in modo convenzionale ma come se fosse sopra un trono che domina l’umanità e la bestialità del creato, il popolo, gli apostoli e i bambini che dicono Osanna ovvero “Dio salva”. L’albero con i bambini che reggono le palme in segno di festa. I bambini sono portatori di verità e stendono il tappeto al suo passaggio e le donne attendono la benedizione al suo passaggio.
Cinzia Mazzone e il Battesimo di Gesù
Con tempera su cartoncino, nel Battesimo di Gesù vengono raffigurati Giovanni che battezza Gesù, la discesa dello Spirito Santo sotto forma di colomba, l’agnello come sacrificio di Cristo, il serpente colui è stato dominato da Gesù, gli angeli per la lode a Dio, come tributo devozionale.
I lavori realizzati da Cinzia Mazzone denotano passione e impegno non comuni. Un lungo lavoro che è giusto che vada condiviso e apprezzato da tutti.
La mostra sarà visitabile fino al 30 luglio nei seguenti orari: 9/12 – 15/18 in via Roma 31.
L’idea dell’autrice è quella di realizzare una mostra itinerante per la provincia di Siracusa. Il nostro augurio è quello di poter apprezzare i suoi lavori anche in altre sedi.