Due anni fa se ne andava uno dei poeti più interessanti del panorama italiano degli ultimi decenni: Alberto Toni, poeta, scrittore, saggista e traduttore, nato a Roma nel 1954 e morto nella stessa città eterna, appunto, nel 2019.

Alberto Bertoni, riferendosi alla sua produzione letteraria, la inserisce in una sorta di religiosità laica che vive pienamente dentro gli avvenimenti della storia contemporaneamente al suo vissuto privato.

Numerosissimi i riconoscimenti letterari nazionali e internazionali, tra i quali spicca il prestigioso Premio Internazionale Eugenio Montale.

Una voce, quella di Toni, che ha dato un contributo unico nel panorama italiano contemporaneo al binomio poesia-democrazia, con il volume “Democrazia” poemetto pubblicato nel 2011 dalle edizioni La vita felice.

L’opera parte dalla generazione che ha avuto il progetto di ricostruire l’Italia, dall’energia del fare, per arrivare fino ai giorni nostri, che si inscrivono in parole quali esodo, ma anche resistenza dei nativi alla migrazione. Il vecchio e il nuovo popolo si scalda all’ideale della giustizia, alla regola scritta, all’uguaglianza, alla città più vicina e ospitale.

Con “Democrazia” non è certo la prima volta che Alberto Toni si accosta a tematiche civili ed etiche. Frequentemente la sua poesia si pone come intervento e meditazione, tra realtà e desiderio.

Come scrive Daniela Fantato nella nota critica di introduzione al libro, “la poesia nasce e fortemente vive proprio laddove tutto sembrerebbe perduto, dove occorrono ancora di più la speranza e la pazienza che sempre alimentano la vita e nutrono anche la convivenza comune.” […] Ed è proprio così: la poesia di Alberto Toni nasce da un sentimento collettivo di perdita, di disorientamento, di spaesamento. Ma da poeta vero, Alberto Toni sa attendere, Democrazia è pazienza, è speranza.

 

[…]

“Democrazia è pazienza, abbonda
la pazienza sulle nostre teste, nei
cuori, la scia lunga degli automezzi
al confine. Un ragazzo sventola la
bandiera.

Audace per scelta forzata di libertà –
lieti saranno i giorni, in festa anche
nei campi liberati, e il confronto
serrato con la popolazione, serve
tutto.

Dovunque si alza un cuore, là
si conservano intatti gli accordi.
Il viaggio è ancora lungo e troppi
sono i pericoli. Abbiamo pazienza
e la pazienza è il ramo sempreverde.”

[…]

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